Ogni giorno, ogni stagione, ogni occasione sono buone per parlare di cioccolato. Il cioccolato è come i gatti, una di quelle cose mandate per consolare l’umanità (spesso in abbinamento, in giornate solitarie e piovose) da chiunque si sia preso la briga di darle vita. Mentre in questa redazione una torta al cioccolato preparata personalmente da Gioia Gottini (per motivi lunghi da spiegare) si riduce fetta dopo fetta e la tristezza di vederla finire è tale da fare con le briciole delle imitazioni delle palle di Mozart, si cominciano a elencare le infinite possibilità in cui il cioccolato può declinarsi e arriva una notizia che riguarda il Cioccolato Meiji, che per qualcuno (molti) è tra i migliori fra quelle non tradizionali/convenzionali. Per chi non lo conoscesse, la Meiji è un cioccolata giapponese pluripremiata ma non solo perché buonissima. Viene infatti prodotta con cacao sudamericano della migliore qualità ma sostenibile, per la precisione con le fave di cacao della varietà Trinitario provenienti dalle piantagioni di Ecuador e Perù ed è una di quelle cose nate per viziare più di un senso perché è avvolta in un packaging luccicante mentre la tavoletta è scolpita con disegni geometrici studiati per esaltarne l’aroma.

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La scusa per parlarne (diciamolo: è una scusa per far venire l'acquolina) è che è stata lanciata la variante Blossom Bitter e i produttori ne parlano come un sommelier quando descrive il bouquet di un Cabernet Sauvignon: "aroma floreale e intenso, deliziosamente piccante. Ogni confezione contiene tre piccole tavolette, ciascuna disegnata e impacchettata con cura. Il design di ogni tavoletta è sviluppato per accrescere la degustazione, attraverso un percorso gustativo che parte dai piccoli quadratini, che introducono l'aroma, passando per i due quadrati texturati per solleticare il palato e sperimentare il massimo della cremosità, per finire con due barrette per sentire appieno il gusto". La carta che ricopre queste barrette sembra uno di quei gadget che riporti agli amici dopo un viaggio in Giappone, le agendine, i segnaposto. Perché esistono cose così desiderabili?

Dove si voleva arrivare? Che probabilmente questo è il cioccolato più costoso al mondo?! Nah, sicuramente il più snob al mondo (ma si trova online). Però, tornando seri (la vera ragione di tutto questo) c'è da dire che Meiji, con il programma Meiji Cocoa Support, sta lavorando con le comunità dei coltivatori per promuovere la conoscenza delle tecniche di coltivazione e di salvaguardia ambientale ideali. Inoltre, lavora costantemente per migliorarne le condizioni di vita nelle aree di produzione, costruendo pozzi, fornendo materiale scolastico ai bambini e seguendone quotidianamente lo sviluppo. Buono a sapersi, che già i sensi di colpa (stupidi) a ogni quadratino di cioccolato sono fin troppi...