La premessa è necessaria: se tutte le energie che l'umanità dissipa nel discutere se è giusto o no che ci sia una festa delle donne (no, non è giusto, infatti si chiama Giornata Internazionale delle Donne, è diverso) le impiegasse invece per contrastare le disuguaglianze che rendono necessario questo evento, l'8 marzo staremmo parlando di altro. Invece, l'8 marzo si continua a celebrare ma si è un po' svuotato del suo significato, tanto che per ricomporre i ranghi si è dovuta istituire una giornata specifica contro la violenza sulle donne, il 25 novembre. Stabilito questo, le domande che sentiamo ricorrere con più frequenza l'8 marzo sono due: "la festa degli uomini, quando la facciamo?" (da ignorare), e "perché si regalano le mimose l'8 marzo? Sulla seconda, forse non è ancora stato detto tutto.

La Giornata internazionale della donna
è celebrata in tutto il mondo ed è stata organizzata per la prima volta dal Partito Socialista d'America a New York, nel 1909. Già nel 1922 c'è stato un primo, timido tentativo di celebrazione anche in Italia. Poi, nel 1977, le Nazioni Unite hanno deciso di ufficializzarla come celebrazione mondiale. Nonostante ciò, l'abitudine di regalare rametti di mimosa è esclusivamente italiana e non viene seguita anche negli altri paesi. In Francia, ad esempio, si regalano violette o mughetti. Da noi si donano questi fiori soprattutto perché sono i primi a sbocciare anche se non è ancora primavera, ma pare che tutto sia iniziato quando nel 1946 il segretario del Pci Luigi Longo chiese alle parlamentari del dopoguerra quale sarebbe stato il fiore più adatto da offrire come segno di rispetto alle donne, che quell'anno avevano ottenuto anche il diritto al voto. Si dice che a suggerire la mimosa siano state due politiche attiviste per la parità di genere, Rita Montagnana e Teresa Mattei. La prima era una sarta di famiglia ebrea che aveva partecipato alle occupazioni delle fabbriche del 1919. Insieme a suo fratello Mario, era una delle fondatrici del Partito Comunista Italiano all'interno del quale conobbe Palmiro Togliatti che sposò e con cui ebbe il figlio Aldo, relazione che finì quando lui conobbe Nilde Iotti. Teresa Mattei, espulsa da ragazza da tutte le scuole d'Italia perché contestatrice del fascismo, era un'ex partigiana combattente e una delle più giovani componenti dell'Assemblea costituente.

Rita Montagnana e Teresa Mattei proposero la mimosa perché è un fiore facile da reperire in campagna in Italia a marzo, perché non è costoso ed è apparentemente delicato, ma tenace e resistente come le donne. Così la mimosa diventò, nel dopoguerra, il simbolo della giornata delle donne. Sono passati 75 anni da quella decisione e oggi per qualcuno sarebbe ora di rimettere in discussione questo fiore. Purtroppo, non perché nel frattempo si sia raggiunta la parità di genere: basti pensare che mentre gli omicidi totali di uomini e donne si sono dimezzati rispetto agli anni 40, il numero di femminicidi è rimasto praticamente invariato. Il problema è che oggi quasi nessuno offre una mimosa con lo spirito originario. Con l'estendersi delle città, gli alberi di mimosa sono più difficili da avere sotto mano, i fiori difficili da avere senza comprarli, la faccenda ha assunto un aspetto più commerciale del Natale, con la parola "mimosa" applicata a tutto dalle caramelle alla pizza, e col giallo che è diventato il colore della celebrazione in modo arbitrario. Il suggerimento da seguire sarebbe quello di abbandonare lo stereotipo e usare il buonsenso. Regalare un fiore a una donna in quanto donna oggi come oggi può anche essere irritante, e sarebbe bell0 che una donna potesse donarne anche agli uomini. Regalare un rametto di mimosa l'8 marzo con lo spirito sincero, e non sbrigativo, di riconoscere quanto ancora c'è da fare, invece è sicuramente apprezzabile. Tutto sta in quanta sincerità ci mettiamo.