C’è una principessa che invece di aspettare il principe azzurro sta dando il suo contributo a cambiare la vita delle altre, un passetto alla volta. Si chiama Reema bint Bandar bin Sultan bin Abdulaziz Al Saud, ha 44 anni e oltre a essere blasonata è anche ministra dello Sport e prima ambasciatrice dell'Arabia Saudita negli Stati Uniti. Una di quelle figure che fanno venire voglia di annotare su un foglio diviso da una linea se davvero le figure istituzionali femminili italiane siano poi così tante in più, rispetto a quelle dei paesi islamici. La principessa Reema bint Bandar Al Saud sta lavorando molto per l'emancipazione femminile e per espandere le opportunità di lavoro e di carriera per le donne saudite. Ma il suo paese è anche pieno di atlete interessanti e molte di loro indossano divise speciali, in rispetto della loro religione. Anche da loro è dipeso il grande successo dell'hijab Nike Pro, il copricapo per sportive musulmane lanciato nel 2017 il quale, dopo che i prototipi sono stati visti sulla testa della pugile tedesca Zeina Nassar, della schermitrice americana Ibtihaj Muhammad e della pattinatrice degli Emirati Zahra Lari, è diventato il settimo capo di moda femminile più cercato del mondo nel 2019, sui motori di ricerca. Nella stessa top ten in cui compaiono le sneaker di Alexander McQueen o il cerchietto per capelli borchiato di Prada, per dire.

Un dato che non è sfuggito nemmeno alla principessa, che ha deciso di allargare la platea di sportive che utilizzano capi di sportswear conformi alla tradizionale discrezione. Okay, qualcuno obietta che questi outfit particolari siano un simbolo della limitata libertà personale delle atlete. A sentire le atlete, invece, consapevoli che la società non si cambia a strappi e accelerate ma procedendo in seconda marcia, c’è solo da ringraziare il cielo che esistano queste divise, perché senza dovrebbero rinunciare alla loro passione, o coltivarla fra fastidiose polemiche. Decidere quale delle due opinioni sia giusta non è ciò di cui si parlerà in questa occasione. Ci interessa invece che le energiche sirene musulmane stanno per ricevere una bella sorpresa grazia alla collaborazione fra la già citata pattinatrice Zahra Lari, la cestista britannica Ikram Abdi Omar e la principessa.

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Si tratta di una linea di costumi da bagno modest chiamati Victory, che verranno lanciati a febbraio 2020. Il capo di punta sarà un due pezzi nero con foulard incorporato e un reggiseno sportivo con finitura lucida. Ovviamente, se progettare un copricapo per sport “all’asciutto” è stato difficile, studiarne uno che funzioni sott'acqua, che non si sfili dalla testa e che non crei attrito si è rivelato più arduo del previsto e ha richiesto 18 mesi di sperimentazioni. Alla fine, l’ispirazione è arrivata dalla biancheria intima degli uomini. Il costume conterrà una custodia integrata nel velo e una fascia per capelli in silicone che mantiene il copricapo in posizione. Il tutto con minor peso e impaccio possibile e seguendo il principio biomimetico delle branchie dei pesci, per non trattenere l’acqua addosso alla nuotatrice, appesantendola. Una curiosità: i manichini da sarti non hanno la testa: per progettare questo costume è stato necessario ottenere con la stampante 3D un certo numero di teste in silicone con le giuste proporzioni del collo che se ne restassero ben piantate sulle spalle dei manichini. Spoiler: ha funzionato.

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