C'è una buona notizia. E molte cattive. Partiamo dalla prima: la terra non morirà. Soffrirà, cambierà, muterà, ma non scomparirà. La brutta notizia è che a scomparire potrebbero essere le condizioni per la vita umana. A questa si aggiungono la pessime notizie sulla temperatura della Terra che è aumentata di oltre un grado Celsius nell'ultimo secolo e sul 2018 che è stato il quarto anno più caldo della storia a livello globale e il primo anno più caldo in Italia. Non c'è più tempo da perdere: bisogna agire, tutti: gli stati con scelte politiche corrette e noi con i nostri stili di vita quotidiani.
Parte da questi assunti la mostra al Museo di Storia Naturale di Milano Capire il cambiamento climatico, realizzata in collaborazione con il Comune, Otm company e Studeo Group e aperta fino al 26 maggio: uno spazio narrativo ed esperienziale in cui i visitatori scoprono le cause e gli effetti attuali e futuri del riscaldamento globale, attraverso il linguaggio fotografico del National Geographic.
300 scatti realizzati da grandi maestri della fotografia (che da Milano poi verranno esposti a Napoli, Torino, Roma e in altre città italiane e straniere) ci raccontano le trasformazioni del pianeta dalla fusione dei ghiacci perenni che si riducano di oltre 400 miliardi di t0nnellate ogni anno, ai fenomeni metereologici estremi come le ondate di caldo o l'incremento di uragani e tempeste.
La mostra, però, non si ferma a mostrare i danni ma vuole farci capire i motivi del perché siamo arrivati a questo e, soprattutto, vuol spingerci ad agire. Tre, dunque, i livelli: esperienza emotiva, consapevolezza e azione.
La prima sezione è un'immersione dedicata alla bellezza del mondo naturale, flora e fauna compresa; la seconda parte serve per prendere consapevolezza dei danni che l'uomo con i suoi comportamenti ha prodotto, mentre la terza deve spingere ad agire, mantenendo, così la missione educativa tipica del museo di storia naturale sin dalla sua fondazione nel 1938.
«Il riscaldamento globale generato dall’uomo non è un’ipotesi per il futuro bensì un fenomeno già in atto. È da almeno 30 anni che conosciamo lo stato dei fatti, ma non abbiamo fatto nulla o troppo poco - spiega Luca Mercalli, Presidente Società Meteorologica Italiana e curatore scientifico della mostra - Basti pensare che l'Ipcc, the intergovernmental panel on Climate Change, l'ente delle Nazioni unite creato nel 1988 proprio per divulgare e mettere a disposizioni i dati sul cambiamento climatico, non è riuscito a far arrivare messaggi e comunicazioni alla gente. E non si è creata consapevolezza. Abbiamo perso 30 anni. Non è più una questione in cui credere o meno: è un problema reale che riguarda tutti. Anzi, come ha detto Antonio Cuterres, segretario generale delle Nazioni Unite, il clima è il problema più grande del nostro presente e del nostro futuro. E se non ci muoviamo in fretta quel grado Celsius diventerà ben presto molto più. Secondo gli studi potrebbe addirittura arrivare entro la fine del secolo a 5 grandi in più e allora sarebbe la catastrofe planetaria».
Come dire dobbiamo capire tutti - e subito, perché non c'è più tempo da perdere - l'impatto delle nostre azioni quotidiane perché la febbre del pianeta non salga al punto tale che possa mettere in discussione la vita umana. Perché il riscaldamento globale è già qui tra noi. E, purtroppo, il clima cambia rapidamente ma la politica troppo lentamente.
È dal 1992 che a Rio de Janeiro fu firmata da quasi tutti i paesi la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) che diede poi luogo al protocollo di Kyoto (1997) e all'Accordo di Parigi (2015). Eppure gli sforzi della politica non sono stati sufficienti. E questi cambiamenti hanno un impatto sempre maggiore su miliardi di persone, soprattutto chi vive nelle zone più povere, danneggiano la produzione alimentare e minacciando specie di importanza vitale.
Ovunque - prosegue ancora Mercalli - si registrano siccità, incendi, ondate di calore, alluvioni, fusioni di ghiacciai. Dobbiamo fare in fretta qualcosa: il futuro possiamo ancora guidarlo noi.
È uno sforzo senza precedenti ma con le leggi della fisica non si scherza. Per curare questa malattia non bastano pillole, bisogna cambiare stile di vita. E in questo senso la disciplina più refrattaria è l'economia. Eppure tutti dovrebbero capire che la crescita non può essere infinita. Come dice l'economista inglese Kenneth Ewart Boulding - ha concluso Mercalli: Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista».
È in gioco la terra, il nostro bene comune principale, quello che appartiene a tutti, quello che noi adulti stentiamo a difendere e per cui i giovani hanno deciso di muoversi.
C'è voluta una Greta Thunberg per sensibilizzare tutti.
E per la prima volta nella storia, il 15 marzo 2019, c'è una sciopero mondiale di tutti gli studenti per il clima.
Info mostra: Dal 7 marzo 2019 al 26 maggio 2019
MILANO Museo di Storia Naturale di Milano, corso Venezia 55
ORARI: da martedì a domenica 9-17.30. Chiuso lunedì
Immagini e filmati sono del National Geographic.