Metti un weekend a Monte Carlo, tra gare d'equitazione, e la crème de la crème dell'aristocrazia europea e americana. Assente (più che) giustificata: Charlotte Casiraghi...

Una cappa di caldo avvolge il Principato, mentre si scende in macchina per i tornanti, e si osserva dall'alto il mare piatto puntellato di yacht. Una temperatura atipica per Monte Carlo, infausta per chi dovrà dare prova delle proprie abilità al Longines Global Champions Tour di Monaco, un weekend dedicato al salto ostacoli, una delle 17 tappe del campionato che vede sfidarsi amazzoni e cavalieri, in uno dei pochi sport nei quali l'unica differenza la fa il talento. Sesso o età sono categorie che si piegano, di fronte all'eleganza con la quale si riesce a completare uno dei percorsi più difficili, con un campo stretto che non consente molto spazio di manovra - odiato e amato da chi ci si deve confrontare - e però con una vista mare, di fronte al Port d'Hercule. Alle spalle degli spettatori, si scorge invece il Palazzo Reale, ma le sue stanze, in questi giorni, sono vuote: Charlotte Casiraghi oggi è in Provenza, dove sta convolando a nozze - per la seconda cerimonia, quella religiosa - con Dimitri Rassam.

Nonostante l'assenza di tutta la famiglia reale, però, che partecipa religiosamente al torneo ogni anno, tra gli spalti e sul campo sfila comunque l'aristocrazia europea "che conta", e che si dà appuntamento al torneo inventato dal campione olimpico olandese Jan Tops nel 2006. Tra marchesi e duchi e visconti con prole dai caschetti dorati e blazer rossi dai profili neri - e quindi molto austro-ungarici - la mente torna subito all'infanzia dei primi anni 90, e di Gran Balli della Rosa e matrimoni nobiliari trasmessi alla tv, quando quelle figure in tight e cappelli eccentrici, vestite di piume e di titoli che facevano capitolare il cognome a capo, sembravano appartenere a un altro universo, parallelo e lontanissimo.

Invece sono qui, al tavolo accanto, sugli spalti, in posizione perfetta per godere del Gran Prix, l'evento principale della competizione e della cena. Lo champagne scorre a fiumi, come da stereotipo. Ci si chiede, prese dalle ansie da prestazione delle debuttanti tra la crème de la crème, se avremo azzeccato l'outfit, il dress code parlava genericamente di “elegant”. Il pericolo da evitare è l'odioso overdressing, ovvero esibirsi in piumaggi e strascichi forse poco consoni ad un evento all'aperto che inizia alle sette di sera. Le più furbe, infatti, sfoggiano abiti da cocktail con stampe floreali, scarpe basse. Un concetto, quello di eleganza che si fa comunque complesso, con 38 gradi. Eppure, in blazer e camicia, i rappresentanti maschili della categoria “nobili” non sudano. Non una stilla d'acqua sembra imperlare la fronte degli uomini, perfettamente a loro agio con temperature torride, gli occhiali sixties à la Gregory Peck a coprire lo sguardo, mentre salutano altri visconti che forse hanno visto il mese scorso, a un matrimonio a Parigi. Più che sangue blu, sangue freddo.

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Sempre molto riservata, come può essere chi è cresciuto sotto l'occhio delle telecamere e della odiosa compassione collettiva che si riserva a chi perde i genitori sin da piccola, non si trova Athina Onassis: la nipote amatissima dell'armatore Aristotele, ormai residente in Brasile con suo marito, Álvaro Alfonso de Miranda Neto - professione, ovviamente, cavaliere - è probabilmente nelle scuderie, in quanto madrina del Global Champions Tour, definito la Formula 1 dell'equitazione, ma soprattutto, come amazzone provetta, che ha partecipato ai Mondiali del 2014. Si è palesata al cocktail d'apertura dell'evento, i capelli ormai lunghissimi e un abito sobrio, nero, in pizzo. Un equilibrio, il suo, miracoloso, al netto delle pressioni e delle attenzioni che ha dovuto subire dalla più tenera età, quei 3 anni allo scoccare dei quali perse sua madre, divenendo l'erede unica delle fortune - ancora impossibili da quantificare - del nonno. Sarà per questo che non cerca mai le telecamere o le fotografie, alle quali si concede con una parsimonia che è raffinata senza scadere mai nella freddezza. E, però, non solo di aristocrazia si popola il torneo, occasione della maison di orologeria svizzera di presentare un nuovo modello, cronografo ufficiale della competizione - e in questo caso si tratta dell'Hydroconquest Longines, linee sportive e inserti in ceramica colorata. I cugini americani, iscritti a caratteri cubitali nell'aristocrazia emotiva del loro paese, per meriti imprenditoriali o artistici, partecipano al torneo, dove vengono a supportare la prole talentuosa, e datasi all'ippica nel senso letterale del termine.

