Un'arte in perfetto equilibrio tra iconografia contemporanea ed estetica antica. La passione/ossessione di Pablo Picasso (1881 − 1973) per la bellezza classica torna prepotentemente alla ribalta con una mostra che raccoglie i suoi più grandi lavori ispirati alla mitologia e alla storia. Prodotta da MondoMostre Skira, l'esposizione Metamorfosi (ora a Palazzo Reale di Milano, fino al 17 febbraio 2019) esplora il processo creativo dell'artista spagnolo, in cui la tradizione getta solide basi per la sua incessante, ostinata sperimentazione.
Con la regia di Pascale Picard, direttrice dei Musei civici di Avignone, l'appuntamento propone una selezione eccellente e un allestimento sbalorditivo. Il percorso, infatti, alterna dipinti e disegni del genio cubista ai quadri famosi e ai manufatti arcaici che lo hanno ispirato, provenienti da collezioni prestigiose, tra cui il Museo del Louvre, il Centre Pompidou, i Musei Vaticani e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Già nella prima sala, dedicata al tema del bacio, ecco delinearsi un coup de théâtre: esposti assieme a quelli del maestro ci sono i capolavori di Auguste Rodin e Jean-Auguste-Dominique Ingres.
Il confronto svela immediatamente la portata innovativa della rivoluzione artistica di Picasso, che ripudia i canoni accademici per dar vita a una composizione differente e moderna. Il bacio (nella foto in apertura) esercita un potere quasi ipnotico con i suoi volti deformi dipinti in un'unica linea, per esprimere intima fusione. Mentre L'abbraccio, realizzato pochi anni prima di morire, immortala due corpi avvinghiati in un indissolubile, erotico intreccio.
Oltre alle molteplici muse, al centro dell'opera picassiana si stagliano sovente raffigurazioni di esseri fantastici, presenti nelle leggende. Le scene si popolano di soggetti a metà tra uomo e bestia, in un'alternanza manicheistica di bene e male, vita e morte. Un esempio è Testa di Fauno, in cui Picasso ritrae nel suo stile caratteristico l'antica divinità dei boschi scomponendo e accentuando − attraverso colori di impattante intensità − occhi, naso e orecchie.
Le figure stilizzate dei vasi greci gli suggeriscono le silhouette di Les Demoiselles d'Avignon (1907), mentre Nudo seduto, dipinto preparatorio della celebre tela, nella realizzazione del volto si rifà alle maschere africane.
Anche in questo caso la fisionomia è ridotta all'essenziale, un aspetto fortemente innovativo che ritorna in Donna seduta.
Secondo parte della critica questa esile scultura sembra anticipare il lavoro di Alberto Giacometti; di certo, l'esposizione milanese sottolinea come si tratti di un chiaro omaggio ai bronzi dell'arte etrusca. L'excursus si trasforma così in un viaggio nella genesi creativa del più grande autore del Novecento, palesando le radici antiche di capolavori modernissimi.