Una buona manciata di mesi dopo che si sono conclusi i festeggiamenti per i 30 anni di vita del web, un'altra ricorrenza si affaccia nella tecnologia che ha saputo cambiare il mondo e le nostre abitudini come poche altre. Cinquant'anni fa, in una stanza dell'università della California accadeva qualcosa di straordinario, anche se in quel momento nessuno aveva potuto immaginare quanto: un computer connesso alla rete chiamata Arpanet inviava il primo pacchetto di dati che, alla fine del suo tragitto avrebbe dovuto raggiungere altri tre computer collegati allo stesso network attivo nell'Ateneo. Era il passo primordiale per la nascita di Internet e della sua grande rivoluzione.



Prima di ripercorrere le tappe principali di questa storia chiariamo le due voci essenziali del paragrafo precedente: Arpanet e i dati a pacchetto. La prima (si chiamava inizialmente Milnet) fu creata ai tempi della Guerra Fredda dal Dipartimento della Difesa americana. Era una rete di comunicazione. Anzi un reticolato, in cui i cavi che permettevano il passaggio delle informazioni erano organizzati in maniera simile alla tela di un ragno. Era un network alternativo, la cui ragion d'essere era di consentire che le comunicazioni militari potessero avvenire comunque, anche nel caso in cui le conseguenze di un conflitto bellico avessero portato all'interruzione o addirittura alla distruzione della rete di comunicazione “ufficiale”, nonché nell'eventualità che uno o più segmenti di Arpanet risultasse danneggiato.

Il pacchetto... Gli scienziati statunitensi ebbero un'intuizione clamorosa quando teorizzarono che la conformazione a reticolo era geniale ma non sufficiente a garantire la continuità della comunicazione. Per questo ci voleva un inedito sistema di circolazione dei dati che li rendesse capaci di individuare percorsi alternativi nel network nel caso in cui dovessero incontrare ostacoli o interruzioni. Nel sistema tradizionale, infatti, la comunicazione avviene in maniera lineare e, nell'ipotesi che il capo deputato a condurla si interrompa, si interromperà pure lei. Ecco che, invece, i cervelloni a stelle e strisce si inventano un sistema in cui ogni comunicazione viene spezzettata in tante parti (i pacchetti, appunto) ciascuna delle quali riceve un “codice” identificativo univoco da un software apposito presente al punto di partenza capace anche di indicare il punto di arrivo. Una volta marchiati, i pacchetti di comunicazione, saranno liberi di circolare nel network ottimizzando il loro percorso e individuandone di alternativi qualora si trovassero di fronte a interruzioni. Giunti a destinazione, i pacchetti venivano raccolti da un altro programma e ricomposti esattamente com'erano partiti.



L'esperimento fu un successo e, due anni più tardi, i computer collegati ad Arpanet erano diventati già 23. Giorno dopo giorno, la rete si allarga e include anche sedi universitarie al di fuori degli Usa. Bisognerà, tuttavia, attendere un'altra decina di anni perché si arrivi a un nuovo step evolutivo: Arpanet diventa Internet, viene ideato un meccanismo più sofisticato per la circolazione dei pacchetti (il cosiddetto protocollo TCP/IP) e nascono i primi nomi di dominio (.com, .net. .it, per intenderci). Alla fine del decennio un informatico britannico, Tim Berners-Lee inventò il World Wide Web. Anno dopo anno, la cresce a ritmi sempre più serrati e agli inizi di questo millennio, si contano oltre 200 milioni di utenti in tutto il mondo. Da un piccolo laboratorio universitario a un medium molto eterogeneo che si spinge fino a essere un vero e proprio nuovo apparato economico, un mondo parallelo, digitale, in cui è possibile fare tutto, o quasi: comunicare, in primis, ma anche informarsi, fare acquisti e gestire il denaro, ascoltare la musica, guardare video, interagire con il prossimo, trovare il partner, il lavoro, e perfino scegliere il leader politico del proprio Paese. E non è ancora finita...