C’è una Kate Moss 23enne che guarda una Linda Evangelista 32enne che sembra uscita da uno studio di Andy Warhol. In mano flûte di champagne e tra le dita della stessa mano una sigaretta (fumata in luogo chiuso e davanti ai paparazzi). È il 1997, le due top siedono, chiacchierano e costruiscono il mondo nella moda su una panchetta durante un party low profile a Manhattan. 2018 ci sono Kendall Jenner e Bella Hadid che camminano in tuta, sneakers a tre zeri e occhiali da sole stile Matrix sempre a Manhattan, in mano cellulari per note vocali, selfie social per controllare i codini in testa stile giappo girls. Cosa facevamo con le mani prima che esistessero i telefonini? Nei giorni del rilascio di quello che dal Washington Post a The Verge è stato definito il miracolo di Apple sotto i mille euro, il nuovo iPhone XR - fotocamera da ritratto juergentelleriano e schermo effetto liquido - la domanda non è pura nostalgia e no, non finisce lì con la review del nuovo iPhone. Come nel passato giganti del design hanno liberato le nostre mani dai scomodi strumenti (Achille Castiglioni grazie alle sue forme stondate ha reso oggetti di uso quotidiano strumenti meno noiosi, vedi il coltello per la maionese Kraft) oggi la tecnologia deve tornare a liberarci le mani. Velocemente e per diversi motivi. Il primo: salvarci dalla dipendenza da smartphone che non ammette conversazioni più lunghe di 2 minuti senza un check al gioiellino tech e soprattutto ci impegna per troppo tempo le mani, impossibilitate di dare / fare altro. Si ma come?

Il nuovo iPhone XR ha un chiaro compito iniziato con il suo predecessore: guardami e mi sbloccherò per te più rapidamente, in breve tempo e con l’opzione aggiuntiva di ammettere versioni del tuo viso con incluso casco, occhiali, cappelli, insomma gadget che complicano l’identificazione infrarossi (opzione migliorata rispetto all'iPhone X). Il punto è avere le mani libere da pin da comporre. Chiaro. Review troppo semplice di un gioiello che si fregia del processore A12 Bionic e ha fatto del riconoscimento facciale under 1.000 euro il più vicino scenario distopico? No, se pensiamo che il gesto del NON digitare ma del guardare faccia a faccia uno schermo porterebbe a una micro soluzione a quello che già nel 2015 comparve nello studio della Australian Spinal Research Foundation condotto da James Carter: stiamo crescendo i figli dello smartphone ,colpiti da una scogliosi data dal piegarsi sui cellulari con troppa costanza.

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Kate Moss e Linda Evangelista quella gobba da chat WhatsApp l’hanno evitata chiaro, ma se siamo dipendenti dalla tecnologia e non più dai vizi non è tutta colpa degli smartphone. Ri-proponiamo la domanda: cosa si faceva con le mani prima che la tecnologia ci occupasse occhi mente e dita? La questione torna sempre a quella foto con bicchieri, vino bianco e sigarette datata 1997: il fumare nei locali impegnava le mani nel rituale dell’accendere e inalare il vizio più vecchio del mondo. Prima dell’epoca tecnologica selfistica ci si faceva fare le foto con gli occhi rossi come i conigli. E poi si commentavano le foto giorni, settimane dopo. In quelle foto le mani erano il miglior strumento per la lettura del linguaggio del corpo: antenne per scienziati degli umori, troppo aeree per i popoli di lingua latina, troppo pugni in tasca sui red carpet di Hollywood. Le mani parlavano. Oggi parlano sempre loro, le scatoline tecnologiche: la via di mezzo? Renderle (ancora) più utili: tipo studiare le lingue con Memrise, app che permette studiare quasi 200 lingue grazie al riconoscimento degli oggetti mediante Core ML, in pratica dove prima puntavi il dito ora punti l’iPhone verso un oggetto, scatti una foto e poi Memrise identifica l'oggetto nella lingua corretta. Lo smartphone diventa prolungamento attivo del corpo, lingua inclusa. E non è più una metafora.

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Sulla questione uso delle mani o schiavismo da tecnologia Raymond Wong di Mashable riporta il tweet di Elon Musk sul test della Tesla Autopilot Drive on Navigation che premia tanto il suo essere a emissioni zero quanto avere nell’aggiornamento del software miglioramenti rapidi al pari di un aggiornamento di smartphone. Mani libere e dubbi in arrivo: la versione del software 9.0 porterebbe l’auto che si guida da sola “a sterzare automaticamente, cambiare corsia, prendere le uscite agli svincoli giusti e nuove funzionalità per il pilota automatico”. Mani libere e coscienze meno per il gigante di Elon Musk? Wong riporta le dichiarazioni ufficiale del team Tesla che confermano quanto sia necessario verificare tutti gli aggiornamenti del nuovo software prima di gridare al miracolo delle mani via dal volante perché, nonostante sensori e videocamere sparse per il perimetro dell’auto, la guida NON è del tutto autonoma e quelle benedette mani devono ancora rimanere versione auto-scuola a dieci e dieci sul volante. C'è da dire che la tecnologia ci vuole aiutare a tornare umani e non schiavi dei pin, empatizzando con noi nei peggiori fastidi tipo "pioggia, caffè e soda" (il claim umano dell'iPhone XR che supporta questi liquidi), svelandoci quanto usiamo la chicca di Apple direttamente sotto le indicazioni meteo e notifiche social: tempi di utilizzo suddivisi tra produttività, letture e riferimenti, social network e una clessidra che non fa sconti. Davanti a questo alziamo (finalmente) le mani?