Organizzare un matrimonio non è un lavoro per cuori deboli. Per riuscire a pianificare le proprie nozze senza trasformarsi in Bridezilla serve avere idee chiare, una grande capacità di adattamento e lo spirito organizzativo di un generale tedesco. Anche in questo caso però, diciamocelo, le probabilità di percorrere la tanto agognata navata sull’orlo di una crisi di nervi sono incredibilmente alte.

A parlare – neanche a dirlo – è chi ha sempre trovato l’idea di sposarsi affascinante quanto la sveglia di domenica alle sette di mattina. Attenzione però, questo non significa avere ansia da commitment, o peggio, reputare il matrimonio come una sventura da evitare: semplicemente esistono ragazze che non sognano di sposarsi e non c’è nulla di male in questo. La storia potrebbe benissimo concludersi qui ma, certe volte, accade l’imprevisto.

Anche se detesti l’abito da cerimonia poesia di tulle e taffetà, hai una folle paura di riunire tutti i parenti in una sola stanza e preferiresti di gran lunga spendere tutti i risparmi in viaggi (sarà davvero la scelta migliore?) piuttosto che in un matrimonio, un giorno un anello di fidanzamento compare davanti ai tuoi occhi e ti ritrovi magicamente a dover organizzare un matrimonio – il tuo – senza neanche rendertene conto. E non ne sei per nulla entusiasta.

Preso atto di ciò, la domanda sorge quindi spontanea: può una anti-wedding girl riuscire felicemente a pianificare le proprie nozze, oppure i preparativi la porteranno inevitabilmente tentare una fuga in stile Julia Roberts in Se scappi ti sposo? Per me che, per usare un eufemismo, non amo il matrimonio valeva la pena indagare la questione. Armata di una buona dose di coraggio, ho quindi deciso di addentrarmi nel wedding wonderland per antonomasia, il romanticissimo hotel Rome Cavalieri di Roma, per scoprire cosa si provi davvero ad immergersi anima e corpo nei preparativi di quello comunemente definito come il giorno più bello. Della serie: provare per credere.

E proprio lì che, dopo un primissimo momento di smarrimento (“Esiste davvero ancora qualcuno che vuole sposarsi di fronte a novecento invitati? Seriamente?”) e davanti a una vista su Roma quasi commovente, per la prima volta l’idea di convolare a nozze non mi era sembrata più così ridicola. Circondata da chi ha fatto del wedding planning più una vocazione che una professione, ho avuto un’epifania.

Ecco le BASI per organizzare un matrimonio - provate/testate/ipotizzate per voi.

1. Se non vuoi organizzare il tuo matrimonio alla perfezione non farlo. Non è scritto da nessuna parte che ogni sposa debba desiderare delle nozze da favola. Nel momento in cui i preparativi sembrano andare fuori controllo bisogna alzare la mano e parlare chiaro: se è semplicità che vuoi, semplicità avrai.

2. Rapido e indolore: easy wedding is real. Anche qui è una questione di gusti: c’è chi sguazza nei dettagli delle nozze e per questo vuole avere tutto il tempo di deciderli. Se invece l’unica cosa che vuoi scegliere è dove, quando (e con chi), niente paura: in luoghi come il Rome Cavalieri c’è chi si occuperà di tutto il resto.

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3. L’organizzazione del matrimonio è un incubo per tutte, nessuna esclusa. Per me si è trattata di una vera e propria rivelazione: anche le spose più entusiaste prima o poi hanno bisogno di staccare per non impazzire. Prendersi una pausa dalle nozze non è quindi una sconfitta, anzi, al Rome Cavalieri diventa perfino l’occasione per un super spa retreat. Soprattutto nelle ventiquattr’ore prima del sì.

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4. L’amore è contagioso. Chi confeziona l’abito da sposa, organizza il ricevimento o aiuta nella scelta delle fedi fa il proprio lavoro con profonda passione: a detta di tutti non sarebbe possibile altrimenti. Si tratta di persone consapevoli del potere che il loro operato ha sulla felicità degli sposi e per questo vi si dedica con un amore che, in tutta onestà, difficilmente ho trovato altrove. Con un’atmosfera così non c’è quindi da stupirsi anche le più scettiche, come la sottoscritta, facciano fatica a contenere l’entusiasmo. Al bando dunque alle esitazioni: si può fare.

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