L’occidentale (Cairo) è l’ultimo romanzo di Melanie F. Al secolo Melanie Francesca, già artista pop-metafisica, è bionda bionda bionda da impazzire, tanto che un ricchissimo businessman arabo l’ha sposata. Vive da molto tempo negli Emirati. Il libro, tra finzione e autobiografia, tra sociologia e commedia, racconta una storia d’amore che è anche uno scontro tra culture.

Melanie?
Scusa, si sente male, sto passeggiando dentro un casello autostradale.

Casello o autogrill?
Sì, sì, autogrill. A stare con un arabo non so più parlare italiano.

Forse è un bene che lui non capisca il tuo libro.
Sì, forse. Però conosce tutte le mie prese di posizione. Riesco a comunicargliele anche in inglese. Cioè, provo. Non sono madre lingua e questo crea degli ostacoli. Lui è tutto un please please please, perché gli inglesi non hanno il Lei e lui ha studiato all’English School, ma per me tutti quei please sono stucchevoli.

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L’occidentale di Melanie F. (Cairo)

In tutti i casi in italiano ci scrivi.
È diverso. La scrittura è una catarsi privata. Anche Chiambretti ieri sera ha detto che ho perso la mia parlantina. Negli Emirati le donne è meglio se parlano poco. E tu sei uomo, vivi in Italia e sei di certo in vantaggio di un caffè. Ho dormito quattro ore, guarda, sono distrutta. Ieri sera ho avuto una cena con tutti i direttori dei giornali.

Non mi pare tu abbia perso la parlantina.
Dici? Guarda, mi sento sfasata, dopo ho un’intervista a Mediaset e non so nemmeno come vestirmi. Voglio dire, devo vestirmi succinta?

Sei molto bella in tutti i casi.
Oddio, ho preso più complimenti in due giorni in Italia che in due anni a Dubai. Cioè, un mussulmano vuole che tu sia bella, ma solo per lui. Loro sono di un geloso…

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Piero Chiambretti e Melanie F. alla presentazione del libro

Avrà anche i suoi vantaggi, stare con un ricco businessman degli Emirati, o no?
Certo, anche Anna, la protagonista, è sempre tra case da favola e cene eleganti, piene di celebrità internazionali, tipo Bill Gates, di cui parlo benissimo. Io ho visto tutto questo da un punto di osservazione privilegiato, ma è un contorno alla vera storia, che è d’amore.

E di contrasto.
Sì, tra lui e lei, e anche tra lei e lei. Quando le nasce Amir viene assorbita come tutte le mamme italiane. A Dubai dei figli si occupano le Filippine e per questo forse è meglio nascere da una mamma povera, almeno fa la mamma. Ma la protagonista non vuole che suo figlio lo crescano le filippine quindi si alza per cullarlo nel cuore della notte, dopo una cena rutilante. Insomma diventa uno zombie che deve dividersi tra biberon e tacchi a spillo.

Che per rispetto del marito, Mahmoud, deve limare.
Sì, e deve mettersi i fuseaux sotto la gonna. Ma allo stesso tempo si sente in dovere di essere, per il marito, una donna lampadario, iper-manicurizzata, come le sue colleghe mogli espatriate che cercano di tenersi stretti i mariti arabi di successo.

E lei è una brava donna lampadario?
Fino a un certo punto. Lei avrebbe un’indole da coniglietta di Playboy. Ma non quelle conigliette tristi. Una coniglietta felice, con il sorriso sincero. E giornalista. Lei era una giornalista. Una specie di Orianna Fallaci bionda.

Ha rinunciato alla sua carriera per la famiglia semi-araba.
Sì, ma il suo ex capo al giornale, Mister Press, continua a chiamarla. È a metà tra un mentore e uno stalker, è innamorato e la sprona ossessivamente ad aprire gli occhi sull’assurdità della sua vita “orientale”. Perché Mister Press invece è super occidentale. È la controparte del marito, il suo polo negativo.

Ma poi, alla fine, perché Anna e il marito, nonostante tutte le differenze, si rinnamorano?
Per Venezia. Ci vanno in vacanza. Lei vede marito e figlio giocare insieme, vede San Marco e tutti quegli archi veneziani che fanno della città la metafora perfetta del felice incontro tra Oriente e Occidente. E capisce che la sua famiglia è in fondo la stessa cosa.