Dalla notte dei tempi l’uomo ha imparato a conservare il cibo con l’aiuto del sale, e per via di questo espediente, poiché gli alimenti lo assorbivano, si è abituato ad apprezzarne il sapore. Qualcosa di cui il nostro corpo non ha una grande necessità, infatti a lungo andare abusarne è causa di problemi di salute anche gravi, come l'ipertensione. Considerato che la gran parte del sale che assumiamo (il 64%) proviene dai prodotti presenti sul mercato (in primo luogo pane e prodotti da forno, formaggi e salumi) o è naturalmente presente in alcuni alimenti, evitare di tenere il sale da cucina per non aggiungerlo alle pietanze che cuciniamo, sebbene sia utile influisce soltanto in parte (circa del 36%) sulla nostra assunzione quotidiana. La sfida sarebbe, da un lato, quella di sensibilizzare i consumatori sulla possibilità di ridurre il consumo domestico, ma dall’altra convincere l’industria alimentare a ridurre il contenuto di sale nei prodotti che sfornano.

Il Ministero della Salute, seguendo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) raccomanda un consumo massimo di 5 grammi al giorno di sale, corrispondenti a circa 2 grammi al giorno di sodio. All’atto pratico, dimezzare da 10 (la quantità media consumata erroneamente) a 5 grammi al giorno, si riduce del 23% il pericolo di avere un ictus e del 17% il rischio di avere una malattia cardiaca. Un elevato consumo di sodio è anche associato a un rischio più elevato di tumori dello stomaco, a maggiori perdite urinarie di calcio e quindi, probabilmente, a un maggiore rischio di osteoporosi. Tutte esperienze a cui non vogliamo andare incontro. Il tipo di sale migliore da utilizzare è quello iodato, che grazie al suo contenuto di iodio contribuisce al buon funzionamento della tiroide. Ma per aiutarci a diminuire il consumo di sale, la natura ci viene in soccorso fornendo parecchie alternative.

Quali sono le alternative (non avvilenti…) al sale? Intanto, che sia almeno sia di qualità. Il sale marino integrale non subisce tutto il processo di raffinazione del sale comune, apportando quindi molti minerali. A parità di peso, il sale marino integrale contiene meno sodio ed è più salutare. Poi c’è la mano tesa da parte delle piante aromatiche. Ce ne sono tantissime che si possono usare come condimento che crea l’illusione di un sapore salato, o si possono mescolare al sale da mettere a tavola, in modo da ridurne drasticamente l’uso. Un rapido elenco: dragoncello o estragone, zenzero, zafferano, cardamomo, curcuma, timo, origano o alloro. Poi ci sono gli insospettabili, come ad esempio il limone e l’arancia: questi agrumi, grazie al loro sapore e al profumo, riescono a rendere meno importante la necessità di aggiungere sale, per cui vanno sempre aggiunti sulle pietanze con cui si accompagnano bene. Sfatata ormai da tempo la leggenda sui benefici del sale rosa dell’Himalaya, che veniva consigliato nei casi di ipertensione che di ritenzione idrica e di problemi alla tiroide, ma che è invece sale comune diventato rosa per la presenza di ossido.

Confermata invece l’utilità di un condimento tipico della cucina macrobiotica, il gomasio, realizzato con due semplici ingredienti: semi di sesamo biologici e sale marino integrale. Tra le alternative al sale troviamo anche l’aceto di mele, che già che ci siamo aiuta anche contro le infezioni della gola e aiuta a ritardare la perdita della memoria. Un consiglio finale: come sempre, per ridurre l’assunzione di sostanze nocive per la salute c’è un solo trucco, quello di moderare nell’alimentazione. Anche di giocare con i gusti variando la dietra e introducendo alimenti alternativi a quelli che consumiamo abitualmente.