Il collega non è un fratello sulla cui spalla piangere e nemmeno un capro espiatorio su cui proiettare le proprie frustrazioni. La voce? Bassa! L'abbigliamento? Né troppo eccentrico né troppo trasandato. Ecco 10 buone maniere da rispettare, come spiega la psicologa e giornalista Maria Pedone in Elogio della buona educazione (Le Comete FrancoAngeli, 2016, 19 euro).

1. L’abito fa il monaco. Se lavoriamo in un ufficio o in un'azienda aperta al pubblico, lasciamo perdere le mise troppo vistose e privilegiamo un abbigliamento sobrio e funzionale. Attenzione, però, a non andare all’eccesso opposto e a presentarvi al lavoro trasandati.

2. Ordine = produttività. Per i giapponesi, che hanno dedicato molti studi alle condizioni di lavoro ottimali nelle più diverse situazioni, l’ordine e la pulizia favoriscono la serenità dei dipendenti, aumentano la produttività e migliorano il clima lavorativo.

3. Un pensiero agli addetti alle pulizie. Spesso cominciano a lavorare all’alba o alla sera tardi. Rispettiamoli e facciamo in modo che possano fare bene il loro lavoro: prima di andare via buttiamo quello che non serve e lasciamo tutto a posto, in modo da facilitare le operazioni di pulizia.

4. I colleghi non sono la nostra famiglia! Né un pubblico con cui lamentarsi, spalle su cui piangere o valvole di sfogo per la propria aggressività. Questi sono compiti che si lasciano, appunto, ai familiari o agli amici nella vita privata (sempre che vogliano farlo!).

5. Solidarietà. Se si sta attraversando un periodo particolarmente difficile, trovo giusto informare il capo ufficio e i colleghi, perché la solidarietà e la condivisione sono aspetti importanti della vita sociale e anche lavorativa, però questo non deve comportare una pretesa di trattamenti di riguardo.

6. Saper gestire la rabbia! Quando, come può capitare, si è particolarmente nervosi, non è proprio il caso di farlo sapere all’universo mondo sbattendo porte o oggetti, bofonchiando, o rivolgendosi agli altri in modo brusco o addirittura gridando. Qualunque siano i problemi che ci assillano, gli altri non ne sono responsabili e non devono pagarne il fio.

7. Chiarirsi. Se ritenete che un collega si stia comportando scorrettamente nei vostri confronti, reagire con aggressività e sarcasmo non risolverà il problema e peggiorerà il clima lavorativo in toto. Cercate piuttosto un chiarimento in privato, spiegando con cortesia e fermezza quello che non accettate del loro comportamento.

8. Attenzione alle riunioni. Sono un indispensabile strumento di lavoro, ma possono trasformarsi per i presenti in notevoli perdite di tempo e accumulo di frustrazione, se non si rispettano alcune (elementari) regole di educazione: puntualità, preparazione sugli argomenti, parlare in modo sintetico, pazienza e disponibilità.

9. NB(1) per i capi. Farete in modo che le disposizioni vengano date con gentilezza, senza tono di comando e senza mai fare mancare la formula di cortesia, “per piacere” o “per favore”. Essere imperiosi non significa essere autorevoli e mal predispone il vostro interlocutore.

10. NB(2) per i capi. Gli errori vanno fatti notare con fermezza, ma pacatamente, e lo stesso vale per i rimproveri, che devono avere come oggetto unicamente il lavoro svolto, e non la persona ("Questo compito è stato svolto male", piuttosto che "Non non sei capace di svolgerlo").

Tre regole di buona creanza: 1) prima di entrare in un altro ufficio, se la porta è aperta, è bene chiedere permesso prima di entrare, mentre se la porta è chiusa, è bene bussare e aspettare di essere invitati a entrare; 2) prima di cominciare a parlare è gentile chiedere se si disturba o si sta interrompendo qualche lavoro importante; 3) se capita di dover fare delle presentazioni, è bene rivolgersi alla persona gerarchicamente superiore per presentarle l’altra.

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