Palermo. Undici del mattino. Manca meno di una settimana al solstizio d'estate. Tutti gli addetti ai lavori che si trovano qui per l'opening di Manifesta si ritrovano nella splendida cornice della Piazza dei Quattro Canti. Motivo? Dicono che ci sarà una performance o forse una festa, chi lo sa. L'artefice di tutto è l'italianissima artista Matilde Cassani, che ha sempre fatto del "rito", religioso, pagano o laico che sia, il rito preso nella sua accezione più PURA e archetipa, il Leitmotiv della sua arte: si tratti di mangiare o fare festa #c'estn'importequoi. La festa è forse il rituale per eccellenza che da sempre unisce le persone e le fa stare bene, anzi benissimo; annullando tutte le distinzioni sociali dal genere alla cultura d'appartenenza.

Dopo una laurea in architettura conseguita al Politecnico di Milano, Matilde (classe 1980) condensa la sua pratica in performance e installazioni, sempre coloratissime, partecipando alle principali Biennali del mondo (Venezia, Chicago..) piuttosto che esponendo in istituzioni di spicco come il MAXXI. Ma non c'è più tempo, la festa è iniziata, ho come l'impressione di trovarmi nel finale di Zabriskie Point di Antonioni ma senza tragedia. Avete presente? Solo esplosione, sola gioia. Ma adesso che (PURTROPPO) tutto è finito, abbiamo incontrato Matilde per cercare di capirne un po' di più...

La tua performance TUTTO a Manifesta12 non ha lasciato indifferenti. Prima di addentrarci in quello che è successo, puoi dirci che senso ha per te aver fatto accadere qualcosa “qui e adesso” nell'era dello streaming?

L’ idea era quella di fare un evento di 2 minuti e che tutto svanisse con la discesa dei foglietti di carta sulla testa delle persone, sulle facciate e infine sul pavimento della piazza. Ma alla fine l’evento si è comunque trasformato in un evento digitale, non appena iniziato il fuoco, tutti hanno alzato i telefonini per documentare la scena e diffonderla. Il successo si è triplicato. Certo, forse chi non c’era non ha potuto cogliere bene anche la parte sonora.

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Courtesy of Matilde Cassani/Ph. Delfino Sisto Legnani-Marco Cappelletti
TUTTO (2018)

Quello che è avvenuto sabato mattina è stata una festa diurna. Qual è il senso più intimo che ti ha spinto a volere “fare festa” nella cornice di una biennale d’arte?

Si, è tra i miei finali preferiti. L’idea era proprio quella di provocare un’esplosione che facesse in modo che tutti i bigliettini si mescolassero in aria. Alcuni erano stati disegnati da me per l’evento e raffiguravano i nuovi “doni” alla città, altri erano semplicemente delle veline colorate. Volevo che l’esplosione segnasse un passaggio e che si diffondesse il clima di euforia tipico delle feste popolari. Incredibilmente è successo.

Come si lega il tuo progetto con la città di Palermo e perché hai scelto proprio la cornice dei Quattro Canti per la tua performance?

Il progetto si rifà alla festa barocca sia nelle modalità, i fuochi, che nei messaggi, ovvero l’anticipazione dei cambiamenti della città. I quattro canti mi sono sembrati il luogo perfetto per farlo. Le facciate dei palazzi raffigurano la storia di Palermo: le quattro fontane sono i quattro fiumi. Le statue sono i dominatori stranieri e le sante patrone. I miei drappi colorati volevano essere una sorta di aggiornamento, un omaggio alla sua nuova storia.

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Il tuo lavoro è formato anche da dei drappi ricamati che rimarranno appesi ai balconi dei Quattro Canti per tutta la durata di Manifesta 12 . Chi sono le figure rappresentate? Se non sbaglio ci sono anche due donne...

Sì, esatto e mi piacerebbe che invecchiassero e si scolorissero con il passare del tempo. Le figure rappresentate sono Santa Rosalia, Santa Lucia, Sant’Antonio e San Francesco. Sono riconoscibili nelle loro fattezze ma possono essere considerati attualizzati per gli attributi che portano, i colori e le diverse posizioni che assumono. Il lavoro prende spunto da un fenomeno sincretico specificatamente Palermitano: la partecipazione della comunità induista Tamil ai rituali legati alla santa Patrona, Santa Rosalia.

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Courtesy of Matilde Cassani/Ph. Delfino Sisto Legnani-Marco Cappelletti
TUTTO (2018)

Tornando al tema della festa, pensi che riuscire o almeno provare a gioire insieme anche attraverso l'arte della vita sia una via per costruire questo fatidico “giardino planetario” all’insegna della convivenza?

L’ idea era proprio quella di produrre un’esplosione che mescolasse tutto e che generasse per alcuni secondi un totale disordine che si sarebbe poi dissolto nel clima di festa provocato.

Perché si grida sempre, ancora, purtroppo al miracolo quando le cose sono fatte da artiste donne?

È una domanda che sento spesso. Durante il giorno di apertura tutte le performance sono state fatte da donne. Mi sembra un bel messaggio.

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Courtesy of Matilde Cassani/Ph. Delfino Sisto Legnani-Marco Cappelletti
TUTTO (2018)