Jessica Springsteen, figlia del vate della middle class Bruce, qui è un'habituée. Profilo che ricorda quello della madre Patti Scialfa e viso allungato, sarà pure il prodotto genetico di un ragazzo del New Jersey divenuto famoso per i jeans usurati dalla vita, e dalle fatiche della classe operaia, con i quali posava sulla copertina di un album divenuto leggendario, Born in the Usa, ma ha la raffinatezza naturale della New York dell'Upper East. Un altro cognome pesante, che qui si sente pronunciare spesso, è quello di Jennifer Katherine Gates. La maggiore di Bill, ha i capelli rossi di Melinda - imprenditrice illuminata, e di recente intervistata da David Letterman nella seconda serie del suo talk show su Netflix Non c'è bisogno di presentazioni. La ventitreenne è buona amica di Charlotte, che ha conosciuto, forse, proprio sui campi e tra le scuderie delle competizioni.

A gareggiare per gli Stati Uniti, però, c'è Georgina Bloomberg, figlia dell'ex sindaco di New York, Michael. Un nome che sembra uscito da uno dei loft a Manhattan di Gossip Girl, ha cominciato a cavalcare a soli 4 anni, scrivendo libri dedicati all'argomento (The circuit e Off Course, tra gli altri) e a 23 ha fondato The Rider's Closet, ente benefico che raccoglie i vestiti già utilizzati di amazzoni e cavalieri, regalandoli a club che fanno ippoterapia. Una passione, quella per i cavalli, quasi impossibile per lei, nata con la spondilolistesi, un'anomalia della colonna vertebrale che ha corretto dopo diverse cadute, e un intervento che l'ha tenuta lontana dai campi per otto mesi. Francese acquisita, al cocktail è passata anche Mary-Kate Olsen con suo marito Olivier Sarkozy. Abbronzata come solo dopo ore passate su un lettino di qualche beach club sulla costa francese, indossa un abito monacale, nero, con collo da camicia, si suppone The Row, accennando un raro sorriso. In qualche foto di gruppo con altri visconti di Borbone, Olivier, con il viso pieno e la camicia in denim, sembra la versione casual, e decisamente più rilassata, di suo fratello, ex presidente de la République un po' appannato dagli scandali.

A fine serata - con il trofeo vinto dall'olandese Maikel Van der Vleuten - si viene equipaggiati con un braccialetto, un anonimo (e molto generoso) proprietario di uno yacht ancorato al porto, darà una festa alla quale parteciperanno cavalieri e amazzoni, il bracciale fungerà da lasciapassare. All'ingresso si abbandonano le scarpe in favore di pantofole in spugna - il legno dello yacht richiede una certa attenzione - e dopo aver accettato l'ennesimo calice di champagne, si sale ai piani superiori, non senza una certa curiosità per gli interni. Si scorgono una sala riunioni, una cantina, una palestra, ma il personale alle porte, gentile ma fermo, induce senza pressioni a dirigersi sul ponte. Si beve gin tonic, il personale offre democraticamente sushi, pizza e vodka. Vicino all'idromassaggio, con la vista sul mare, si chiacchiera amabilmente con un giovane armatore di Porto, le luci della città sono accese e si riflettono nell'acqua. Athina e le altre, però, non ci sono. Chissà, ci si chiede, forse anche loro si stancano di yacht e impegni ufficiali, cene e gran balli. Ce le si immagina, sorridendo, mentre si infilano in un paio di jeans e si recano in qualche trattoria da esperti conoscitori della geografia del Principato. Parleranno di cavalli, certo, ma forse anche dell'ultimo episodio di Big Little Lies. A parte il sangue freddo, e i titoli infiniti, forse, sono più simili a noi di quanto non ci aspettassimo...

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Stefano Grasso