Sopra, Federico Peri a Milano nella Torre Breda arredata con poltrone Belt e tavolino Placé, di Baxter. A parete, #19010505. Grattacielo Pirelli, Milano, di Matteo Cirenei (2019).
Cogliere l'essenza dell'oggetto nel segno di un'innata eleganza, attraverso un costante lavoro di sottrazione e semplificazione, alla ricerca di forme che ambiscono all'eternità. Federico Peri, innovativo progettista e raffinato interprete dell'universo arredo, ama esprimersi con prodotti di altissima qualità. Tratto distintivo? Punta a un'affascinante antitesi tra tecnica ed emozione per realizzare pezzi evocativi, densi di lirismo creativo.
Classe 1983 e da poco papà, ha origini venete. Nato a Montebelluna (Treviso), dopo gli studi a Milano all'Istituto Europeo di Design si trasferisce a Parigi grazie a una borsa di studio. Rientrato nel capoluogo lombardo, al termine dell'esperienza per Vudafieri Saverino Partners, nel 2011 fonda il suo studio. Sviluppa soprattutto autoproduzioni, ma gli bastano poche partecipazioni al Fuorisalone milanese e a Operæ di Torino per emergere. Tra i primi a intuirne il talento, proprio Marie Claire Maison, con un'intervista pubblicata nell'aprile 2016, e l'indiscussa talent scout Nina Yashar, che lo stesso anno lo lancia con il brand Nilufar. Ora Federico disegna per FontanaArte, Purho, Salviati, oltre a collaborare con Oasis e Baxter.
Alla carriera di designer da sempre affianca l'impegno come interior. Tra gli ultimi progetti, l'attico al ventinovesimo piano della Torre Breda, dove troneggia il suo scenografico lampadario Halo: il primo di una limited edition per Nilufar. A breve seguiranno il boutique hotel Amabilia, affacciato su Piazza Duomo, con quattro stanze tematiche dedicate alla città, e un nuovo appartamento.
Tra capsule collection e produzioni in serie, l'approccio di Peri rimane il medesimo: mobili e complementi dal piglio industrial/rétro e dall'identità fortissima: «La coerenza è diventata il mio metro», spiega. Nel tempo le linee si sono ammorbidite, diventando più fluide, come per il letto Stone ispirato alle pietre di un giardino di meditazione giapponese; tuttavia le sue creazioni mantengono salda l'idea di polifunzionalità e multimatericità degli albori. La palette preferita è sempre leggera, impalpabile, mentre la decorazione risulta quasi sussurrata, pronta a diventare il leitmotiv di una serie di carte da parati in cantiere per la prossima stagione, firmate Wall&decò.