«A sedici anni non vedi l’ora di andare. Non è solo la curiosità dell’adolescenza, ma anche il bisogno di scoprire chi sei, andando il più lontano possibile. Perché ciò che ti fa crescere non è solo andare a vivere tra persone di cui non sai nulla, ma soprattutto tra persone che non sanno nulla di te».

«Quello che impari uscendo dalla comfort-zone non puoi apprenderlo sui libri; ho avuto alti e bassi ma è specialmente nei bassi che scopri quello di cui sei capace, che da sola sei in grado di farcela».

Sono le parole di Elena e Sara che hanno trascorso un anno di studio all’estero con Intercultura, negli Stati Uniti la prima e in Finlandia la seconda.

Già perché sono sempre di più gli studenti che trascorrono parte (o tutto) del quarto anno di scuola superiore all’estero. Tante sono ormai le organizzazioni - ad esempio Wep, You abroud, EF - che offrono programmi di scambio. Capofila tra tutte Intercultura che sin dalla sua data di nascita, nel 1955, ha programmi di scambi in moltissimi paesi del mondo.

A differenza di tante agenzie Intercultura è un Onlus che si avvale di volontari, per lo più ex studenti che hanno già frequentato l’anno in un altro paese.

Il nuovo bando per partecipare alle selezioni si è aperto il 1 settembre ed è possibile iscriversi fino al 10 novembre 2018: un intero anno scolastico, un semestre, un trimestre, un bimestre o 4 settimane estive in uno dei 65 Paesi di tutto il mondo dove la Onlus promuove i suoi programmi.

Più di 2.200 i posti disponibili e 1.500 le borse di studio, tra quelle sponsorizzate e quelle messe a disposizione da Intercultura.

Il bando di concorso (cui l’anno scorso avevano partecipato scorso anno oltre 7.000 adolescenti) è rivolto a tutti gli studenti delle scuole superiori nati tra il 1 luglio 2001 e il 31 agosto 2004.

Tante le novità di quest’anno. Tra queste la possibilità di far valere le ore di selezione e formazione come Alternanza Scuola Lavoro: 30 ore per aver partecipato alle selezioni, 40 ore per la formazione pre-partenza, fino a 80 ore per il soggiorno all’estero e 15 ore per la formazione al rientro. Per riconoscerle contano le competenze acquisite e il parere del Consiglio di classe.

Ma c’è di più: le competenze acquisite non sono solo linguistiche. Nell’ultima ricerca effettuata da Intercultura sui ragazzi tornati da un soggiorno dicono che i benefici e le competenze che si acquisiscono attraverso i programmi di mobilità individuale sono sempre più conosciuti e riconosciuti tra gli studenti, le famiglie e le scuole.

Un dato molto incoraggiante che emerge da un'indagine effettuata da Intercultura è il numero di studenti che, al rientro, non ha trovato difficoltà nel reinserimento - 42,2% - segno che la scuola italiana si sta finalmente orientando verso una comprensione dell’utilità di esperienze internazionali. All’opposto, la temuta eventualità, paventata più dagli insegnanti che dai ragazzi stessi, di non essere in grado di stare al passo con il programma, emerge essere una difficoltà solo per il 20,8% degli intervistati.

Il miglioramento del rendimento scolastico al ritorno, secondo il 18,9%, degli intervistati da Intercultura, è trasversale su tutte le materie. Irene, un anno in Thailandia, ha spiegato ad esempio che: «Ho notato una maggiore facilità nel memorizzare le informazioni da studiare rispetto ai miei compagni, probabilmente grazie al fatto di aver imparato una lingua come il thai in un anno».

Lo può testimoniare anche Penelope, e che si è trovata nella situazione più difficile, ovvero tornare a scuola a gennaio, dopo aver trascorso un semestre in Argentina quando cioè l’anno scolastico era nel pieno svolgimento: «L'esperienza - racconta - mi ha aiutata ad affrontare le prove di verifica durante l'anno e lo stesso esame di maturità con il giusto peso, senza ansie eccessive». Penelope è uscita dalla scuola superiore con il massimo dei voti alla maturità.