La storia della fotografa Lee Miller è come una fiaba. Narra la leggenda che un giorno stava per essere investita da un’automobile mentre stava attraversando una delle trafficate strade di Manhattan, ma fu salvata all'ultimo momento dall’editore Condé Montrose Nast che, colpito dalla sua innegabile bellezza, le offrì immediatamente un contratto da modella.

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Lee Miller Archives, England
Corsetry, 1942

Classe 1907, originaria di Poughkeepsie, piccolo centro a diversi chilometri da New York, studiò scenografia e illuminazione di scena. Dopo le passerelle decise di trasferirsi in Europa, si innamorò perdutamente del connazionale Man Ray. Fu prima conquistata dai surrealisti e poi dai reportage di guerra che raccontò sempre dal punto di vista femminile. «Sembravo un angelo fuori. - raccontò un giorno - Mi vedevano così. Ero un demonio, invece, dentro. Ho conosciuto tutto il dolore del mondo fin da bambina».

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Lee Miller Archives, England
Siwa, Egitto, 1937

Fino al 20 gennaio la Fundació Joan Miró di Barcellona la ricorda con una mostra sui suoi anni londinesi condizionati dal Surrealismo e dagli incontri con artisti come Salvador Dalí, Max Ernst, Henry Moore, di cui sono esposti anche alcuni lavori. E dal 14 marzo la fotografa sbarca a Palazzo Pallavicini di Bologna grazie alla Ono Gallery per la mostra Surrealist Lee Miller.