Bill Murray in St. Vincent ne è l’esempio lampante: dire una marea di parolacce molto creative rivela la vera anima di una persona, che, nel suo caso, è bontà d’animo. Esagerazione? No secondo l’Università di Cambridge - che negli ultimi anni sembra aver preso sul serio la missione di scardinare molti cliché del costume - esprimersi volgarmente è una dichiarazione di onestà rarissima. Dire le parolacce è un modo per rivelare un background difficile, dei molti problemi appartenenti a classi sociali non agiate? Vecchissima scorciatoia per dissimulare un altro aspetto.

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Secondo le risposte delle 276 persone prese in esame dalla ricerca co-curata da David Stillwell chi utilizza un linguaggio scurrile è sempre la persona che si pone più onestamente di fronte a domande tranello. Al Daily Mail il ricercatore della Cambridge University ha rivelato fierissimo «non saper filtrare i pensieri permette loro tanto di esprimersi in maniera scurrile quanto di reagire onestamente in situazioni di fiducia verso gli altri, di difesa delle persone e delle proprie azioni». In pratica: dietro a un grande vaff****o vi è spesso la sincerità del proprio pensiero che, a momento debito, si rivelerà più umano e di supporto di molti sorrisini e parole cortesi.

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Ma la tesi di Stillwell trova conferma anche in un contesto meno protetto dell’Università, ovvero i social. Un’ulteriore ricerca pubblicata sulla rivista Social Psychological and Personality Science ha coinvolto quasi 74 mila utenti di Facebook rivelando quanto la frequenza di parolacce usate nei commenti indichi posizioni sincere sugli argomenti caldi mentre, tutti i profili che vengono tenuti “lindi” risultano essere meno sinceri e molto più di facciata. Del resto una delle più vecchie fantasie sessuali non a caso è il talk: parolacce, frasi spinte, oscenità in punta di lingua. Per svelare le emozioni più profonde…

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