Scelgo lui perché non muore mai. Arredo la casa con loro tanto non serve il pollice verde. Ci sono solo problemi quando li vuoi spolverare. I cactus d’appartamento sono davvero un retaggio degli anni Ottanta, quando le case erano enormi (e non per forza enorme era anche il mutuo) e la tecnologia non occupava metà delle superfici casalinghe? No, secondo Maggie Winterfeld di Popsugar il 2016 è stato l’anno del cactus per svariati motivi e lo sarà anche per tutto il 2017. Uno dei motivi? Arredano, proteggono, non chiedono.
Gli innegabili benefici dei cactus in casa. Non neghiamolo, vi è anche una quota di praticità che si addice ai cactus e che nessuna altra pianta potrà mai vantare. Ma il motivo più fondato che ha riporto nella case i cactus - mignon o giganti - è l’enorme proprietà anti-onde elettromagnetiche che solo i cactus sembrerebbero celare tra spine e fusti verdissimi. Il wi-fi detta regole e isterie? Il cereus peruvianus (alias il cactus peruviano tra i più diffusi) entra in camera da letto, in bagno, in salotto, in cucina: ovunque ci sia un uso eccessivo di connessione internet LUI c’è. E si addossa tutte le responsabilità di quelle onde elettromagnetiche.
Nel biennio 2014/2015 il boom dei bonsai aveva letteralmente messo radici in molti appartamenti. Il business che vi era (è) dietro, tra micro-serre casalinghe e colonie per bonsai (scelte dai proprietari in vacanza), è stato (è) altrettanto diffuso. Per i cactus, invece, la questione è molto differente: sono l’equivalente verde dei gatti iper indipendenti, fanno tutto da soli, non hanno bisogno di “colonie”. Anzi di più: si prendono lo scettro di cattivissimi all’apparenza ma buonissimi nelle intenzioni (vedi spugna anti wi-fi), sono i classici brutti ma con personalità (più vecchi e bitorzoluti sono, più affascinano), arredano come sculture ma fanno sembrare la vostra casa più viva. E no, non sono da mettere sotto teca come i bonsai.
Chi non dovrebbe prendere dei cactus. Da qualche anno si contendono la conversazione maschile vs femminile quando, parlando di loro, lui pensa al listino prezzi della Cactus Citroën e lei tenta l’ingresso del decimo tacinga (della sottofamiglia degli Opuntioideae). Ma attenzione: la scelta di avere dei cactus in casa è vivamente sconsigliata a tutti quelli che stanno ancora cercando l’armonia tra i mobili di casa: un totem di aculei nei paraggi non aiuta affatto (ps: nel caso seguite questa breve guida).
Indipendentissimi, sì ma ogni quanto bagnare un cactus? Con 3mila specie di cactus ci sono molti (falsi) miti da sfatare. Il primo: ogni quanto innaffiare i cactus? I cactus si innaffiano poco, pochissimo, ma con una costanza da orchidea del tipo: si inizia a marzo nel sud Italia, si arriva a maggio nel nord Italia, si bagnano ogni 10 giorni ma dipende dalla specie che può richiedere anche una sola innaffiatura al mese. Giustificare l’acquisto dell’ennesimo cactus nell’ennesima stanza? Beh i cactus in cucina durano poco: perché finiscono direttamente nel movimento sci-fi culinario, composto da fico d’India (dalla Sicilia con molto amore) frutto dell’Opuntia specie originaria messicana. Alert: vasi di coccio sempre e comunque perché facilita l’asciugatura della terra senza macerare le radici. E poi: se i cactus crescono in mezzo alla siccità messicana forse vi conviene metterli il più vicino possibile al sole… no, il termosifone non vale. Il parquet riscaldato? Neanche.