Raccontare le fragilità femminili attraverso ritratti potenti, capaci di combinare l'eleganza cromatica di Matisse con le distorsioni formali di Chaïm Soutine. Per questo straordinario talento Chantal Joffe, classe 1969, è considerata una delle regine della Brit Art. A decretarlo sono soprattutto i suoi trionfi: appena nominata per creare un'imponente opera pubblica nella stazione Whitechapel della nuova Elizabeth Line di Londra, ora inaugura a Salford, nella contea della Greater Manchester, Personal Feeling is the Main Thing. Dal 19 maggio al 2 settembre, The Lowry ospita questa rassegna di oltre cinquanta lavori, tra dipinti memorabili, inediti e tele giovanili. In esposizione c'è tutto il suo repertorio di personaggi controversi; una carrellata di portrait orgogliosi e vulnerabili, dove avvenenti ragazze sfoggiano outfit di tendenza, signore in dolce attesa rivelano silhouette languide, mentre le matrone old style assumono pose tradizionali.

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Courtesy Galleria Monica De Cardenas, Milano
L’opera Blue-Ruffled Blouse, 2009.
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Courtesy Galleria Monica De Cardenas, Milano
L’opera Yellow Raincoat, 2009

Con estremo candore Joffe interpreta passioni e debolezze di ogni età della vita, restituendo un ventaglio di soggetti psicologicamente complessi. Alla base c'è una fatale attrazione per l'universo femminile: un'ossessione creativa che − fin dagli esordi − l'ha portata a elevare le donne a protagoniste assolute. «È soprattutto una questione di affinità: le sento simili a me; anch'io, per esempio, adoro gli abitini chic», spiega. Non a caso, trova ispirazione nelle riviste di moda e nel suo atelier hanno posato numerose top model, da Kristen McMenamy a Kate Moss. Senza trascurare gli affetti familiari, come in My Mother with Fern, che immortala la madre immersa nei propri pensieri, seduta assieme al fedele cagnolino.

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© Chantal Joffe - Courtesy the artist and Victoria Miro, London/Venice
L’opera My Mother with Fern.

Disinteressata al realismo puro, Chantal enfatizza i lineamenti e distorce le anatomie con pennellate frenetiche, cariche di colore liquido. Spiega Monica De Cardenas, gallerista dal gusto raffinato, che lo scorso autunno ha accolto Joffe a Milano in un'exhibition di grande successo di critica e pubblico: «Le sue sembrano istantanee pittoriche. I tratti fluidi imprimono un senso di velocità, allo stesso tempo colgono con precisione la dimensione introspettiva dei personaggi», complici macchie e gocciolature che impastano i dettagli dei volti e delle figure in un unico flusso di linee e nuance. Come in Wood Woman, dove una sagoma quasi astratta, simile alle sinuose donne di Modigliani, si "scioglie" lentamente perdendo la sua naturale fisionomia.

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Courtesy Galleria Monica De Cardenas, Milano
L’opera Wood Woman, 2016.

Backless Dress, invece, cattura il fascino di un'avvenente modella: l'abito, appena accennato, sembra svanire sullo sfondo, eppure la sua essenza si impone nitidamente. «La costruzione formale delle opere di Joffe è paragonabile solo ad Alex Katz; infatti, entrambi hanno sviluppato questo segno in cui figurativo e astratto sono in perfetto equilibrio», continua De Cardenas.

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Courtesy Galleria Monica De Cardenas, Milano
L’opera Beckless Dress.

Senza contare che, negli ultimi anni, l'artista ha arricchito la propria ricerca estetica con un nuovo medium: «Trovo il pastello primitivo, in grado di generare un'energia più marcata rispetto alla pittura. E la forza non è mai abbastanza quando disegni», dichiara l'autrice, la quale attraverso questa tecnica ha scelto di condividere il suo côté intimo, trasformando scene di vita in schizzi poetici, per parlare di felicità e tristezza. Ad esempio, al centro di Esme on the Beach − in mostra alla Galleria Victoria Miro di Venezia, fino al 19 maggio − c'è la figlia Esme intenta a giocare in riva al mare.

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© Chantal Joffe Courtesy the artist and Victoria Miro
L’opera Esme on the Beach.

Perché la maternità ha segnato in modo sostanziale la sua arte, restituendo un'opera discreta, ma dalla vigorosa carica emotiva. Il risultato è uno stile espressionista filtrato da una rara sensibilità, con cui Chantal dipinge quadri capaci di cogliere le infinite sfaccettature dell'animo umano.