Dice che bisogna essere “compassate". Che bisogna rassegnarsi a lasciare a lui il grembiulino... Fa dell’ironia, insomma, Lucia G, moglie di uno dei 2milamassoni lombardi intervenuti domenica 19 aprile all’inaugurazione della Casa Massonica del Grande Oriente d’Italia a Milano, a pochi passi dalla stazione Centrale. Tra un'intervista, una guida tra simboli e acronimi e un intervento sull’emergenziale situazione dei fratelli che hanno perso il lavoro e non riescono a ritrovarlo, Marie Claire ha messo a fuoco la figura della moglie del libero muratore. Che cosa vuol dire oggi essere sposata a un massone, esserne la compagna, custodire quel segreto che pare così poco pariopportunitario?

Lucia ha 46 anni, ha begli occhi azzurri ed è cresciuta a Milano, negli ambienti “giusti”, quelli che prevedono il liceo buono, un passaggio ribelle attraverso qualche centro sociale, e poi una maturazione critica, saggia, aperta, tollerante. Epperò è anche ferma e solida, sempre, nel suo non sentirsi subalterna a un uomo che crede a valori antichi e spesso, soprattutto in Italia, talmente in disuso da esser visti con un po’ di sospetto. «In qualche modo li ho sempre visti così anch’io», sorride Lucia, «non creda che vincere il luogo comune del massone come losco delinquente sia semplice. Penso che se un massone non ce lo avessi in casa e non lo conoscessi davvero in profondità, quel pregiudizio sarebbe ancor oggi duro a morire».

Un massone è un uomo, fin lì ci arrivano tutti. C'è da arrovellarsi, però, perché l'associazione fra uomini, specie se segreta, ha sempre qualche strano effetto: fa subito branco, esercito, cellula eversiva, adunata sediziosa, o, al meglio, spogliatoio, bisca. Fortuna che lo sguardo femminile è spesso più acuto e analitico di quello maschile. E sa fare belle distinzioni: «Mi capita anche ora, certo, di chiedermi quanti sono i massoni autentici, quelli che si mettono a disposizione dell'Uomo con la U maiuscola e della sua crescita e quelli che, invece, sperano che la fratellanza li aiuti in qualche scalata al potere». Mica dilemmi da poco, per una donna illuminata. «Quel che è certo è che ho avuto modo di testare lo spessore e il grande valore di quelli che ho conosciuto».

Neanche un rigurgito rivendicativo vetero, post o neo femminista: «Trovare offensiva l'esclusione femminile dalle logge massoniche sarebbe totalmente ridicolo. Ma dico, non ci basta aver visto di quanto si abbassa il q.i. dei maschi ogni volta che ci sono di mezzo le donne?». Lucia riesce a dare risposte impeccabili, come il suo look, lontanissimo da ispirazioni sciuresche milanesi. Eppure è impossibile scacciare dalla mente il vecchio Howard Cunningham di Happy Days con il suo ridicolo copricapo della loggia del leopardo: «Sì, può essere abbastanza fisiologico sentirsi Marion, ogni tanto. L'accessorio massonico (cazzuole, grembiulini) in se stesso, decontestualizzato dal suo universo simbolo è obiettivamente kitsch. Ma anche estremamente divertente, anche perché oggetto di grande cura da parte di mio marito».

Ma allora com'è che funziona? Quando l'uomo esce, cosa dice? “Ciao cara vado all'Agape”, come se fosse un calcetto qualsiasi tra amici? «No, certo. Se così fosse vorrebbe dire che non ho imparato nulla della massoneria». Oh oh, la cosa si fa interessante. Siamo oltre, parecchio oltre, la complicità coniugale: «Nella mia vita la massoneria ha portato una svolta non giudicante. Ho smesso di giudicare gli altri secondo quegli schemi che si sono sposati anche con le ideologie apparentemente più rivoluzionarie. Se stai a sinistra, un uomo in abito sartoriale e cravatta ti appare, anche oggi, altro da te. Viceversa se sei di destra, uno un po' scapigliato ti sembrerà un insopportabile radical chic. E quando scopri che non è mai così perché hai imparato ad andare oltre, ti senti molto meglio».

Però c'è anche un ambiente, un mondo da affrontare, quello delle amiche, del consesso femminile. Come comunicare ai familiari che hai a che fare con il rito scozzese antico e accettato? Una “loggia” che rischia di essere meno tollerante verso certe scelte. «C'è una cosa sconvolgente che si vive con quelle amiche, pochissime, che lo vengono a sapere. Esce un brutto cinismo che fa fare commenti del tipo “ma se tuo marito è massone, allora perché non è ricco e potente”? Questo è uno dei motivi per cui le mogli dei massoni si sentono perfettamente a loro agio tra di loro. Si capiscono».

Fanno lobby, insomma. Ma senza cazzuole e compassi: «La dinamica di una loggia non è qualcosa di maschile o femminile, i massoni hanno sempre modo di coinvolgere le loro mogli, che, peraltro, hanno a loro volta doveri piuttosto impegnativi. Ma quel che conta di più è che c'è un filo sottile che rende contemporanea questa dinamica. Non è forse vero che corriamo tutti come pazzi verso forme di approfondimento spirituale che ci aiutino, verso pratiche rituali che ci fortifichino, verso gruppi di autoaiuto che ci tirino fuori dai guai? E non è vero che tutto questo, a differenza della massoneria, alla fine è un consumo, che ha un costo e che, spesso, ha dietro qualcuno che ci lucra?».