C’è un bicchiere di champagne con una mora che galleggia indisturbata. Sotto i nostri piedi (molte migliaia di piedi) la costa adriatica priva di rumorosi turisti. Nella toilette un sedile di pelle tortora cela ciò che il lusso non vuole mostrare. Qui, seduti tra formaggi francesi e profumate creme ristoratrici Aesop, si sono chiusi accordi commerciali, probabilmente nomi come i Carter avranno riascoltato Lemonade prima dell’uscita e Federer si riprendeva dalla botta emotiva di un Wimbledon sfumato. Ma queste sono solo il 15% delle ipotesi: siamo su un jet privato NetJets, la compagnia più importante per i voli privati fondata nel 1964 e da 20 anni controllata in toto dal gruppo Berkshire Hathaway. Ps: l’azienda attuale è un sogno creato da Warren Buffett, lo stesso uomo che era un cliente della società americana e che, nel 1998, ha fatto quello che gli viene meglio: non essere cliente di nulla e comprarsi tutto. Il concetto di privato è così importante che non si può associarlo a charter, parola che i corpi sartorialmente vestiti del board di NetJets non riescono a pronunciare tanto quanto la definizione di “voli commerciali”. Per capire di che mondo si parla quando si parla di uber-dei-cieli o air-sharing, saliamo a bordo previo slot di domande retoriche. Nel 2018 chi vola in jet privato? Quanto costa volare in jet privato? Nel 2018 a chi è concesso il lusso estremo di un volo che decolla per un colpo di testa di 10 ore prima (questo è il limite massimo per organizzare un volo last-last-last second)?” In una tranquilla mattina autunnale tutto quello che scopriamo a tema jet avviene in volo, ci imbarchiamo da Linate Prime in 24 secondi di controlli con quella domanda quieta e anacronistica in tempo di influencer e junior billionaire “come’è volare in jet privato?”. Quello che ci scollerà dalla realtà per portarci in un’altra è un dialogo che avviene a fianco del pilota: i jet privati volano sopra tutti, in un lembo di cielo dove il tempo si annulla ancora di più e dove sotto N altri piedi volano gli aerei che usano il 99% delle persone. Perché questo è uno dei mercati più fiorenti? Perché i ricchi sono sempre più ricchi o perché il lusso è, e rimane, il tempo? Entrambi. Immaginate un volo che parte da un ranch privato in Texas e atterra a NYC in tempo per l’apertura della borsa Wall Street. Non è un film di Martin Scorsese: è la routine che ha concesso all’azienda di trovare negli States il suo primo mercato. Immaginate il concetto di car-sharing applicato a una compagnia di aerei privati: un gruppo di aziende giovani, molto giovani, che hanno decisamente svoltato in quel della Silicon Valley ora si possono comprare in società o in solitaria una quota per un jet tra quelli previsti dalla flotta di NetJets e quando non sarà più nelle voci di bilancio potranno ri-vendere la quota al prezzo di mercato (in gergo società frazionata). Oppure non si deve per forza acquistare un aereo dei 700 della flotta: si possono acquistare delle Private Jet Card con miglia a piacere. E usarle come un abbonamento di qualunque sharing-economy che si rispetti: paghi quello che usi effettivamente (entry price del pacchetto: 180 mila euro per 25 ore di volo).

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Lusso estremo neo sovietico? Interni placcati oro come nei migliori sogni di un armatore di Macao? No, chi può volare in jet privato lo fa anche per l'eleganza sublime che rilassa lo sguardo, come dire gli aerei sono dei gabbiani e i jet privati sono gli albatros dal sopracciglio nero (che vivono in Patagonia). Il design di una suite minimalista in volo tra colori caramello, cotoni monacali, prodotti beauty agrumati qb, porcellana fine e caffè nostrano, e mentre chiediamo all'AD di NetJets Europe, Mario Pacifico, uno degli insospettabili pro del volare in jet privato il mercato e la finanza si spostano per fare spazio al lifestyle “gli effetti per la salute fisica sono notevoli. Non è un caso che tra gli ambassador abbiamo Roger Federer. Non si tratta solo di volare nel lusso ma di recuperare tempo e farlo comodamente azzera lo stress da volo. Basta arrivare 10 minuti prima del decollo". Riassumendo agli estremi il concetto è che i voli privati raggiungo altezze maggiori e questo garantisce una combo tra pressurizzazione e altezza eccellente per il corpo, quasi un elisir di giovinezza. Tra un menu della catena Mandarin e un rilassamento muscolare vi è necessità di investire in nuovi mercati come quello asiatico, non più Cina ma le appendici della tigre di carta aka Corea, Hong Kong. E se a Milano arriveranno investimenti custom (cinque persone dedicate per lo scalo di Linate Prime in quello che è il terzo paese di riferimento per il mercato con quasi 7.500 ore volate) non vi è modo di scucire una sola celeb che in questa Linate entra ed esce indisturbata da occhi indiscreti. Del resto la maggioranza dei piloti ha un passato nell’aeronautica militare, mentre il personale di bordo viene selezionato anche da prestigiose accademie britanniche per maggiordomi: dopo tempo il secondo pilastro del lusso è la privacy, e crepi l'avarizia in merito - gli hotel 7 stelle confermano. La terza colonna dorica del lusso è la sicurezza di sapere sempre chi vi è al comando e su che veicolo viaggeremo: per la serie adieu lista delle compagnie più sicure al mondo (o non). Mario Pacifico ci tiene a ragionare sul concetto di tempo e costo: “il più grosso valore di questa azienda è la sicurezza estrema: quando Buffet comprò l’azienda diede un suo imperativo “non si lesina sulla sicurezza”, i nostri piloti volano solo su un modello di aereo (il 40% dei veivoli ha meno di 3 anni), e la media prevede che abbiano 1.500 ore di volo. Noi ne pretendiamo 5 mila”. Volare in jet privato è anacronistico? È un mix tra Jackie Kennedy che scende dall’Air Force One per salire su uno dei voli privati di Onassis? O è il futuro già in atto delle aziende che abbandonano le compagnia di bandiera per viaggi più su misura? Forse è anacronistico essere saliti su un jet privato nel 2018. E tra gli scossoni delle compagnie di bandiera e i sogni di Elon Musk che puntano a Marte l’air-sharing prende quota. Pardon: lo sharing non era l’economia più cheap del mondo? Proprio no.

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