Era il peggiore di tutti i DPCM, era il migliore di tutti i DPCM. Quando, una settimana fa, il popolo italiano cominciava finalmente a sentirsi al sicuro delle sue convivenze more uxorio con la noia e lo sconforto, rassegnato a fare quello che la Patria gli chiedeva per superare la prima fase della pandemia da Covid-19 (e cioè, in moltissimi casi: assolutamente niente); ecco che una nuova videoconferenza di Giuseppe Conte lo rigetta di colpo nelle braccia della libertà personale. Il 26 aprile il Premier annuncia che, dal 4 maggio, sarà possibile uscire di casa per visitare i propri congiunti. Editorialisti amatoriali e memer professionisti, da ogni angolo del Paese, si attivano per trovare la definizione più divertente o giuridicamente sostenibile di quella parola vaghissima e geniale. Nel frattempo il Governo si rende conto dell’esigenza di promettere, al più presto, Faq esplicative. Non potevamo ancora sapere che l’attesa delle Faq era essa stessa le Faq. Le Faq arrivano solo sabato — seguite, domenica, da un’ulteriore circolare viminalizia — e parlano chiarissimo, pur senza spiegarsi troppo. Non sono scritte nel linguaggio giuridico di cui abbiamo bisogno, ma in quello che ci meritiamo. In ordine di apparizione nei testi pubblicati su governo.it si distinguono tre tipi di congiunti: quelli di Tipo A o della limpidezza: “I coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili”; quelli di Tipo B o fantasy: “Le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo”; e quelli di Tipo C o all’italiana: “I parenti fino al sesto grado […] e gli affini fino al quarto grado”.

Non potevamo ancora sapere che l’attesa delle Faq era essa stessa le Faq

Le Faq del 2 maggio saranno ricordate come un capitolo importante della fase surrealista della letteratura italiana legalese. Notate come non partano subito per l’esplorazione del campo del fantastico, ma aderiscano finché possono alle regole della verosimiglianza (Tipo A), per poi distaccarsene quando meno ve lo aspettate (Tipo B) e infine, altrettanto bruscamente, tornare al livello di realtà precedente, con una mazzata di verismo che neanche un colpo di remo dei Malavoglia. Il popolo partenopeo, col consueto tempismo, ha già risposto con l’introduzione della figura del congiunto sospeso — sul modello del caffè già pagato — che offre la possibilità ai single cronici di uscire di casa con una valida motivazione. Congiunto è chi il congiunto fa. Le intenzioni del Governo sono di aprire a tutte le manifestazioni di affetto che, fino a ieri, ai fini della salute fisica pubblica, sembravano ancora superflue; ma che, da oggi, per salvaguardare la sanità mentale privata, sono riconosciute come necessarie. Praticamente possiamo andare a trovare chiunque non sia già visibile presso il nostro domicilio, fatta eccezione per poche categorie, come il celebre “primo che passa” di una vecchia pubblicità della Fiat e, con le dovute cautele rispetto ai congiunti di Tipo C, le persone che ci stanno apertamente sulle palle. Oltre a queste — per tacere del dramma dei friendzonati — dalla lettura delle Faq escono con le ossa rotte tanto gli amici di famiglia quanto i trombamici. Dopo l’iniziale possibilismo del viceministro della Salute Sileri — “Anche un'amicizia è un affetto stabile […] se è considerata un’amicizia vera e non è una scusa” —, in effetti, il concetto di trombamicizia sembrava il terreno ideale per garantire ulteriore ambiguità al Decreto del 26 aprile, perché la sua definizione classica contiene sia le ragioni tendenzialmente esclusive di Conte che quelle inclusive di Sileri, e le rispettive contraddizioni in termini. Del resto è cosa nota che ci sono trombamici ben più costanti di coniugi, e più duraturi, in perenne odore di conversione in amante titolare, intrappolati nel loro limbo solo per eccesso di materialismo o scarsità di tempo.

