Nell'eterno confronto tra maschi e femmine, chi è più abile nella vita a generare caos e sparigliare le carte? E chi a mantenere ordine e compostezza? Le opinioni dello psicologo e accademico canadese Jordan Peterson (autore del bestseller 12 Rules for Life, an Antidote to Chaos) e del giornalista Luca Bottura, autore satirico e firma di La Repubblica e L'Espresso.

Jordan Peterson

«Sì, è così, e non perché l’ho deciso io: il caos è l’ignoto, l’inesplorato, e l’inesplorato è il luogo dove nasce il nuovo. E perciò da sempre si abbina alla femminilità, che porta in sé la possibilità di generare. I concetti taoisti di Yin (femminilità, caos) e Yang (mascolinità, ordine) sono forse la rappresentazione più nota di questa idea. In più c’è che l’uno non è necessariamente negativo, né l’altro sempre positivo: il luogo dove ogni cosa è sicura può anche sfociare in angustia e tirannia, mentre il disastro che ti trovi intorno quando tutto crolla può rivelarsi un terreno di grandi potenzialità. Ma dal punto di vista di un uomo c’è da dire anche altro: niente come l’attitudine selettiva della donna rappresenta l’incontro col caos. Poche cose riescono a dargli il senso della propria insufficienza più prepotentemente del rifiuto di una femmina desiderabile. Che anche così riesce a generare il marasma, gettandolo in un sottobosco di incertezze e autocritica. Le donne in questo sono una forza della natura, osservano il maschio, lo analizzano, e la maggior parte delle volte concludono “no, tu non vai abbastanza bene”. Ed è qui che per lui tutto si frantuma. Ma sempre da qui nasce pure la sfida a sviluppare più abilità, più competenza, maggiori attrattive. Ogni sesso comunque ha i suoi pro e i suoi contro. In tempi in cui il “politicamente corretto” impera, un buon equilibrio tra caos e ordine servirebbe a uscire dalla solita, abusata logica vittima/carnefice».

Luca Bottura

«Per rispondere a un tale quesito ho impiegato circa sei mesi, mi sono fatto inseguire da chi me l’aveva chiesto, ho spedito queste mie inutili considerazioni in ritardo e nel formato di testo sbagliato. Perché? Perché sono tremendamente disordinato. Come ogni uomo. Che vive un’immeritata nomea di generica affidabilità solo perché il genere opposto si muove, quasi sempre, con un’indulgenza ancestrale, immotivata, ma estensibile a quasi tutti i campi del rapporto con l’universo maschio. Uscendo dal caso personale, è sufficiente una breve immersione nelle contingenze della cronaca per supportare un dato di fatto, più che una tesi. Applicabile anche e soprattutto ai cosiddetti uomini forti. È uomo Donald Trump, cui hanno sostituito la valigetta nucleare con una PlayStation disconnessa perché per ben tre volte ha bombardato il Wisconsin credendo di azionare lo sciacquone. È uomo Matteo Salvini, che ha a lungo indossato felpe con indicazioni geografiche perché altrimenti avrebbe confuso Las Vegas con Velletri. È uomo il capo dell’Isis, Al Baghdadi, che cerca di staccare le teste altrui solo perché non ricorda dove ha messo la propria. È uomo Vladimir Putin. Che parrebbe l’eccezione all’assunto: è infatti sistematico, efferato, affidabile nella sua luciferina e pervasiva azione quotidiana. Ma soprattutto odia i gay. Perché è uomo, ma sta cercando di dirci qualcosa. Lui, o almeno la sua parte femminile».