«Se il mondo fosse così chiaro, l’arte non esisterebbe», diceva lo scrittore Albert Camus. E visti i tempi che corrono, tutt’altro che limpidi, la creatività diventa quasi una sorta di Google translator per decriptare ciò che stiamo vivendo. Dimenticate per un attimo Alberto Sordi che vaga spaesato fra le sculture di Richard Long nel film Le vacanze intelligenti. Oggi temi come terrorismo, ecologia, femminismo vengono portati alla luce proprio da quadri, sculture e videoarte. Gli effetti sono dirompenti. Un po’ come i graffiti di Banksy.

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Biennale d’arte di Venezia



Ne sa qualcosa il barbuto newyorkese Ralph Rugoff, direttore della Biennale Arte di Venezia, che ha intitolato l’edizione che apre l’11 maggio May You Live In Interesting Times (fino al 24 novembre, cliccate qui per i biglietti). Sembra un augurio, ma non lo è. L’espressione infatti si ispira a un anatema cinese, dove il termine “interessanti” gioca con l’ironia e significa tormentati e dolorosi. Il pittore Luc Tuymans, stella della mostra La Pelle a Palazzo Grassi, usa due parole per definire la nostra epoca: «Violence et fragilité». Le pronuncia quasi sussurrando. Quasi a fare da contrasto a tempi sbracati, invasi da social media e talent show.

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Studio Luc Tuymans
2012 Allo!, Luc Tuymans

Se fosse ancora tra noi, Alberto Burri, in mostra alla Fondazione Cini, direbbe la stessa cosa. L’artista ha passato la vita a dare consistenza alle forme astratte, studiando le qualità espressive della materia. Ecco perché in una stagione effimera come la nostra un po’ di concretezza non farebbe male.

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ALESSANDRO SARTEANESI
Cretto, Alberto Burri

«Intorpidimento delle menti e povertà culturale» sono per Georg Baselitz - non proprio un inguaribile ottimista - le caratteristiche del tempo in cui viviamo. Gli strali dell’artista tedesco, alle Gallerie dell’Accademia per l’antologica Academy, colpiscono tutti: dalla sua Germania «devastata dalle ideologie» all’arte contemporanea, definita «noiosa, a tratti idiota».

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Georg Baselitz
Finger Painting, Georg Baselitz

Lo stesso termine, idiota, usa Vik Muniz per descrivere i presidenti di Stati Uniti e Brasile, perfetti rappresentanti del presente. «Non so se viviamo in tempi interessanti», ci dice l’artista brasiliano, curatore e attore della collettiva Glasstress alla Fondazione Berengo Art Space di Murano. «Certo la tecnologia li ha condizionati avendo un effetto radicale su molte democrazie. Basta guardare l’America o il mio Paese: Trump e Bolsonaro sono due idioti. Ma anche i popoli devono crescere. In Brasile, dopo due mesi dalle elezioni, gli stessi che hanno votato il presidente ne hanno chiesto l’impeachment. La democrazia non è un gioco. L’avete votato? Ora ve lo tenete». Gli americani avranno Donald Trump almeno fino al 2021. Uno dei segni distintivi del capo della Casa Bianca è quel muro al confine col Messico su cui il Pentagono ha stanziato un miliardo di dollari.

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Vik Muniz



Una barriera per fermare i migranti, che fa da contraltare alla barriera che l’artista Jannis Kounellis, scomparso due anni fa e omaggiato dalla Fondazione Prada, voleva alzare per agevolare il dialogo. «Abbiamo bisogno dei confini che ci caratterizzano per sviluppare aperture», ripeteva. «Il confine ti dà i mezzi per avvicinare gli altri, per avere un punto di vista, altrimenti non puoi andare verso l’altro, perché l’altro non si riconosce in te».

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Giorgio Colombo
Jannis Kounellis al Caffè Florian

Se la scienza continuerà a svilupparsi senza freni, faticheremo a riconoscere noi stessi. Almeno questa è la tesi di Adrian Ghenie, astro luminoso della pittura di oggi, in scena a Palazzo Cini. «Siamo nel secolo della biologia, nel corso del quale impareremo a manipolare il nostro corpo», ha detto. «Se queste ricerche finiranno in mani sbagliate, ci attende un secolo di aberrazioni, popolato da mostri».

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Adrian Ghenie
Self Portrait with Animal Mask, Adrian Ghenie



Gli stessi che affollano i suoi quadri, che ricordano quelli di Francis Bacon, dove gli uomini erano tocchi di carne senz’anima. Quell’anima, tutta femminile, che la fotografa Brigitte Niedermair, ospite a Palazzo Mocenigo, vuole esaltare affinché «l’uguaglianza tra uomo e donna non sia più solo enunciazione di principio. Dobbiamo imparare a non vederci come nemiche. Solo così cambieremo le cose». Di questi tempi è un invito assai attuale.

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Brigitte Niedermaier
Wallpaper 2017, Brigitte Niedermaier

Ma se Niedermair chiede, Chiara Fumai ha passato la sua breve vita (è scomparsa a 39 anni) a reclamare e rivendicare i diritti delle donne, grazie a performance sconvolgenti in cui mixava identità femminile e violenza. Chiara è una dei protagonisti del Padiglione Italia, quest’anno curato da Milovan Farronato.

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Courtesy Photo
Chiara Fumai: The Moral Exhibition House, 2012

È lui stesso a immaginare le parole che l’artista ci avrebbe detto se l’avessimo stuzzicata sulla quotidianità. «Imperiosa ed enigmatica», ci spiega Farronato, «Chiara avrebbe dichiarato che viviamo in tempi in cui si “slavora” senza tregua, in cui si pianifica ogni cosa in dettaglio. Si passano ore a travestirsi, instancabili come elfi, per apparire squinternati senza esserlo. La modalità d’azione è quella che ci impedisce di rimanere sempre gli stessi».