L’uomo che ha lanciato la Regina Elisabetta da un elicottero (per il video delle Olimpiadi di Londra), ora ne traccia vita e opere nella serie The Crown (dal 4/11). Il regista di Billy Elliot e The Hours fa di nuovo centro. E ci racconta come Per i quarant’anni, il regista Stephen Daldry si è regalato il primo film: Billy Elliot. Era il 2000 e la storia del ragazzino figlio di un minatore inglese, che vuole danzare al di là dei pregiudizi, ha esaltato gli animi e gli è valsa una candidatura agli Oscar. Daldry poi ne ha fatto anche una versione musical, perché il teatro è stata la sua prima casa dalla rappresentazione del dramma An Inspector Calls al National Theatre di Londra. Ma è l’Academy che ce l’ha fatto conoscere: secondo film, The Hours con Nicole Kidman, seconda nomination; terzo, The Reader con Kate Winslet, idem.

Ok, non ha ancora vinto la statuetta, ma si è guadagnato la fiducia degli americani, ovvero: soldi da usare per fare quello che gli piace e gli riesce bene. Il 4 novembre va in onda su Netflix la prima stagione di The Crown, che è anche la prima produzione del colosso Usa in Gran Bretagna. Sette stagioni da 10 episodi, per 70 ore, che narrano con precisione filologica e suspence romanzesca le vicende della famiglia Windsor. L’uomo che ha fatto saltare la Regina Elisabetta da un elicottero (il divertente video che inaugurava le cerimonie delle Olimpiadi 2012, curate da Daldry), ora ne ripercorre il regno e la vita, dalla giovinezza. A fianco del regista e produttore esecutivo ci sono lo sceneggiatore star Peter Morgan, quello di The Queen, e un cast raffinato: Claire Foy, Matt Smith, John Lithgow su tutti. Al telefono dalle quinte di un teatro, Stephen Daldry ci parla di sé e dei suoi progetti. Con etichetta inglese e ottimismo latino.

Quanto conta il carisma della Regina Elisabetta per la durata della monarchia? È vitale. Il suo regno ha attraversato periodi molto turbolenti, per il paese e per il mondo. Non solo, anche per la sua famiglia, il suo matrimonio, sua sorella. In più non è stata neanche così popolare. Ci dimentichiamo, adesso che è la Nonna della nazione, quanto sia stata difficile la sua esperienza. Pensiamo di conoscerla, ma non è così. È sempre stata sotto gli occhi di tutti ma allo stesso tempo, come ha detto Peter Morgan, è stata la donna più invisibile al mondo. Ci sono due regine, Elisabeth Windsor e Sua Maestà, e la seconda ha sempre cercato di mantenere un certo distacco, una mistica dell’idea di monarchia in questo paese.

Eppure persino la Regina è su Twitter insieme ai sudditi adesso, e lei no. Com’è? Bella domanda. Io non ho il tempo di starci e sono contento che la Regina ci sia. Anche se immagino che qualcuno twitti al posto suo.

Lei non è neanche un tipo hollywoodiano. Cosa ama della cultura americana? Ho una casa a New York, vivo tra lì e Londra. Amo New York, è uno straordinario melting pot, una bella città, ma non rispecchia la cultura americana. Mi piacciono la sua vivacità, diversità, energia. È un posto fantastico per viverci e crescere le mie bambine.

Qual è la prima cosa che ha insegnato alle sue figlie? Scherzo sempre con loro, dico che se non si comportano bene le manderò in una scuola di etichetta inglese, per Charming Ladies. Ma non credono fino in fondo che lo farei. Vanno in una scuola pubblica a New York. Sono venute a trovarmi in Inghilterra l’altro giorno e mi hanno chiesto: quando incontriamo la Regina? Quando, eh? Ho provato a spiegargli che non è così facile…

Lei l’ha incontrata? Sì, qualche volta. Per il suo compleanno, siamo andati al castello di Windsor. È stata incantevole. Non credo si ricordi di me da una volta all’altra, però ti fa sentire speciale per qualche secondo.

C’è qualcosa che le invidia? No! Fa un lavoro difficilissimo che non augurerei a nessuno. Vivere così a lungo sotto riflettori severi; navigare attraverso questioni costituzionali burrascose; gestire le beghe di famiglia e le loro amplificazioni sui giornali; è una vita stressante, faticosa.

Cosa ama del suo lavoro? Mi piace confrontarmi con le persone, avere diversi amici che collaborano con me da tempo è una delle gioie più grandi della mia vita. Con Peter (Morgan, ndr) stiamo lavorando agli episodi della seconda stagione. Saranno sette, ci metteremo anni: è impegnativo, ma eccitante.

