Regola numero uno delle fiabe: i bei tenebrosi vengono SEMPRE scalzati dal principe biondo. La coesistenza è possibile, ma le preferenze oscilleranno tendenzialmente verso il pacioccone dall’aria dolce e al tempo stesso birichina: figuriamoci se dalle favole passiamo ai banconi delle cucine, dove chi impartisce ordini lo fa con vigore à la Gordon Ramsay o Carlo Cracco (sempre sia lodato). C’è chi invece sulla propria (apparente) tenerezza da guanciotte tonde e scioglievolezza del sorriso ci ha costruito la carriera: e non è meno autoritario dei colleghi. Jamie Oliver è il cuoco inglese dal business milionario, colui che ha conquistato il mondo non solo con le ricette ma con l’inclinazione charity, l’impegno contro l’obesità, le invenzioni ardite (Jamie Oliver carbonara, era meglio non averla mai vista). Jamie Oliver con quell’aria stropicciata, bonacciona, il ciuffo spettinato. Jamie Oliver The Naked Chef, così si intitolava la sua prima trasmissione televisiva del 1999, intuizione geniale della scomparsa Patricia Llewellyn che decise di puntare su un semisconosciuto in cui non credeva nessuno ma che bucava lo schermo (stravincendo).

Jamie Oliver biografia, oscura nei primi anni: il cuoco inglese nasce il 27 maggio 1975 (Jamie Oliver età 42 anni adesso) nel villaggio di Clavering, nell’Essex, nord est di Londra. Curiosità, Clavering significa “the place where clover grows”, il posto dove crescono i quadrifogli: più baciato dalla fortuna di così non poteva essere: ha due fratelli e i genitori Trevor e Sally Oliver posseggono il pub-ristorante The Cricketers. Jamie vuole la paghetta, il padre replica “Te la devi guadagnare” e lo piazza a lavorare in cucina. Jamie è dislessico grave, fatica a leggere e non ama molto la scuola, ma per il cibo sviluppa una vera e propria passione. Perfeziona la sua inclinazione alla scuola alberghiera e va a lavorare come pasticciere al ristorante dello chef italiano Antonio Carluccio in Neal Street, dove lega moltissimo con il suo mentore Gennaro Contaldo. Nel 1997, ventiduenne acerbo ma già talentuoso, si trasferisce al River Cafè di Fulham come sous chef e appare per puro caso in un documentario sul ristorante, catturando l’attenzione di Patricia Llewellyn: Jamie Oliver ha potenziale da vendere. L'autrice decide di costruirgli addosso uno show. “Quando proposi The Naked Chefalla BBC non piacque, quindi aspettammo cinque mesi. Ci vollero le ultime puntate perché il personaggio esplodesse” raccontò la Llewellyn, citata dall’Express UK. Successo inaspettato: Jamie Oliver cuoco riporta in auge e rivitalizza la moribonda cucina inglese, considerata nel mondo meno di zero a fronte di quella francese, italiana o giapponese.

