Nella fotografia in alto, lo specchio d'acqua in giardino dona refrigerio al living, che si affaccia proprio su questo scorcio.

Bali era scritta nel destino di Carlo Pessina. «Una terra magica, profonda e intensa, che ti lega inesorabilmente a sé», rivela. Milanese con studi di pubblicità a Torino, esteta raffinato, imprenditore di successo nel campo dell'interior design (ha realizzato gli arredi per prestigiosi resort firmati Aman e Hyatt), è stato stregato dall'isola fin dal primissimo incontro. Ne ha esplorato i confini, le foreste, la costa, finché è approdato a Sanur, nella regione a sud-est: chilometri di sabbia simile a borotalco lambiti da una vegetazione color smeraldo, dove ha acquistato un terreno per costruire questa casa a pochi passi dall'oceano, che ora condivide con la compagna Anna Gutierrez, originaria di Barcellona, e la figlia Clara, di due anni.


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Stefano Scatà
Carlo Pessina e Anna Gutierrez, i padroni di casa. A muro, tra le colonne in pietra Palimanan, come anche i pavimenti, una scala indonesiana e un tavolino con due uova fossilii di dinosauro, dalla Cina.



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Stefano Scatà
Il fondale della piscina è rivestito in terrazzo, con inserti di madreperla. Il padiglione adiacente ha il tetto in alang-alang ed è circondato da palme da cocco e di Bismarck, dai tipici riflessi argentei. All’ombra degli alberi svettanti, odorosi cespugli di gelsomino tahitiano (il tiaré) e tronchi di legno fossile, come sedute.

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Stefano Scatà
Lettino con imbottiti in fibra di banano e, sul tavolo alto, vasi in onice.

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Stefano Scatà
L’area dining con il tavolo e le sedie in conchiglia e cocco, disegnati da Carlo Pessina; sopra il side table, bugie laccate giapponesi; sulla parete, pannello dall’isola di Nias, in Indonesia.
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Stefano Scatà
Nel living aperto verso il giardino, lettino giavanese; in primo piano, seduta a intagli floreali e, sui due lati, chaise-longue in legno riciclato. Sul fondo, tavolo dal piano in conchiglia, di Carlo Pessina; divanetto coloniale in teak; raccolta di cervi lignei. A destra, sopra il cabinet, campana da cerimonia e pannello murale dalla città di Jambi.

Organizzata in tre corpi distinti (quello principale, la dépendance dedicata agli ospiti e il padiglione per il relax a bordo piscina), l'abitazione interpreta alla perfezione il genius loci: giochi di vuoti e pieni, pochi muri perimetrali, un soggiorno privo di pareti esterne per favorire il dialogo con il paesaggio, in un saldo legame in & out. I preziosi pezzi decorativi – tra artigianato e antiquariato puro – sono stati acquistati nell'arcipelago oppure costituiscono il frutto della creatività di Carlo. «Mi sono occupato in toto del progetto, dal disegno generale al dettaglio, senza ricorrere a un architetto né a uno schema predefinito».

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Stefano Scatà
Scultura dal Borneo; a sinistra, antica panchina proveniente da Giava, come la porta di accesso allo studio sul fondo, in diverse nuance di verde.

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Stefano Scatà
Tra frangipani e filodendri, coppia di ieratiche statue in pietra; sono divinità guardiane del sentierino che conduce al padiglione con le stanze degli ospiti.

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Stefano Scatà
In uno dei bagni, mobile di Carlo Pessina con un’antica specchiera giavanese.

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Stefano Scatà
Sulla veranda, Anna e la figlia Clara su una poltrona coloniale.

Materiali locali sintonizzati sulla vegetazione. In un dialogo di cromie, fino al totale mimetismo
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Stefano Scatà
Il lussureggiante scorcio tropicale disegnato da palme e acqua sembra entrare nel living con tutta la sua esuberanza. Qui, una seduta sembra invitare alla meditazione. Ideata da Carlo Pessina, sfodera una silhouette fortemente scultorea: un intervento creativo ed ecologico su un blocco di legno di recupero.

Gli spazi sono cresciuti con gradualità, adattandosi alla flora che avanzava rigogliosa e prendendo forma, letteralmente, attorno agli splendidi manufatti collezionati con amore negli anni, in attesa della giusta collocazione; è il caso delle porte di Giava e dei pannelli ornamentali, come quello antico trovato a Nias, atollo a ovest di Sumatra. Lo stile in apparenza improvvisato aderisce in realtà a un modello ideale: l'architettura di Geoffrey Bawa, srilankese formatosi nel Regno Unito e pioniere di quel "tropical modernism" che nella metà del secolo scorso era diventato un mantra nell'edilizia di lusso orientale, con il suo mix di nitore formale e sostenibilità attraverso l'utilizzo di materiali locali. Pessina ha tradotto il concept in un mosaico di stanze ariose, sull'esempio delle dimore tradizionali indonesiane chiamate longhouse. Ha voluto i tetti in alang-alang, ovvero l'erba che cresce vicino al mare e capace di trasformarsi, sapientemente intrecciata, in una copertura impermeabile. Quindi pavimenti in Palimanan – la pietra calcarea color ocra – oppure a terrazzo o ancora in legno merbau nelle camere da letto. Magnifici tavoli, panche e cabinet, in essenze asiatiche e artisticamente intarsiati, assurgono a protagonisti, tramandando con la loro anima ancestrale la primigenia bellezza all'uomo contemporaneo.