Ho scambiato due parole con John Lithgow, che interpreta Churchill: ha definito The Crown «La soap opera più elegante di tutti i tempi». Sono felice che l’abbia detto! Spero che sia elegante. Non so bene cosa sia una soap opera, dovrei iniziare a guardarle. Sicuramente seguire per un lungo periodo una famiglia e addentrarsi negli sbagli inevitabili che commette è molto interessante.

Ha anche sottolineato l’umanità del suo personaggio. Sì, Churchill viene ripreso all’ultimo respiro, nella sua ultima amministrazione, è un uomo in declino fisico, che combatte per mantenere la salute e la capacità di guidare il paese. È il racconto tragico di un grande lottatore. Lui stesso si rende conto della sua fragilità, ma si intreccia ancora alla forza con cui crede di avere un ruolo nel mondo. Quando il mondo tristemente non lo vede.

Lei come vede l’attuale situazione nel Regno Unito, con la Brexit, Cameron dimesso e un nuovo primo ministro liberal conservative? Anzi, mi spiega cosa vuol dire? Mi piace Theresa May, ha un modo di pensare integrante. L’ho conosciuta durante le Olimpiadi 2012, in un incontro al governo per portare il progetto delle cerimonie. Mi è sembrato che avesse molto buon senso, che fosse preparata e interessata. Le auguro il meglio. Liberal conservative significa mantenere viva l’idea vecchio stile di condurre il paese all’unione, al di là delle divisioni al governo. Penso che lei voglia fortemente un paese unito. È particolarmente importante adesso, dopo il disastro della Brexit. Sfido chiunque: nel paese nessuno sa esattamente cosa comporta, lo dicono i sondaggi. Ha nutrito i peggiori appetiti, per una Little Britain, l’isolamento e il protezionismo. È stato uno shock, un’enorme delusione.

Su cosa servirebbe votare ora? Non serve un altro referendum, se la gente non capisce cosa significa esattamente. C’è stata una grave mancanza, da parte dei leader, dei consulenti e in particolare del partito laburista, nel non essere riusciti a spiegare le vere conseguenze della Brexit. Se avessimo un altro voto, la gente dovrebbe essere informata e a quel punto sarebbe contro l’idea di lasciare l’Unione Europea, perché è stata un’idea tremenda.

In pratica, è cambiato qualcosa nella sua vita tra Londra e resto del mondo? No, non a livello personale. Ma amo potermi muovere e lavorare come voglio in Europa, vivo la Brexit come una vergogna. Mi sento prima europeo e poi inglese, mi piace esserlo, penso che sia il futuro verso cui dovremmo tendere. Non ho paura della saturazione dell’Europa, voglio far parte di una comunità.

Parlando di futuro, ha diretto tre ragazzini delle favelas nel film Trash e prodotto docu sulle difficili condizioni di vita in Brasile. Con le Olimpiadi di Rio è cambiato qualcosa, in termini di attenzione? Purtroppo no. Penso che l’impeachment del presidente sia stato vergognoso, che la corruzione sia ancora endemica in Brasile e che si debba estirparla ai più alti livelli di governo, e solo allora il paese potrà prosperare. Ma forse il Brasile può ripartire dall’ottimismo che aveva sei anni fa, puntare a essere il motore economico dell’America Latina.

Nei suoi film e spettacoli spiccano ragazzini con un sogno e donne forti. Che fine hanno fatto gli uomini? Buona osservazione. Ci ritroviamo ad appassionarci senza sosta alle storie di donne forti, che fanno grandi scelte.

Non dico essere incoronato da giovane, ma lei è mai stato costretto a fare qualcosa per cui non era pronto? Mai! Ed è impossibile immaginarsi in quella situazione, in cui la corona ti è assegnata da Dio. È importante sottolinearlo, che la Regina crede di essere lì per la grazia di Dio. Non è solo a capo della monarchia, ma anche a capo della Chiesa Anglicana, in tutto il mondo. Nel momento stesso dell’incoronazione, lei ha accesso a Dio. Non è un caso, non è una fortuna, lei è scelta da Dio e penso ne sia convinta. Da un punto di vista logico, sembra una pazzia. E lo è, ma è parte integrante del credo della Regina.

Lei crede in Dio? Un’altra domanda.

Ok, in cosa crede? (Ride) In tutte le cose buone in cui ognuno dovrebbe credere. Giustizia, una vita migliore. Sono un po’ suscettibile sulla religione. Sono sicuro che in una vita parallela sarei stato un cattolico molto felice. Loro hanno decisamente i teatri migliori. E anche i costumi!