Passa l'infinito di lì, passa la luce, non c'è bisogno di dipingere. Tutti hanno pensato che io volessi distruggere ma non è vero, io ho costruito, non distrutto. Quando Lucio Fontana giustificava gli squarci su tela, figli del movimento spazialista, ci regalava la libertà di poter/saper guardare oltre. Dove? Perché? Come? In capo a noi la scelta, tra le sue mani lame di rasoio, coltelli, seghe. Spatole laccate, piani in marmo monumentale, materie prime del piacere primo che sono armi del delitto (di gola) tra le dita di Ernst Knam, il maître chocolatier più pop-ular che ogni grande/piccolo/piccolissimo schermo tech ricordi. Il suo uovo di Pasqua artigianale ispirato alle fenditure incorniciate del pittore, ceramista scultore italo-argentino è un’opera da Compasso d’Oro su un basamento à manger. E come poteva essere altrimenti…

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Quasi ovattato, polveroso, vellutato, l’uovo di Pasqua Knam x Lucio Fontana (come titolerebbero divoratori di cioccolato millennial) è realizzato interamente in cioccolato fondente Perù Pachiza al 70%, che ci permette di ascoltare le note di frutti rossi, miele e vaniglia, ed è poi spruzzato, quasi nebulizzato, con burro di cacao bianco chiffon. Quasi a volerci chiedere di scartare, mettendo in stand-by la voracità primitiva per una manciata di secondi, la scatola trasparente dove è racchiuso l’uovo-micro investimento primaverile (50 euro al pezzo). Quasi a volerci far risolvere quell’equazione di geometria dove a un perimetro a specchio squadrato sta un’ellisse scricchiolante pronta a fendere le nostre labbra tra 3, 2, 1…