Negli ultimi giorni dal Ministero dell'Istruzione sono arrivate importanti novità sulle modalità del rientro a scuola. Da settembre, infatti, i docenti e tutto il personale scolastico ATA per accedere agli istituti devono essere muniti del Green Pass, la certificazione che attesta di avere ricevuto il vaccino anti-Covid, di essere recentemente guariti dal virus o di avere effettuato un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti. Se sprovvisti di questi lasciapassare saranno automaticamente considerati assenti. Dopo cinque giorni per assenza ingiustificata saranno sospesi dai loro incarichi. Gli studenti, invece, per ora non sono tenuti a esibire la propria certificazione verde, dovranno solo indossare la mascherina e rispettare il distanziamento secondo le regole dettate dal decreto ministeriale del 6 agosto scorso per ritornare in classe in sicurezza. Ma come stanno vivendo il rientro gli under 12 e cosa pensano di queste novità? "Speravo di non dovere indossare la mascherina anche quest'anno, soprattutto perché non riuscirò a vedere metà faccia dei miei nuovi compagni", spiega Sara, 11 anni che tra qualche giorno inizierà la scuola secondaria. "Sono elettrizzata di iniziare le scuole medie e mi auguro che quest'anno non ci sarà nemmeno un giorno di DAD. L'anno scorso siamo stati a casa poche settimane, ma seguire le lezioni sull'iPad non mi è piaciuto per niente. Troppi problemi di connessioni, sentivo in contemporanea la lezione di mio fratello che è al liceo e poi mi distraevo perché potevamo chattare in diretta". Matteo, 8 anni, che tra due settimane sarà un alunno di terza si dice preoccupato: "ho sentito al telegiornale che le maestre dovranno mostrare il Green Pass ogni mattina alla preside o a un suo aiutante e ho paura che si creerà un grande caos in cortile. Spero che le mie maestre si portino il Green Pass stampato perché spesso hanno il cellulare scarico o addirittura lo dimenticano a casa". Luca, che ha 8 anni ancora per due mesi, chiede spesso ai genitori quando e se potrà fare il vaccino anti-Covid: "Mi hanno detto che i bambini dai 9 ai 12 anni forse potranno farlo a inizio dell'anno prossimo. Da due settimane in Israele stanno vaccinando i bambini dai tre anni in su e il Venezuela inizierà a farlo da ottobre. Io non ho paura di fare il vaccino, ne ho già fatti tanti e dopo festeggio al bar con una bella brioche, ma penso che ci vorrà ancora molto tempo perché in Italia ora si devono organizzare le terze dosi per le persone fragili". Il vaccino è l'unico vero strumento di prevenzione primaria contro questo virus, vaccinare i piccoli quando vaccini dedicati saranno disponibili è l’appello lanciato il 30 agosto dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN), dalla Società Italiana di Pediatria (SIP), dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), dall'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), dall'Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), dalla Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP), dall'Associazione Ginecologi Territoriali (AGITE) e dalla Società Europea di Rianimazione Pediatrica e Neonatale (ESPNIC) al Ministero della Salute e a tutte le istituzioni. Secondo gli esperti infatti, il Covid-19 in età pediatrica può avere conseguenze gravi non solo in fase acuta, ma anche a distanza di settimane come la sindrome infiammatoria multi-sistemica (PIMS). "Non sarebbe la prima volta, nel 2017 con coraggio scientifico l'allora ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, rese obbligatoria la vaccinazione tetravalente anti-morbillo, anti-parotite, anti-rosolia e anti-varicella poiché il calo delle coperture fece scattare l'allarme di un possibile ritorno di nuove epidemie", sottolinea Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS). "Il vaccino a m-RNA non è sperimentale, parliamo di una tecnologia usata da oltre 20 anni con ottimi risultati ed effetti collaterali minimali. Tutti i virus possono avere a medio e lungo termine effetti e complicazioni, in particolare nei bambini. Adesso, senza una campagna vaccinale a tappeto contro il Covid-19 il ritorno alla scuola in presenza fa tornare lo spettro della DAD. Due anni di DAD hanno creato danni pedagogici e psicologici enormi in bambini e adolescenti. Sono anni persi. Restiamo fiduciosi sul progetto elaborato dall'Istituto Superiore di Sanità relativo alla somministrazione dei tamponi salivari nelle scuole sentinella di primo e secondo grado, perché questi test rapidi restano un importante strumento per il tracciamento. Giovani vaccinatevi, genitori informatevi da fonti sicure e ricordate che i pediatri sono riferimenti seri ed esperti. Abbiate fiducia in noi, che vogliamo bene i vostri figli come voi", conclude Di Mauro.