I musei chiudono. Le gallerie pure. Le mostre saltano. Le fiere pure. In questo quadro degno da The Day After, l'arte non si da per vinta. Anzi, si mobilita e cerca di alzare la testa approfittando della tecnologia. Esposizioni in streaming, opere virtuali, videoperformance: le strade scelte da filmaker, pittori, curatori e scultori sono molteplici. Una delle più battute è quella dei podcast, trasmissioni online in cui si disquisisce di qualunque cosa purché attinente alla creatività. Sono decine le trasmissioni italiane e straniere che viaggiano in rete.

ArtCurious, per esempio, svela i retroscena, storie note e news del mondo dell'arte. Dalla celebre rivalità fra Raffaello e Michelangelo fino alla misteriosa morte di Ana Mendieta, volata dalla finestra di casa a New York.

The Bow Down: Women in Art History è invece il podcast curato dal direttore generale della rivista Frieze, Jennifer Higgie e punta i riflettori su tutte quelle artiste che non hanno avuto il giusto riconoscimento quando erano in vita. Al momento sono stati realizzati otto episodi, ciascuno della durata di 20 minuti. Fra le donne prese in esame vere e proprie outsider come la fotografa surrealista Claude Cahun; l'artista e designer d'avanguardia Natalia Goncharova e Kathleen Collins, la prima afroamericana a dirigere un film.

Recording Artists è un altro podcast per "sole donne". Stavolta però la conduttrice Helen Molesworth introduce registrazioni d'archivio di pittrici e scultrici i ieri e oggi e le interpreta grazie ad alcuni ospiti. La prima stagione, intitolata Radical Women, ha coinvolto Alice Neel, Lee Krasner, Betye Saar, Helen Frankenthaler, Yoko Ono ed Eva Hesse. A unirle il fatto che tutte abbiano lavorato durante una delle fasi più cruciali per la società americana, sempre in bilico fra diritti civili e femminismo.

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Boom di podcast dedicati all’arte


Last Seen, firmato a quattro mani dalla radio WBUR e dal Boston Globe, racconta invece la storia della rapina avvenuta nel 1990 al museo Isabella Stewart Gardner di Boston. Rivelazioni inedite, personaggi incredibili: la storia ci porta dritti dritti nel cuore dell'azione. E analizza il crimine come sotto a un metal detector: dalle falle della sicurezza, alle personalità dei rapinatori, passando per le indagini.

Te la do io l'arte è invece un podcast targato Rai. Condotto da Nicolas Bellario, il programma radiofonico (scaricabile sul sito di RaiPlay) punta ad avvicinare il grande pubblico a installazioni, video e artisti (nelle ultime puntata si è parlato di Julian Schnabel, Ligabue e Ulay). Il tutto sempre con ironia e leggerezza. Ospiti come Achille Bonito Oliva, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo o Lorenzo Balbi disquisiscono di creatività e cercano di rispondere a domande come: quali sono le foto più costose della storia? Come si fa a entrare nel cuore di un collezionista? Qali sono i musei più strani?

The Way I See It è infine un vero gioiello. Ma non poteva che essere così viste le forze in campo che lo hanno prodotto: da un lato la BBC, dall'altro il MoMA di New York. Si tratta di ben trenta le puntate da seguire come fossero un romanzo d'avventura. In ognuna un personaggio noto illustra l'opera prediletta della collezione del grande museo americano. A fare gli onori di casa è il critico Alastair Sooke, mentre di volta in volta si alternano ospiti come l'attore comico Steve Martin, il compositore minimalista Steve Reich e l'artista Richard Serra. Fra le puntate da segnare con l'evidenziatore fluo quella in cui la cosmologa Janna Levin parla di quanto sia stata ispirata nel suo lavoro dal quadro capolavoro La notte stellata di Vincent Van Gogh. E di quanto, in fin dei conti, non sia poi così tanta la differenza fra un artista e uno scienziato.