Nella fotografia in alto: nel soggiorno, in primo piano, brilla il coffee table di Fred Wertlieb; sofà bespoke, di Chris Osvai, in velluto Richmond, The Sign; seduta di lucite rivestita in tessuto linea Velours de Fiacre, Antoine d'Albiousse. Lampade da terra, di Karl Springer; chandelier di Frederik Molenschot, Carpenters Workshop Gallery.
Dopo oltre due anni di ricerche, il principe del lusso ha trovato casa. Una dimora di trecentosettanta metri quadrati in un edificio fin de siècle firmato da Charles C. Haight a TriBeCa, sud-ovest di Manhattan, dove Kilian Hennessy si è stabilito con la moglie Elisabeth Jones. Così il celebre creatore di fragranze, nonché nipote del fondatore della multinazionale francese LVMH, ha affiancato il suo nome a quello di vicini altrettanto eccellenti: Meg Ryan, Justin Timberlake, Jennifer Lawrence e Jessica Biel. L'appartamento lo ha folgorato all'istante per le grandi finestre ad arco, le vecchie colonne in legno, l'energia imperante. «Ecco perché non abbiamo cambiato nulla della struttura originaria», rivela.
Per la decorazione la coppia si è affidata a Chris Osvai, al quale entrambi riconoscono il merito di avere saputo coniugare due opposte visioni estetiche: «Decisa, scultorea, virile quella di Kilian; morbida, sommessa e romantica se parliamo di Elisabeth», confida l'interior designer. Coerentemente, lui adora la monumentale poltrona scultura Looking up at down di Wendell Castle, che campeggia in un angolo del salone: un pezzo a metà tra un aristocratico trono e un'opera artistica; l'accessorio del cuore della signora è invece il cabinet italiano anni Sessanta, scrigno della collezione di gioielli. Gli arredi giungono nella quasi totalità dalla prestigiosa Carpenters Workshop Gallery, sulla Fifth Avenue. «Ci siamo circondati di oggetti bellissimi risalenti a svariate decadi, accostati tuttavia al design di ultima generazione, poiché bisogna sempre vivere al passo con la propria epoca», riprende Kilian.
Il primo acquisto è stato il tavolo Tribal di Ingrid Donat, «così imponente che abbiamo dovuto issarlo dalla finestra con una gru», rievoca Chris. Poi è arrivata la madia dalle forme "postatomiche" Insideer Bronze (di Vincent Dubourg, giovane creativo ma già rappresentato al MoMA), che Kilian predilige aperta, mentre Elisabeth la preferisce rigorosamente chiusa; collocata a parete nel living, dialoga con l'artwork specchiante Mirror, di Anish Kapoor. La raccolta privata contempla altre blue chips dell'arte contemporanea, quali David Salle, Ashley Bickerton, Tracey Emin (autrice del neon sopra il letto, When I hold you, I hold your heart).
Notevoli le fotografie, in una sfilata di nomi autorevoli: il britannico Nick Brandt, che da anni si dedica alla preservazione della natura africana, EJ Camp con il ritratto Debbie Harry, quindi tre maestri del mondo fashion, ovvero Horst P. Horst, Guy Bourdin e Patrick Demarchelier. Bourdin, in particolare, è protagonista nella master bedroom, con un quadro XL il cui soggetto è una donna abbandonata su un letto, intenta ad annusare l'eau de toilette del cuore; un lacchè è in adorazione ai suoi piedi. Perfetta sintesi del sogno di Kilian: «Restituire centralità al profumo, come suprema espressione di voluttà».