Grumpy Cat è morto, anzi, morta perché non tutti sapevano che il gatto più imbronciato del mondo da 2 milioni e mezzo di follower, protagonista di centinaia di meme sul piacere di dire sgarbatamente "no", fosse una gattina. Si chiamava Tardar Sauce, era una meticcia persiana e siamese e beh, non era neanche anziana, solo sette anni. La micina, che lavorava due ore al giorno posando per foto o incontrando fans e celebrità, e che si contendeva il titolo di più famosa del web con Lil Bub, era nata il 4 aprile del 2012, ma essendo affetta da una forma di nanismo felino congenito, che le aveva donato la particolare espressione imbronciata, non aveva lunghissime aspettative di vita. Anche se la sua amica e contendente Lil - ci fu tempo fa un crossover in cui apparivano insieme in alcune foto – gode ancora di buona salute, con la dipartita di Grumpy Cat si chiude la proverbiale "era" di cui si parla in questi casi, quella della prima fase dei social quando ai convegni di comunicazione, gli speaker profetizzavano che i gattini avrebbero dominato il pianeta.

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Da quando Facebook è diventato popolare in tutto il mondo, fra il 2004 e il 2008, siamo stati in tanti ad aprire un profilo anche per il nostro animale domestico e a scambiare l’amicizia con gli altri animali domestici. Alcuni di questi, più buffi, più carini, più diligenti, più belli, sono diventati delle star. Poi hanno cominciato a spuntare i primi addii e i padroni delle inconsapevoli bestiole hanno dovuto affrontare la realtà che tutti sanno e a cui tutti cercano di non pensare: che cani e gatti hanno un solo, grosso difetto. Vivono poco. Uno dei primi ad andarsene, fra le star, è stato Colonnel Meow, il persiano con il breve record del Guinnes dei primati per il pelo più lungo del mondo: 23 cm. Il poverino è stato soppresso a soli tre anni, nel 2014, a causa di problemi cardiaci e i suoi numerosi fans nel mondo sono rimasti sconvolti. Lo scorso gennaio, a 13 anni, se n’è andato anche Boo, volpino di Pomerania diventato stra-popolare perché sembrava un peluche e perché il padrone lo portava a spasso con gli stivaletti alle zampe. Al suo attivo aveva 17,5 milioni di like accumulati nel tempo.

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Si sospetta che di molti di questi, che sono diventati una fonte di guadagno per i padroni, la scomparsa venga anche tenuta nascosta. Di certo, però Lil Bub, la gattina con la lingua di fuori, protagonista di un documentario sul fenomeno dei gattini in rete, Lil Bub & Friendz, premiato al Tribeca Festival sembra essere ancora tra noi. Ma anche la sua stella brilla ancora solo perché ci si è affezionati a lei. Ormai gli ultimi irriducibili seguaci del fenomeno preferiscono seguire le storie di Progetto Quasi, l’associazione che grazie a una campagna di marketing ironico riesce a trasformare i cani più brutti del mondo in oggetti del desiderio. Cosa resterà di Grumpy Cat dopo anni di onorata carriera e una statua dedicata al Museo di Madame Tussauds? Un sacco di merchandising – esiste anche l’app per giocare – che ora andrà a ruba per rendergli omaggio come è giusto. E, come dicono oggi i meme su Facebook: vai piccola Grumpy, vola sul ponte dell’arcobaleno.

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