Il vero, grande debutto di Google al Salone del Mobile di Milano, ovvero in quella che si sta ormai accreditando come una delle kermesse più importanti al mondo nel mondo del design, è avvenuto un anno fa. E con una serie di personalizzazioni del suo sistema per la gestione della casa, che negli ultimi mesi è esploso - sia come popolarità che per le vendite - anche in Italia. Allora, non fu nulla di veramente rivoluzionario ma, di fatto, ebbe un forte significato e impatto simbolico poiché segnò l'ingresso del colosso di Mountain View nel settore.

In occasione dell'edizione del Salone del Mobile 2019, invece, Google ci mostrerà qualcosa di ancora più speciale. O meglio, ce lo farà percepire. L'oggetto di questa novità sarà una sorta di installazione - battezzata Google A Space for Being: Exploring Design’s Impact On Our Biology - che avrà come protagonisti principali gli stessi visitatori. Un sistema hardware. E un algoritmo. Ci troviamo, qui, nel campo della neuroestetica, cioè quella disciplina che studia come la bellezza “faccia colpo” sul cervello. L'opera si dipanerà in tre sale allestite nello spazio Maiocchi dall'architetto Suchi Reddy, e arredate con la linea di mobili scandinavi Muuto. Colore, profumo, suoni e illuminazione, diversi per ogni area, potranno essere percepiti dal visitatore grazie a un kit di sensori wearable che registreranno e misureranno una serie di dati biometrici, come la frequenza cardiaca, la temperatura corporea, la conduttività della pelle, il movimento.

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Ciascuno dei visitatori dell'installazione Google al Salone del Mobile 2019 sarà invitato a trascorrere cinque minuti in ogni stanza, così che il sistema combinato tra l'hardware e l'algoritmo nel cuore del software possa misurare la risposta biometrica a ogni variazione del design e dei suoi effetti. E, soprattutto, evidenziare gli eventuali contrasti mostrando, per esempio, che a fronte dell'espressione di un gradimento nei confronti di una stanza, il corpo potrebbe aver reagito in modo diverso. Al termine dell'esperienza, gli ospiti riceveranno un prospetto contenente la spiegazione visiva delle varie reazioni registrate. Sullo sfondo di tutto ciò resta un grande interrogativo: perché Google ha deciso di legare il suo nome a una iniziativa di questo genere? Ha intenzione di mettere in atto un'ulteriore fase di diversificazione, diventando produttore di design? Progettista di ambienti? Oppure medita di trovare una via per raccogliere dati da utilizzare nella creazione dei suoi prodotti?