La reclusione e la pandemia di Coronavirus stanno stravolgendo le regole in ogni ambito, industria funeraria inclusa. Salutare i nostri morti non è mai stato così complicato come oggi. In tali condizioni, come possiamo vivere a fondo il nostro dolore? Stiamo vivendo un pezzo di storia che lascerà tracce per molto tempo. Questo virus potentissimo è duro a morire, gli ospedali sono pieni, le strade vuote, la gente chiusa in casa. E il lutto, a causa del Covid-19, è doppiamente doloroso perché, oltre a soffrire per la perdita di una persona cara, ci rimane il vuoto e l'amarezza per non averla potuta salutare per l'ultima volta.

Il saluto al caro estinto durante l'emergenza del Coronavirus non è proibito, ma molto difficile, spesso impossibile. Negli ospedali e nelle case di riposo non è possibile, fino a nuova ordinanza, raggiungere il letto di morte del proprio caro. Da quando ci è stato detto di restare a casa l'organizzazione dei funerali si è trasformata in un enigma. Se è possibile assistere al funerale di una persona cara, possono essere presenti al massimo 20 persone compreso il personale delle pompe funebri. Essere presenti a una cremazione è molto difficile.

Se la morte è dovuta al Covid-19, le misure del governo, sebbene recentemente allentate, sono ancora più drastiche perché rimangono ancora molte incertezze circa la contagiosità dei corpi dei defunti. "Fino a ora gli addetti alle pompe funebri dovevano procedere alla preparazione immediata della salma con una copertura ermetica", afferma France Bleue. Senza che la famiglia potesse vedere il defunto per l'ultima volta. Ora, con le nuove misure, si può vedere il volto del defunto a debita distanza e per un tempo molto breve.

Queste regole poco flessibili e questi riti celebrati velocemente e pervasi di tensione non lasceranno nessuno illeso. Tanto più che in un periodo di isolamento, anche la fine della vita è messa in pericolo. Come la Cina, in particolare Wuhan, l'Italia e la Spagna ci hanno mostrato; le persone muoiono letteralmente da sole. Negli ospedali e nelle case di cura le visite sono vietate, tranne casi eccezionali. Come possiamo lasciare morire i nostri cari in isolamento? Tutto è diventato complicato, il legame tra i morti e i vivi si è spezzato. Come possiamo soffrire in tali circostanze? Senza veglia del defunto, toilette mortuaria... rituali importanti nell'elaborazione del lutto.

"Il lutto è un processo di guarigione mentale, è molto importante. Guariamo in modo naturale: può richiedere più o meno tempo, può essere più o meno complesso o possono esserci dei blocchi", spiega Marie Tournigand, delegato generale dell'associazione Empreintes che sostiene le persone in lutto. "Da quando esistono per superare il lutto gli esseri umani fanno sepolture e hanno istituito dei rituali ad hoc. Tutte le culture li hanno, ma ora siamo costretti a esserne privati. Questo porterà ansia e grande disagio tra chi resta per mesi e anni", sottolinea il neuropsichiatra Boris Cyrulnik a France Inter. Privati dei rituali, della vista, del contatto, come possiamo/potremo curare le nostre ferite aperte?

Durante la pandemia sono le circostanze della morte a essere rese difficili. "Ci sono tre aspetti che "danno colore" al lutto. C'è allo stesso tempo il legame che si ha con il defunto, le circostanze della sua morte e il momento in cui avviene la morte. Gli ultimi due aspetti che riguardano le circostanze - il fatto di trovarsi nel contesto di una pandemia e di non potere organizzare un funerale - rendono difficile il lutto", afferma Marie Tournigand.

Per coloro che non sono potuti andare al funerale, che non hanno potuto assistere alla cremazione, che non hanno potuto tenere le mani della persona deceduta in punto di morte sarà complesso superare il lutto. Per Marie Tournigand, il lutto "senza contatto" e "senza volto" ha conseguenze importanti. "Lo paragoniamo ai morti senza corpo, come avviene per un incidente aereo, una scomparsa o quando si dona un corpo alla scienza. Queste sono situazioni in cui è estremamente complicato realizzare che il caro è morto. Non puoi avere un'ultima immagine". In questo contesto, è probabile che il dolore e lo shock creino un trauma.

Copertura ermetica, bara sigillata, assenza di cure mortuarie... "Questo ci riporta a periodi che non ritenevamo più possibili", osserva il delegato generale di Empreintes. Questa situazione ci fa provare un senso di colpa latente, tipico del periodo in cui viviamo: quello di non essere stati lì, quello di avere fatto un omaggio funebre deludente, quello di non essere stato in grado di proteggere la persona amata dal virus. In un mondo dove l'isolamento regna sovrano, poi, la perdita di una persona cara non farà altro che aumentare il senso di solitudine. "Il lutto isolato", aggiunge Marie Tournigand "ovvero il fatto di non potere andare al funerale, non vedere i propri cari farsi le condoglianze e abbracciarsi crea un dolore ancora più grande. Il lutto è un fattore di rischio per il suicidio. È molto comune che nei primi giorni di lutto vogliamo morire, sia per unirci al defunto, sia per non soffrire più. In questo momento spietato e delicato per la nostra salute mentale, chi perde una persona cara e deve superare il lutto dopo avere già attinto alle proprie risorse per fare fronte all'isolamento dovrà raddoppiare i propri sforzi".

Ora però ci sono nuove alternative. "Si può rimandare il funerale fino a sei mesi, si può aspettare prima di spostare un corpo, si possono fare cerimonie senza corpo, si può filmare il funerale. Ci vuole molta inventiva ed elasticità mentale in un clima poco incoraggiante come quello che stiamo vivendo", informa il delegato generale dell'associazione. Il dolore per la perdita unito a tutte le difficoltà legate all'isolamento ci mettono a dura prova. In Francia esistono molte associazioni che aiutano le persone a elaborare il lutto. Esistono molte iniziative locali, con gruppi di auto-aiuto. In isolamento, il supporto può essere prestato in video-call. Se c'è qualcosa che la pandemia non ci ha tolto è la solidarietà.

DaMarie Claire FR