Tra le verdeggianti colline dell’Alta Langa sorge una parte della storia vinicola italiana degli ultimi quarant’anni. Quella di cui ci si dovrebbe vantare di raccontare quando si va in giro per il mondo, poiché in grado di emozionare e attrarre visitatori incapaci di comprendere come mai il nostro Paese possa godere di un immenso e inestimabile patrimonio enogastronomico, culturale e artigianale. E la leggenda, in tal senso, è rintracciabile nel nome Banfi. Un progetto legato al mondo del vino, oggi anche all’ospitalità in quel di Castel Banfi, nato nel 1978 con lo scopo di creare a Montalcino e in Italia, un polo di eccellenza per la produzione di vini d'eccellenza. L’idea è di due fratelli John e Harry Mariani i quali, innamoratisi della loro terra di origine, decidono di dare all’azienda non il loro nome, bensì quello della prozia: Teodolinda Banfi. Una volta sedimentata l’impresa toscana, i fondatori partono subito alla volta di altre zone fertili in materia di uva. Giungono dunque nelle Langhe, dove rilevano la storica casa vinicola Bruzzone, dando alla luce Banfi Piemonte. Il territorio, compreso tra i comuni di Novi Ligure e Aqui, li sorprende e per la diversità rispetto a quello che dà poi luce al Brunello Banfi nonché agli altri vini dell’azienda in Toscana, e per la resa del terreno, il suo essere rigoglioso, forte, tanto da poter reggere sbalzi di temperatura notevoli. Quest’ultimo aspetto in particolare non intimorisce affatto i Mariani, anzi, è una sfida verso nuove sfide, tra cui quella di portare nella regione Charmant e spumanti Metodo Classico. A proposito, nella cantina piemontese spicca in tutti i cinque sensi il Cuvée Aurora Extra Brut 2017. La cronaca rende noto che Banfi sia tra le sette aziende storiche che, rivendicando le radici piemontesi della tradizione spumantistica italiana, nel 1990 danno il via al Progetto Spumante Metodo Classico in Piemonte, ottenendo nel 2008 la denominazione Alta Langa DOCG. Un dettaglio importante, in grado di esprimere non solo una grande ricerca da parte dell’azienda vinicola ma anche, più in generale, la capacità di alcune realtà autoctone di enfatizzare a ragion veduta il made in Italy il cui retaggio non appartiene solo all’ambito moda e cibo. Il nettare di Bacco ne rappresenta una fetta importante. Nella zona destinata alla produzione di questo vino in particolare, dove incastonate nelle secolari pupitres (un sistema di due tavole fissate come se fossero una V rovesciata su cui vengono creati dei fori dove inserire le bottiglie, nato nel 1818 per lo Champagne) riposano sui lieviti gli spumanti, viene posta particolare attenzione ai repentini cambiamenti delle stagioni, i quali se da un lato sono in grado di donare vini straordinari, dall’altro possono risultare difficili da gestire, specialmente negli ultimi tempi. Ma il modus operandi, i valori chiave di Banfi, corrispondenti a parole come “eccellenza” e “ricerca”, sono in grado di sostenere diverse sfide. L’Aurora 2017 ne è un esempio lampante. E la sua venuta esprime tutto il valore che la creazione di un rosso, bianco o bollicine che sia porta con sé. L’annata in questione è infatti caratterizzata da un inverno mite, con scarse precipitazioni e una primavera piuttosto calda. Due elementi che hanno favorito un germoglio anticipato. Ai danni da gelo avvenuti alla fine di aprile, è seguita un’estate particolarmente siccitosa, con temperature elevate, che ha anticipato la maturazione delle uve e la vendemmia. Il risultato si è comunque rivelato ottimale. A testimoniarlo sono la mineralità e l’eleganza che si sentono degustandolo, a cui si aggiunge, in un grande finale, un tocco di sapidità. Per questo è ideale come bollicina da aperitivo oppure, grazie alla sua versatilità in termini di sapori, anche con ostriche, frutti di mare crudi e cotti o crostacei.

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Banfi Piemonte
Il Cuvée Aurora Extra Brut Alta Langa DOCG di Banfi Piemonte

A stupire è anche il modo in cui si presenta alla vista e all’olfatto: il colore è giallo paglierino, il quale dà un perlage fine e molto persistente. Il profumo risulta intenso e fragrante, caratterizzato da sentori di scorza di agrumi canditi, miele di acacia e nocciola tostata. Attenzione: non è un dessert ma potrebbe essere un buon vino d’accompagnamento se piacciono gli spumanti a fine (o a tutto) pasto. Quanto al tatto, beh, sarebbe un spreco toccare il vino. È invece utile sfiorare la bottiglia con le mani per capire se è a giusta temperatura: Banfi consiglia di servirlo attorno agli 8/10 gradi. La vista è tutta una dedica al contenuto: essenziale. L’etichetta è un métissage grigio-avorio, la cui scritta Cuvée Aurora di Banfi spicca in tutta la sua sobrietà. Toni dell’argento avvolgono e illuminano la chiusura, come se fosse un gioiello prezioso d’autore. Il resto è la bottiglia, nella sua semplicità. Perché la forza sta tutta all'interno, dato da uve Pinot Nero (minimo 70%) e Chardonnay (massimo 30%) raccolte a mano e provenienti esclusivamente da vigneti coltivati in alta collina in Piemonte, in una specifica area delle province di Cuneo, Asti e Alessandria. Un capolavoro frizzante, storia del vino italiano.