Le necessità, i desideri, le esperienze ci legano alle cose. E queste, attraverso un processo associativo, riaccendono frammenti di storie personali. Sono veicoli di identità ed emozioni, interruttori di ricordi felici; come quando – affondando la mano nella tasca di un cappotto – ritroviamo il biglietto di un film visto due anni prima e quel vissuto riaffiora nitido nel presente.

«La memoria degli oggetti è il racconto più segreto delle nostre esistenze», afferma il premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk, che a questo tema ha dedicato un libro, un documentario, nonché un museo (a Istanbul), trasposizione artistica del suo romanzo. Ed è una sorta di suk gioiosamente anarchico l'ufficio/pensatoio dello stilista più amato in assoluto, secondo il Financial Times: Sir Paul Smith, il quale festeggia mezzo secolo di coloratissima carriera con un volume evocativo, edito da Phaidon.

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La cover del volume dedicato a Paul Smith: 264 pagine e 400 illustrazioni, da Phaidon.

Protagonisti i 50 "must-have" da portare con sé sulla classica isola deserta. Dalla macchina fotografica ricevuta in dono da bambino (una Kodak Retinette che gli ha insegnato a osservare il mondo) alla collezione di fiammiferi (per la deliziosa "grafica bonsai"), fino al lentino da ingrandimento (a simboleggiare l'importanza del dettaglio). Ancora, un piatto di spaghetti in cera (geniale invenzione kitsch dei ristoranti giapponesi, a uso dei turisti), l'iconica sedia zippata in cuoio 412 Cab (disegnata da Mario Bellini nel 1977 e prodotta da Cassina), l'agenda Filofax (da lui rivisitata a tinte forti, all'epoca dei nostri "Paninari")... Perché onorare il passato porta ad aprirsi con curiosità e ottimismo al futuro.