Congiunto è chi il congiunto fa

Chissà se la prassi riuscirà a dare una risposta al grido d’allarme dei friends with benefits. In effetti, chi siano davvero i congiunti di Tipo B, lo saprà solo la nostra coscienza. Il congiunto di Tipo B è l’amore che non sa pronunciare il suo nome e non deve autocertificare il suo indirizzo. I nuovi moduli non ne prevedono le generalità: ne postulano solo la stabilità. Come se congiunto fosse una parola inventata dai poeti per fare rima con presunto. La varietà delle intermittenze e delle esigenze del cuore, allora, vincerebbe sulle grinfie della legge in uno struggente Scusa se ti chiamo congiunto (che in verità già echeggia nelle chat segrete di Telegram, da Leuca a Courmayeur). Nonostante le apparenze, la parola congiunto non è stata scelta per caso. Lo status di congiunto è quello che meglio di ogni altro rappresenta, declinandolo ai tempi del Coronavirus, uno degli incubi ricorrenti degli uffici legislativi dei governanti: definire attraverso un numero finito di commi l’infinità varietà della vita. Non basterebbe una versione freemium dell’app Immuni, magari in collaborazione con Tinder, per rendere più user friendly la questione. L’affetto stabile menzionato dal Governo, sulla carta, somiglia tanto a un fixed rent, con pochi e non significativi adeguamenti Istat. Ma tra le Faq del 2 maggio e la realtà ci sono intere stagioni, purtroppo ancora senza un film-epilogo, di una seria intitolata Sex and the Covid. Per fortuna, dove non arriva il potere esecutivo, arriva quello amoroso. Ogni coppia non abbastanza canonica da convivere già (e dunque necessitare di un decreto per distanziarsi e non per ricongiungersi, dopo due mesi di simbiosi mista a parassitismo reciproco), ma abbastanza determinata da desiderarsi oltre due mesi di separazione, si trasformerà così in un revival di West Side Story, in cui le remeranno contro non solo le due bande-famiglie rivali di provenienza, ma anche il governo nazionale. Con l’onere di dimostrare, per potersi vedere, proprio ciò che è più indimostrabile: la stabilità dove non ci sono che farfalle nello stomaco, l’evidenza dove non c’è che mistero. E se la coppia stabile fosse un triangolo? Non l’avete considerato? I poliamorosi e i membri di throuple non hanno forse diritto a mettere a repentaglio la propria salute, e quella altrui, come tutti gli altri?

Perché cos’è il vero amore se non il sentimento che forza i posti di blocco della ragione?

L’applicabilità del nuovo DCPM è nelle mani del fato. O, meglio, è nell’interpretazione che si darà di esso non sul sito del Governo, ma di caso in caso, di strada in strada, di sirena in sirena, come del resto è, da sempre, da ben prima del Coronavirus, per gli affari del cuore, stabili o discontinui, forti o fragili. Perché cos’è il vero amore se non il sentimento che forza i posti di blocco della ragione? Un altro paradosso innescato dall’idea di affetto stabile è che se non volete che la stabilità si interrompa dovete evitare, non incontrare, il vostro congiunto. Chi mi ama, non mi segua. Il principio stesso che la stabilità possa essere garanzia di rispetto della profilassi è tutto da dimostrare. Anzi, normalmente, indossiamo la lingerie migliore e più pulita proprio ai primi appuntamenti. È troppo facile dire che, se vuoi davvero bene a una persona, non la devi vedere anche se hai il permesso del Governo. Purtroppo, meno era duratura e salda una relazione iniziata prima del lockdown e più è probabile che, giunti al maggio odoroso, si stia morendo, se non di Coronavirus, dalla voglia di vedersi. Allora, in un mondo che sta cambiando in modo tanto vorticoso, in cui anche l’apparentemente inflessibile regola dell’amico di matrice pezzaliana può fare cilecca o ispirare ricorsi, l’atto di governo più efficiente potrebbe essere quello di ammettere di non poter governare tutto, particolarmente l’amore.

Ci sono ragioni del cuore che la stabilità non conosce

La morale è che, da una parte, ci sono ragioni del cuore che la stabilità non conosce; dall’altra, ci sono legami fortissimi che durano il battito di un ventricolo. Non spetta ai governi scrivere queste regole, perché non le può scrivere nessuno. Il decreto e le sue Faq sono allora perfetti così nella loro dichiarata, sublime indeterminatezza. Ulteriori chiarimenti potrebbero solo sciupare questa ammissione di ingovernabilità che è una lezione, probabilmente non troppo involontaria, di Realpolitik. Nel modo più risqué della breve ma intensa storia delle sue videodirette, Giuseppe Conte ha voluto dirci, a modo suo, che ora la palla è dalla nostra parte del campo. Sono oggettivamente, serenamente, democraticamente cavoli nostri chi vediamo e chi no. Ma non avrebbe mai potuto dirlo così. Ha dovuto dire: lasciate che i congiunti vengano a voi, adelante, con juicio. La salute, specie quando è in corso una pandemia, è un conto corrente cointestato a un’intera popolazione, di cui città e regioni intere possono disporre indipendentemente dagli altri, ma non ha un plafond illimitato. Se affetto stabile è un concetto inafferrabile quanto, almeno per adesso, un vaccino anticorona, affetto stabile sia, almeno, chi ci sentiamo di vedere adesso, nonostante il male che ci affligge, nonostante la pigrizia che si è rafforzata, nonostante le priorità della vita in quarantena, nonostante tutte le altre priorità della vita prima della quarantena, nonostante tutto, nonostante noi. Forse sarà così che un giorno potremo dire ai nostri pronipoti rifulgenti di futuro e anticorpi:

ai miei tempi qui erano tutti congiunti.