Dal Nord Italia al Nord Europa col cuore che punta al Mediterraneo. Giorgio Locatelli è il nuovo giudice di Masterchef 8 dopo l’addio di Antonia Klugmann. Ed è sopratutto un uomo saldamente apolide, nell’anima e nei sapori della sua cucina che da più di vent’anni resiste in quel posto da mille mode che è Londra. E conquista vip su vip. Giorgio Locatelli Masterchef Italia lo ha visto dal satellite ed è stato ospite di una puntata sfida. Ma chi è Giorgio Locatelli, lo chef italiano che in Italia conoscono in pochi? È uno tosto, direbbero quelli bravi. Uno che colto il momento esatto per emigrare da una vita sicura, già tracciata, con l’eredità probabile del ristorante La Cinzianella guidato dallo zio che per primo lo ha formato nelle cucine. Ma Giorgio Locatelli chef voleva diventarlo fuori dal circuito famigliare, fuori dall’Italia. Un expat ante litteram che sulla Brexit si è espresso sventolando il suo passaporto italiano, nonostante più di trent’anni di vita oltremanica, e ha un'impronta totemica all'importanza degli immigrati. Nigella Lawson ha definito “casa” il ristorante di Giorgio Locatelli Locanda Locatelli, l’unico posto dove accetterebbe di passare delle feste in famiglia senza cucinare. L’endorsement è completo. La cucina italiana ha il suo faro in Inghilterra, Giorgio Locatelli primo chef italiano a conquistare (e mantenere) la Michelin all’estero. Locatelli, che con quel cognome lì viene dal profondo Nord Italia. Corgeno, minuscolo paese dal quale è scappato nel 1986 per inseguire il suo sogno. E lo ha raggiunto a colpi di tradizione solidissima, ricerca, fornitori giusti che ogni giorno gli offrono l’eccellenza dei prodotti italiani. Per i suoi servizi resi all’Italia nel mondo, Giorgio Locatelli ha guadagnato il titolo di ambasciatore della cultura italiana all’estero.

Giorgio Locatelli chef, moglie e ricette: la biografia del cuoco prima stella Michelin italiana all'esteropinterest
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Nigella Lawson e Giorgio Locatelli

La storia di questo chef passa da una cultura del cibo tanto radicata nei territori d’Italia quanto internazionale. Giorgio Locatelli ricettesemplici, che sanno di sabato in cucina: coscio d’agnello con peperoni e menta, zuppa di pomodoro con ricotta, insalata di fagiolini con cipolle rosse arrostite. E naturalmente la pasta, immancabile nel menu del ristorante e nella vita: Giorgio Locatelli spaghetti aglio olio e peperoncino = ricetta vincente. Dai ma è banale, penseranno molti. Non così tanto. Non in un paese come l’Inghilterra, e sopratutto non se hai gli ingredienti migliori per prepararla. La ricerca della qualità è un topos dello chef italiano campione di modestia, famoso senza pretenderlo, defilato quanto basta per concedere al suo successo di mantenersi. Giorgio Locatelli libri e show televisivi che sono diventati il passaggio obbligato verso la fama (Gordon Ramsay, Jamie Oliver per citare i due colleghi d’Albione, fino ai nostri Carlo Cracco, Cannavacciuolo, Barbieri e via discorrendo). Un percorso verso il successo che è partito dal Nord ed è andato sempre più verso settentrione ma che alla fine, per forza di cose, doveva per forza disvelarsi nel cuore del Mediterraneo, in quella Sicilia dal cibo meraviglioso nella quale Giorgio Locatelli, un giorno, ventila di aprire il ristorante del suo ritorno in patria. Così ha fatto intendere in un’intervista al Telegraph, dove ha ripercorso il suo amore per i viaggi e ha regalato la sua personale visione di Roma e Palermo, da vedere rigorosamente con attitudine on the road, liberi da costrizioni, così come lo ha mostrato nello show televisivo Italy Unpacked girato con Andrew Graham-Dixon.

