Da oggi per ordinare un mocha-latte-cappuccino-macchiato-mandorla-spicy non bisognerà più prenotare un volo intercontinentale, né fare doppio check sullo stato del passaporto. Da oggi per fare colazione da Tiffany (in galleria Vittorio Emanuele II, ovvio) con un beverone formato XXL à la main non occorrerà fare la fila all’ufficio di cambio, per trasformare i propri euro in verdoni. Da oggi, l’apertura di Starbucks Milano cambierà, volenti o nolenti, le regole del turismo italiota all’estero (non fingiamo di ignorare l’emblematica corsa al frappuccino + mug in edizione limitata) e del rito italiano del caffè in tazzulella (non fingiamo di ignorare la quantità di torrefazioni con la saracinesca pronta ad abbassarsi per sempre). Nello storico palazzo con una delle facciate più toglifiato del capoluogo lombardo, il palazzo delle Poste di Piazza Cordusio, lo Starbucks Reserve Roastery di Milano segna la prima apertura italiana per il colosso dei chicchi, che prevede nuove inaugurazioni a partire dalla fine del 2018.

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Joshua Trujillo

“Durante il mio primo viaggio a Milano nel 1983, fui affascinato dal senso di comunità che trovai nei bar della città, il contatto umano così genuino tra i baristi e i loro clienti”, Howard Schultz, chairman emeritus ovvero padre fondatore di Starbucks, commenta così il debutto meneghino. “L’apertura della Roastery milanese è il cerchio della storia di Starbucks che si chiude. Tutto quello che abbiamo vissuto dal primo momento d’ispirazione 35 anni fa, fino ad oggi, facendo parte della vita quotidiana di milioni di persone in tutto il mondo, lo portiamo in Italia con immenso rispetto. Da parte mia, da parte dei 350 mila partner che indossano il nostro grembiule verde e da quelli che lo hanno indossato, vorrei esprimere l’orgoglio e l’onore di poter offrire ai nostri clienti italiani un’esperienza che racchiude tutto il meglio di Starbucks”.

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Connor Surdi

Il pavimento palladiana cesellato a mano, i piani di lavoro in legno caldissimo, una statua in marmo di Carrara raffigurante la sirena della maison, il soffitto in vetro, il forno a legna artigianale costruito in loco, la tostatrice prodotta solo a qualche km dal centro di Milano. La design experience del café Starbucks a Milano celebra già la cultura italiana, e va oltre l’espresso. Così oltre che annegherà la nostra lussuria in 115 bevande, in affogati all’azoto liquido, in chicchi di Arabica provenienti da 30 paesi del mondo, in sfoglie su sfoglie delle brioches del fornaio Rocco Princi, in Spritz e cocktail al caffè, ça va sans dire. Così oltre che ci sarà la possibilità di calarsi in un’esperienza interattiva di realtà aumentata. Come le nostre aspettative sul gesto, un tempo, più introspettivo di tutto il bancone.

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MATT GLAC