Le edicole sono un servizio necessario? La domanda sta rimbalzando da un profilo all’altro, a partire dalla pubblicazione del decreto dell’11 marzo che ha chiuso in Italia quasi ogni esercizio, per limitare il contagio del Covid 19. Qualcuno si è stupito nel leggere tra farmacie, negozi di alimentari e di cibo per animali anche la voce “edicole”. Il motivo è molto semplice: l’informazione rientra tra i diritti inviolabili dei cittadini italiani. È trasversalmente difesa dall’art.21 della Costituzione ma anche da articoli di legge e sentenze che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi lo hanno stabilito di volta in volta (insieme al diritto alla pluralità di informazione). Tutti hanno diritto di sapere cosa accade nel proprio paese, esattamente come hanno diritto, ad esempio, a ricevere cure. E per questo non si possono limitare le fonti di fruizione neanche oggi che esiste il digitale, perché non tutti sono obbligati a informarsi da uno smartphone.

Le edicole, quindi sono aperte perché sono al servizio della comunità, e gli edicolanti hanno risposto bene al decreto, lavorando con tutte le cautele possibili, munendosi di mascherine e guanti. Secondo il portale M-Dis che ha mappato circa 20mila edicole censite con geolocalizzazione, sul totale di circa 25mila, solo l’8% è infatti rimasto chiuso (Nb. “attenzione: la situazione presentata non è esaustiva ed è in continuo aggiornamento. Nel giorno di domenica una parte delle edicole osserva il turno di riposo settimanale”). Significa che in Italia abbiamo a disposizione in questi giorni – ovviamente considerandolo un numero in continua evoluzione – circa 23mila punti vendita di riviste e giornali in cui si può accedere liberamente (sempre rispettando il metro di distanza) con lo stesso diritto che abbiamo all’acquisto di un farmaco o di un chilo di pasta. Su Prima Edicola si possono individuare concentrazione, dislocazione e aggiornamenti delle edicole aperte in tutta Italia. Buona lettura.