Durante le feste di Natale piovono richieste di donazioni da associazioni di ogni genere. Ormai anche durante il resto dell'anno tanti stimoli sollecitano il nostro desiderio di solidarietà e beneficenza. A meno di non avere un rapporto di fiducia con una organizzazione in particolare, ogni volta siamo travolti dai dubbi su come scegliere a chi donare e quanto destinare, soprattutto durante le emergenze umanitarie o le catastrofi come i recenti terremoti.

Abbiamo chiesto aiuto a Simone Castello, responsabile del Centro Studi sulla Filantropia Strategica di Fondazione Lang Italia. È un esperto di consulenza filantropica (o 'philanthropy advisory'), ovvero si occupa di consigliare imprese, banche e fondazioni su come gestire i fondi destinati a progetti sociali. Strategie, controlli e interventi sono pianificati per massimizzare l'impatto "benefico" e renderlo sostenibile nel tempo. Ecco i suoi consigli su come attivarsi per fare donazioni che siano consapevoli ed efficaci.

1. Bisogna donare in caso di emergenze o catastrofi?
Attivarsi a favore di un’emergenza umanitaria o di una catastrofe naturale è sicuramente importante, ma quando si decide di fare una donazione è opportuno prestare attenzione ad alcuni aspetti. Prima di tutto va cercata la trasparenza. Gli enti impegnati nelle emergenze devono fornire forti garanzie, sia sulla raccolta fondi che sulle azioni intraprese in risposta all'emergenza (come dicono Linee Guida emanate nel 2011 dall’Agenzia per il Terzo Settore).

2. A cosa fare attenzione quando si dona (per le emergenze ma non solo)
Gli enti devono quindi comunicare:

- l’ufficio o la persona che ha la responsabilità della raccolta fondi (solo in caso di emergenze naturali o umanitarie)

- la data di inizio e fine della raccolta fondi (solo in caso di emergenze naturali o umanitarie)

- se chi chiede fondi li trasferirà ad altre organizzazioni o li utilizzerà direttamente (solo in caso di emergenze naturali o umanitarie)

- le modalità attraverso cui il donatore può eseguire la donazione e i benefici fiscali di cui può usufruire

- la tempistica con cui renderà disponibili le informazioni dettagliate sull’ammontare e sull’utilizzo dei fondi raccolti

- la chiara definizione delle priorità e dei luoghi di intervento, gli obiettivi dei progetti avviati, la tempistica indicativa per portarli a termine

3. Nelle emergenze calcolare il momento giusto
È bene tenere a mente in quale momento dell’emergenza ci si trova. Possiamo distinguere due fasi: quella dell’emergenza e la successiva relativa alla ricostruzione. In base al momento è più semplice scegliere il tipo di organizzazione da sostenere. Si può quindi indirizzare la donazione verso realtà focalizzate sul primo soccorso o su altre che lavorano per riattivare il tessuto socio-economico della comunità colpita.

4. Capire di cosa c'è bisogno
È importante comprendere di cosa c’è effettivo bisogno: spesso le persone, spinte dalla generosità, si attivano con donazioni in natura (prodotti alimentari, farmaci, vestiti ecc.). È opportuno consultare le organizzazioni sul campo per comprendere di cosa c’è bisogno, in che quantità e con quali tempistiche. Nella fase acuta dell’emergenza, prodotti inutili o poco adatti possono generare costi di gestione e magazzino e diventare un vero e proprio problema complicando la logistica nell’area colpita dal disastro.

5. Donare in Italia o all'estero?
Non esiste una risposta sola a questa domanda, la scelta deve basarsi sulle preferenze e predisposizione personali. Bisogna considerare che donare è in primo luogo un atto di fiducia, quindi è opportuno scegliere organizzazioni non profit conosciute e verificabili, che si tratti di realtà piccole che operano in prossimità o grandi e attive a livello nazionale o internazionale. Inoltre la presenza nel luogo dove si svolgono i progetti può essere un valore aggiunto perché può facilitare la comprensione dei bisogni locali e quindi l'ideazione di progetti più giusti ed efficaci.

6. Quanto donare? Anche poco, ma programmato
La risposta varia sicuramente in base alle disponibilità economiche di ciascuno. Ma non conta solo l’ammontare della donazione: è importante considerare che le organizzazioni non profit riescono a mettere in campo una migliore pianificazione degli interventi nel momento in cui hanno la sicurezza delle risorse su cui poter contare. Per questo è meglio donare attraverso modalità programmate: sono numerose le possibilità a disposizione del donatore, ad esempio attraverso il sostegno a distanza che permette di donare a favore di specifici progetti con piccoli contributi economici stabili e continuativi. Oppure attivando tramite la propria banca un RID regolare (cioè una donazione automatica a cui si dà il consenso solo la prima volta). Grazie a questo gli enti riescono a programmare i progetti con sicurezza, senza doversi affidare a donazioni casuali e saltuarie.

7. Come scegliere l'organizzazione?
Le organizzazioni non profit in Italia sono circa 300mila: è quindi importante che il donatore scelga quella che meglio risponde alle proprie preferenze. Innanzitutto deve aver chiare le proprie aspettative, distinguendo tra progetti che mirano a dare una risposta immediata a un bisogno urgente (per esempio attraverso la distribuzione di pasti a persone indigenti) da quelli che intendono produrre un cambiamento permanente nella qualità della vita dei beneficiari finali, come nel caso di programmi di formazione, training e inserimento lavorativo.

8. Guardare alla sostenibilità dei progetti sul lungo termine
Una volta chiarito a livello personale quale tipo di ente si preferisce sostenere è importante prendere in considerazione le modalità d’intervento dell’organizzazione scelta. Le azioni che mette in campo devono poter generare risultati in un modo comprensibile per il donatore, che in questo modo potrà decidere con maggior consapevolezza e aderire o meno al modello proposto. In questo senso anche il linguaggio che l’organizzazione non profit utilizza può dare dei segnali importanti sulla sua capacità di creare benefici significativi per le popolazioni: il “numero di persone raggiunte”, spesso enfatizzato, può essere un indicatore importante ma non sempre decisivo. Nel momento in cui voglio sostenere progetti che abbiano un impatto di lungo termine la domanda da porsi è «Quale cambiamento, rilevante e sostenibile, produrrà quest’iniziativa nelle vite dei beneficiari finali?».

9. Gli alti costi di gestione sono sempre un male?
Un’ultima considerazione: soprattutto nel momento in cui si decide di sostenere un progetto che vuole creare risultati di medio-lungo periodo, è necessario soffermarsi su come l’organizzazione utilizza le risorse. Spesso si tende a guardare solo la percentuale di donazione che arriverà direttamente ai beneficiari, ponendo un’accezione negativa sulle realtà che presentano costi di struttura percepiti come elevati. Ovviamente bisogna valutare di volta in volta il caso specifico, ma è importante tenere a mente che creare, implementare e monitorare progetti ad alto impatto sociale necessariamente richiede risorse. Le organizzazioni non profit agiscono come intermediari tra il donatore e il beneficiario finale e, come ogni intermediario, hanno un costo che deve rispecchiarsi in un valore aggiunto: questo valore può essere prodotto solo se le non profit possono investire nella propria struttura, staff, equipaggiamento, network ecc. Efficienza ed efficacia devono andare di pari passo per produrre il miglior impatto al miglior rapporto costo-beneficio. La trasparenza sull'utilizzo dei fondi rimane comunque imprescindibile.