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Giorgio Locatelli e Gordon Ramsay

Le tappe del lungo viaggio verso il successo di Giorgio Locatelli partono da molto lontano. Inizia nelle cucine dello zio a Corgeno, sul lago di Comabbio, ma la realtà del paesino gli sta troppo stretta. Vuole sperimentare e provare: nel 1986 si trasferisce in Inghilterra per lavorare al Savoy e per quattro anni si fa le ossa nella terra della Regina Elisabetta. “Londra mi ha sempre attirato e quindi ho preso lo zaino e via”. Così, come farebbe chiunque di belle speranze e faccia tosta. Col cambio di decennio, si prende un periodo sabbatico a Parigi: la cucina francese è considerata la più raffinata al mondo, quella con la quale ogni chef deve confrontarsi. “I tre anni a Parigi mi hanno insegnato molto e paradossalmente mi hanno convinto a puntare sulla cucina italiana: quella francese era all’epoca la migliore del mondo ma non mi piaceva, non la sentivo mia” ha raccontato in una intervista di qualche tempo fa a Linkiesta. Il suo cuore è italiano, perché tradirlo? Diventa head chef di Olivo e nel 1995 apre Zafferano, cui fanno seguito Spiga e Spighetta: nel frattempo si è sposato, Giorgio Locatelli e la mogliesono diventati un team affiatatissimo oltre che una coppia molto innamorata. Il duo delle spighe viene chiuso nel 2001, dopo qualche anno di attività, e lo chef lascia Zafferano. È il momento della svolta, Giorgio Locatelli e Plaxy hanno in mente qualcosa di diverso. Nel 2002 apre la Locanda Locatelli a Seymour Street ed è un trionfo: dopo il primo anno arriva la stella Michelin, da allora sempre riconfermata. Il segreto sta nelle aperture mentali della sua cucina, che ha cominciato a guardare sempe più a Sud, fino alla Sicilia. Tutto merito di Plaxy, moglie di Giorgio Locatelli, con la quale ha una figlia (Margherita) e un figlio acquisito (Jack, nato da una precedente relazione di lei), che ha spinto il marito a spalancare le papille gustative senza far perdere alla Locanda la sua identità. I problemi di salute della figlia, che ha gravi allergie alimentari, hanno modificato l’approccio di papà Giorgio alla cucina, al mangiare fuori. Alla Locanda è come stare a casa. E tutto deriva dal peggior momento nella storia del ristorante.

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Claudia Schiffer, Giorgio e la moglie Plaxy Locatelli

Nel 2014 la Locanda Locatelli esplode. Non di successo: una fuga di gas sfascia parte del ristorante durante un servizio di venerdì sera, a locale pieno. Nessun ferito grave ma un tracollo finanziario e a livello di immagine. “Un stress enorme, mi sono venuti i capelli bianchi nel giro di tre giorni” ha raccontato poi lo chef al Guardianin una recente intervista. The Big Family Cooking Showdown è stato un successo sulla tv inglese e sono arrivati appresso anche i primi libri, Made In Italy e Made in Sicily per diversificare gli introiti in attesa di riaprire il ristorante. Perché quello voleva, Giorgio Locatelli: la cucina e il suo team selezionatissimo, dei quali non potrebbe mai fare a meno. Tutti quelli che collaborano alla grandezza della Locanda Locatelli sono fondamentali per il successo quotidiano e mantenuto nel tempo: il segreto per lo chef italiano è la qualità. “Bisogna creare una rete di importatori ad alto livello, quindi costosi, per avere sempre prodotti della massima qualità. Chi pensa di farne a meno o farsi arrivare la roba direttamente dall’Italia non può farcela” sosteneva qualche tempo fa. Il menu del suo ristorante è tradizionale ma con brio: piatti italiani reinventati ma fermamente tricolori, con ampio uso di erbe fresche a dare il boost al classico. Un tuffo nella cultura italiana che gli inglesi adorano e che deriva sempre dall’ultima domanda che Giorgio Locatelli si pone di fronte ad un piatto nuovo: “piacerebbe a mio papà?”.

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Giorgio Locatelli, Antonio Carluccio e Camilla Parker Bowles

La fama di Giorgio Locatelli chef televisivo ha contribuito a innalzare il successo del ristorante: libri e show sono al cartina al tornasole della sua importanza, e da genuino cuciniere lui non lo nega. La diffusione della cultura del cibo passa da qui, come raccontò a Sale&Pepe: “In Inghilterra, la tivù è stata la prima artefice del salto di qualità nell’alimentazione. In Italia si è molto più avanti in questo senso, per tradizione, ma più si parla bene di questi argomenti e più la gente impara a mangiare meglio e cucinare bene”. Lo vedremo in televisione anche noi, Giorgio Locatelli Masterchef, dove sarà inflessibile giudice per una sera. Dovrà valutare la preparazione dei concorrenti alle prese con la tradizione. Quella tradizione che lui ha saputo valorizzare anche all’estero.