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Jamie Oliver nel 2002

I sudditi della Regina Elisabetta abituati a porridge, bacon e fish&chips improvvisamente si interessano alla cucina. Le donne sono un capitolo a parte: lo adorano, punto. La sua a faccia da furbetto tenerissimo è irresistibile. Ma sono gli uomini la versa sorpresa: lo vedono come un compagnone col suo look rilassato, camicie a scacchi, magliette e felpe, sembra proprio il tipo con cui stapparsi una birra. Il giovane chef dall'aria punkeggiante mostra loro la possibilità di poter preparare cibo buono e porta la qualità accessibile nelle case inglesi, abituate al precotto e al preconfezionato, e da lì nelle televisioni di tutto il mondo. Il suo modo di cucinare spezzettando gli ingredienti con le dita, impiastrandosi, assaggiando in continuazione è vincente. Jamie non sbraita, è morbido, gentile, affascinante: e gli ascolti lo premiano in continuazione, tanto che persino l’allora primo ministro Tony Blair lo vuole a Downing Street 10 per incontrarlo. Ottiene persino l’MBE, Member Of British Empire. Dopo il primo titolo a seguito della stagione iniziale di The Naked Chef, gli scaffali delle librerie si riempiono: Jamie Oliver libri ne ha pubblicati una marea, un ritmo vertiginoso (almeno uno all’anno) tutti pieni di ricette facili ed eccezionali da replicare (superato il primo impatto con le liste di ingredienti…), ma è nei primi anni Duemila che inizia anche ad interessarsi alla corretta alimentazione e a partecipare alle prime campagne contro l’obesità infantile, imponendosi persino sull'arretrato governo inglese. La sua idea di cucina si “alleggerisce”, compatibilmente con le grandi preparazioni da chef, e iniziano le sue battaglie: la più famosa risale al 2014, Jamie Oliver contro McDonald’s e la carne dei loro hamburger, e fa tanto scalpore che la multinazionale decide di modificare la propria ricetta a seguito delle polemiche.

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Jamie Oliver cucina da David Letterman con Tom Cruise

Tra i cuochi mediatici Jamie Oliver è stato uno dei primi a sfruttare il potere dei social e delle community. Da esperto di comunicazione oltre che cuoco, ha capito che per raggiungere il maggior numero di appassionati doveva diversificare l’offerta mediatica, superando la televisione più generalista. Oltre a Jamie Oliver Instagram, Twitter e Facebook (oltre sei milioni di fan e followers sugli ufficiali, per non contare i canali secondari come Jamie Magazine), il cuoco inglese ha uno dei canali più amati e seguiti: il profilo di Jamie Oliver Youtube è pieno zeppo di video delle ricette, di sue avventure personali, dei ricordi. Una sorta di FoodTube completamente dedicato al cibo e alla cucina. Anche ai cocktail. Il cuoco inglese ci gioca e si diverte, utilizzandoli anche per lanciare le campagne di informazione come il Food Revolution Day che si tiene ogni anno il 17 maggio, per promuovere l’importanza della cucina sana. Fermo restando che i suoi canali sono comunque i principali veicoli di diffusione della sua idea di cucina: Jamie Oliver ricette facili da rifare, ma anche duramente contestate. Jamie Oliver paella che fa arrabbiare gli spagnoli, Jamie Oliver carbonara che gli fa ottenere strali dagli italiani, Jamie Oliver chef troppo mainstream, troppo pop, troppo macchina da soldi. Non tutti lo amano, anzi, molti lo ritengono il male della nuova cucina inglese, una star televisiva che non può essere davvero credibile nelle sue creazioni, come la pur amatissima Nigella Lawson. Due star mediatiche come loro accomunate anche dalle accuse di peso: lei per aver perso burrosità, lui per essersi ingrassato (con conseguente rispostaccia ad una giornalista durante una conferenza stampa da alticcio che ha fatto il giro del mondo). Eppure Jamie Oliver tiene molto alla forma(zione) dei futuri cuochi: ne cerca in continuazione attraverso i Jamie Oliver ristoranti Fifteen, dove assume da apprendisti gli aspiranti chef. A chi gli contesta una cucina troppo semplice, vagamente creativa, massicciamente pastrocchiata (un mappazzone, direbbe Bruno Barbieri) e criminale nei confronti delle tradizioni straniere, risponde con il suo continuo successo da uomo semplice. Cuoco, imprenditore, sognatore, papà: Jamie Oliver figli ne ha 5 con la moglie Juliette Horton, sposata nel 2000. I bimbi sono nati tra il 2002 e il 2016 e Jamie Oliver non fa mistero di quanto li ami e di quanto guidino le sue scelte in cucina. Jamie è diretto, genuino, un affascinante vicino di casa cui chiedere una tazza di zucchero per fare una torta. Dalle sue ricette, naturalmente.

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