«Siamo arrivati a essere anche in 35, per la comunione di Bianca. D’estate, poi, in Puglia dove la mia ex suocera ha una torre saracena, anche di più, lì c’è sempre un viavai di parenti: ex mariti, nuovi compagni, zii, cugini, nonni».

Adele, 48 anni, di Milano, divorziata da due, mamma di due adolescenti, e da tre anni con un nuovo compagno che di figlie ne ha a sua volta tre, di famiglia allargata se ne intende.

«Ci ho lavorato tanto», racconta, «occorrono tempo, rispetto e ascolto per capire i lenti processi di integrazione, soprattutto dei figli che con la separazione dei genitori subiscono una ferita molto dolorosa. La logistica e gli impegni sono tantissimi: lavoro, case diverse e cinque ragazze dai 12 ai 24 anni, compagni ed ex mariti. Solo un esempio: due figlie di Giorgio (il nuovo compagno, ndr) vivono fuori Milano con la madre, una invece con lui in città. Non è semplice, il collante è l’aiuto reciproco sia con Giorgio sia coi miei genitori che, da separati a loro volta, mi sono sempre stati vicini. Dopo molti momenti bui ora sento armonia, equilibrio e serenità. La percepisco quando la mia ex suocera mi invita per il pranzo di Natale e lì c’è anche il mio ex marito con la sua nuova compagna e io ci vado con Giorgio e le ragazze. O quando andiamo tutti insieme da mia madre e lì ci accoglie il suo nuovo partner. E ci viene anche mio padre e persino un nostro amico single praticamente “adottato”».

La vita di Adele a Matilde, 45 anni, pare un film. «Che bello se anche la mia fosse come quelle grandi famiglie che vedi al cinema dove sembrano tutti felici». Lei, separata, il giorno di Natale lo passa da sola a casa dei genitori a Ferrara.
«Marco, il mio ex marito, prende i figli e va in montagna dalla nonna con la nuova compagna. La mia ex suocera mi ha escluso. Non ci siamo più viste e temo che la fidanzata del mio ex, più giovane di me, sia più piacevole per le mie figlie adolescenti. E poi ci sono problemi con il mio attuale compagno: dopo due anni insieme, ancora non se la sente di presentarmi ai suoi quattro figli».

Adele e Matilde rappresentano il variegato mondo delle famiglie italiane. Quelle che nell’arco di vent’anni sono passate da 21 milioni (media ’96-’97) a 25. Lo dice l’ultimo rapporto Istat 2018: più nuclei ma con un numero medio di componenti sceso da 2,7 a 2,4; sei nuclei su dieci hanno figli, ma il 26% di questi solo uno. Le donne giocano un ruolo fondamentale: 6,3 milioni sono capofamiglia (il 25,7%), che si dividono tra lavoro, bambini e genitori anziani, un ruolo di grande responsabilità. Sempre secondo questi dati le convivenze sono cresciute del 30% toccando quota un milione e 400mila, sono aumentati i divorzi (+230%) e oltre 6mila sono le unioni civili dello stesso sesso.

invece si È ristretta, sottolinea Fabrizio Fornezza, presidente dell’Istituto Eumetra. Ha appena condotto uno studio sulla Modern Family e sui cambiamenti negli ultimi 30 anni commissionato da Bnp Paribas Cardif: «Sembra un paradosso, ma allargata non è. A popolazione più o meno costante - 60 milioni - il numero dei nuclei è cresciuto ma la famiglia non si è ingrandita. Quindi se prima la relazione era tutta interna, oggi è extrafamiliare. Visivamente prima c’era un cerchio che cresceva per accogliere tutti i membri in uno stesso casolare, oggi c’è un sistema di diverse palline, o piccoli vasi comunicanti, in una rete che ha reso molto più complessi i legami incrociati aumentando potenzialmente il rischio di conflittualità».
Infatti, Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, consiglia di «essere cauti a mettere troppe persone insieme perché le famiglie allargate funzionano bene solo se i genitori sono risolti con se stessi, se hanno saputo fare chiarezza al loro interno e creare una zona di sicurezza per i bambini in cui lo tsunami della separazione è contrastato dalla certezza della presenza di mamma e papà. Solo allora si è anche pronti a nuovi ingressi».

i nonni giocano il ruolo importante di garanti e testimoni silenziosi. Se sono intelligenti riescono anche a fare delle alleanze e non creare ulteriori frammentazioni. Poi ci sono gli zii, i cugini. Vecchi e acquisiti.
E allora che si fa durante le Feste, che già la logistica è un problema? «È un grande banco di prova, un passaggio faticoso, stressante, spesso insostenibile, tanto da finire sul lettino del terapeuta». Ma se le tavolate di Natale e fine anno sono un rituale da rispettare perché ci sono i bambini, «meglio lavorare allora sulla propria resilienza - consiglia ancora Pellai -, pur davanti a una storia amorosa interrotta gli adulti possono continuarne bene una genitoriale, così da non originare un pranzo degli orrori».

Un lavoro ben riposto, anche perché questa famiglia - allargata o ristretta a seconda di come la vogliamo vedere - è più felice.

Al netto ovviamente delle ansie quotidiane di lavoro, malattie, nuove tecnologie, si sente porto sicuro (31%), moderna e aperta (26%) e soprattutto più felice e serena in 7 casi su 10.

Comunque la leggiamo, i legami familiari appartengono al nostro Dna.