New York, 5th Avenue, civico 245, suite 1102. Al 24esimo piano di un grattacielo in stile art déco, vista su Madison Square Park e grandi finestre come nei migliori cliché da blockbuster americano, vi è la sede di Status Money. Non UN’ennesima app dove annotare, orgogliosi, le entrate del mese e, un po’ meno a testa alta, quelle uscite di cui potevamo fare a meno. Pensata da Majd Maksad e Korash Hernandez, due Zuckerberg della finanza che incontra la scienza, Status Money è chiamato il “social network dei soldi”. Un luogo liquido dove, come per Facebook, Instagram, TikTok, gli utenti possono sbirciare le vite gli uni degli altri. In questo caso, però, il soft spionaggio è dedicato agli antri dei portafogli, dei conti correnti, delle causali dei bonifici. Insomma, tutti possono vedere come gli altri spendono i loro soldi, tutti possono chiedersi come guadagnare più soldi degli altri. “La gente tende a incoraggiarsi e supportarsi a vicenda, soprattutto se simile è la condizione economica, soprattutto se quella condizione economia non è delle più rosee”, spiega il CEO e co-fondatore Majd Maksad a Mic.com. “Chiunque abbia mai avuto dei debiti importanti sa quanto questa situazione possa far sentire soli, portare addirittura a depressione e autoisolamento. In questo caso, Status Money, può essere d’aiuto per trovare conforto o, ancora meglio, un consiglio da chi ha trovato una soluzione per uscirne”. Sul social network dell’economia privata, infatti, esperti e meno esperti della gestione delle proprie finanze possono interagire per tirare acqua al proprio mulino, o a quello degli altri, per i più magnanimi. E, visto che la trasparenza e l’obsolescenza dei tabù sui soldi sono gli scopi con cui Status Money è nata, chiedere a un perfetto sconosciuto di cui però sappiamo perfettamente gli zeri sul conto in banca, come guadagnare tanti soldi (come hai fatto tu)? non sarà poi un’onta così grande da digerire, dietro i nostri piccoli schermi capacitivi.

“Sapere che gli altri hanno esattamente i nostri problemi economici ci fa sentire meglio, meno soli” gli fa eco Kristin Wong, autrice di Get Money: Live the Life You Want, Not Just the Life You Can Afford. Con un libro/manuale/vademecum di vita dal titolo che non lascia spazio a interpretazioni romantiche, vivi la vita che vuoi e non solo quella che puoi permetterti, la Wong intervistata dalla brillante penna di Mic.com, Marianne Eloise, spiega come, vuoi perché figli delle insicurezze economiche post crisi dei primi Duemila, vuoi per la nascita di un nuovo mondo e modo di “condivisione”, i millennials siano la generazione più propensa a dire, fare, guadagnare più soldi. E, soprattutto, senza ritrosie sul mostrare come ci si è riusciti. “Parlare di soldi è stato un tabù per molto tempo, ma solo adesso ci rendiamo conto di quanto ci abbia fatto male. Meno parliamo dei metodi per guadagnare più soldi, meno sapremo dove va il business del futuro. E più crescerà la disuguaglianza economica della società”, la parola (e la palla avvelenata) passa a Emily Egan, marketing manager della società finanziaria The Financial Gym. Comprare una casa senza l’aiuto dei genitori, pagarsi la retta all’università, investire tutti su un master che potenzialmente potrebbe cambiare radicalmente la percezione del nostro curriculum, quello di “trasparenza economica” è un concetto non più relegato ai compendi di micro e macro economia, ma alla daily routine della generazione Z. “I nostri nuovi clienti parlano di soldi senza vergogna”, continua la Egan, “è estremamente importante condividere le esperienze personali, dal sessismo aziendale che si traduce nelle buste paga ai gap salariali non giustificati, ci fa sentire meno vulnerabili e più disposti al cambiamento e ad alzare la voce di fronte alle ingiustizie economiche”.

Se la trasparenza, quindi, è la chiave di (s)volta da cui partire per amministrare al meglio le nostre finanze, app come Status Money o magazine di finanza à porter non possono che coronare poi quel processo di autodeterminazione economica. Partito, come spesso accade, da una domanda. Come fare soldi da casa senza investire?, ad esempio. Dilemmi amletici che le generazioni passate risolvevano solo alla corte di promotori finanziari e commercialisti, dalla parcella che era già di per sé un dilemma. Quella che molti chiamano pop finance, ovvero quel parlare di economia e risparmi su blog, canali YouTube, account Instagram dedicati e podcast da ascoltare in metro nel tragitto casa-lavoro, è un vero e proprio cambio e ricambio tanto culturale quanto generazionale. Che non significa prendere l’argomento alla leggera, ma dotarsi di strumenti più leggeri per comprenderlo appieno. Che non significa etichettare come “cafone” chi racconta come guadagnare soldi extra da casa in un video da milioni di views su Instagram Tv. Che non significa appiccicarsi addosso quella sensazione da peccatori-voyeur di quando digitiamo su PornHub la nostra categoria preferita. L’unico problema nella domanda come guadagnare più soldi degli altri? sono gli altri, ovvero chi guarda solo al proprio orticello senza immaginarsi al 24esimo piano di un grattacielo in stile art déco, vista su Madison Square Park e grandi finestre.