Donna di grande gusto, Margherita Sarfatti (1880 − 1961) fu una talent scout ante litteram. «Mi sospinge una specie di appassionato fiuto verso la gente d'ingegno», annotò nel suo diario colei che, nel 1922, fondò il movimento pittorico passato alla storia con il nome di Novecento Italiano. Aiutata dal geniale gallerista Lino Pesaro, si fece promotrice di questa corrente artistica per recuperare la tradizione classica e combinarla alla visione moderna delle avanguardie, attraverso i dipinti di maestri come Mario Sironi e Achille Funi.

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Galleria Antologia - Courtesy Matteo Mapelli / Galleria Antologia Monza
Rosa Rodrigo (La bella), olio su tela di Anselmo Bucci, 1923.

Oggi Milano le rende omaggio con una mostra-evento formidabile nei numeri e nel contenuto: fino al 24 febbraio 2019, il Museo del Novecento ospita tele, sculture e disegni firmati da oltre quaranta celebri autori, in un percorso espositivo che vede la regia dell'architetto Mario Bellini. Racconta l'effervescente atmosfera del capoluogo lombardo di inizio secolo, ma soprattutto la vita di questa raffinata ambasciatrice dell'arte italiana fra le due guerre, che fu anche giornalista, scrittrice e critica d'arte, nonché amante di Benito Mussolini.

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Museo del Novecento
Il figliol prodigo, di Baccio Maria Bacci, 1925

Dotata di esuberante personalità, Sarfatti diventò animatrice di uno dei salotti culturali più esclusivi; al civico 93 di Corso Venezia si ritrovavano infatti, tra gli altri, Ada Negri, Medardo Rosso, Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni. Quest'ultimo è protagonista della mostra assieme a Giorgio de Chirico, Carlo Carrà e Gian Emilio Malerba, che firma una delle opere più affascinati della collettiva: L'attesa, dedicata a una giovane dama in stile ottocentesco. Nella stessa sezione gli contende la scena Rosa Rodrigo (La bella); tela dell'eclettico Anselmo Bucci, cattura un'audace signora − pare un'eroina dannunziana − che, adorna di gioielli appariscenti, lancia allo spettatore uno sguardo appassionato. La ripresa dei valori formali e cromatici dell'antichità si manifesta soprattutto nel giovane Primo Conti, del quale si può ammirare Dopo il bagno, tributo alla maestosa Betsabea al bagno di Artemisia Gentileschi.

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Galleria Galuchat, Vicenza © U. Celada da Virgilio
Ritratto della moglie, opera di Ugo Celada da Virgilio dipinta tra il 1925 e il 1930.

Assolutamente da non perdere, nelle ultime sale, è Ritratto della moglie, di Ugo Celada da Virgilio; pittore controverso, avvicinatosi al movimento per un breve periodo, creò ritratti e nature morte dal forte impatto visivo. Qui, con colori nitidi e brillanti, realizza un nudo straordinario dal sapore classico, ambientato però in un contesto che combina l'inquietudine dei paesaggi metafisici con la precisione del Realismo magico. I canoni tradizionali ispirano quindi un nuovo linguaggio, capace di trasfigurare la realtà trasformandola in una dimensione senza tempo: una poetica rivoluzionaria per l'epoca, che Sarfatti seppe promuovere in modo sublime. È lei la vestale dell'arte italiana del primo Novecento, troppo spesso dimenticata, ma che questa mostra offre l'occasione di riscoprire.

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Fondazione Oppo, Roma
Autoritratto, del pittore romano Cipriano Efisio Oppo, 1925.
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Museo Primo Conti, Fiesole, Firenze
Primo Conti, Dopo il bagno, 1922.

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Collezione privata - Courtesy Matteo Mapelli / Galleria Antologia Monza
L’attesa, 1916, opera di Gian Emilio Malerba.