Tom Michell è un signore di una certa età. Di lui si sa che vive in Cornovaglia, è un professore di inglese e ama dipingere fauna selvatica. Ma visto quello che racconta nel libro memoir Storia del pinguino che tornò a nuotare (Garzanti), piace immaginarlo circondato da animali un po’ come Gerald Durrell (di cui dice: «Il suo talento da scrittore e la sua conoscenza da etologo sono superiori ai miei»). D’altra parte viene da una famiglia assai “animal oriented”, sua madre da ragazza ha tenuto tre alligatori in giardino (regalo di un’amica che lasciava Singapore per l’Inghilterra) e anche lui è cresciuto tra creature più o meno selvagge.

Questa storia, quella che si legge nelle pagine del libro, inizia negli anni 70, quando Tom Michell finisce a insegnare a Buenos Aires. E per la precisione inizia su una spiaggia durante una vacanza a Punta del Este, in Uruguay. Lì Tom vede una distesa di pinguini morti, imbrattati di petrolio. Tra loro ne scorge uno vivo, incatramato e furioso. Senza starci troppo a pensare, attrezzato come un gladiatore, acchiappa l’essere in difficoltà, lo porta nel suo cottage e lo ripulisce nella vasca da bagno, operazione non facile considerando il grado di spavento e livore del pennuto. Ma visto che il pinguino non ne vuole sapere di tornare in mare, Tom decide di portare Juan Salvador (questo il nome che gli dà) nel collegio dove insegna. Se questo è l’inizio, il resto è il racconto di un’insolita coabitazione e di un’amicizia incantata. Del rapporto speciale tra Juan Salvador e gli studenti, di corse in moto con pinguino al seguito e di come un umano e un pennuto sono diventati almeno per un po’ compagni di viaggio.

Signor Michell, una curiosità: le è sembrato normale portarsi a casa quel pinguino?
Molti mi hanno detto che ho agito in modo eccentrico, ma non capisco perché. Penso che quasi tutti avrebbero voluto aiutare un animale in grave pericolo, senza alcuna alternativa, e avrebbero fatto i conti con le conseguenze.

Cosa l’ha stupita di Juan Salvador?
Il modo straordinario in cui una bestiolina selvaggia si è adattata in un ambiente completamente alieno.

Cosa, ripensandoci oggi, la fa ancora sorridere?
Come un volatile di 50 centimetri potesse stagliarsi in mezzo a un gruppo di persone dominandone completamente l’attenzione e la conversazione.

Il ricordo che ama di più?
I momenti in cui mi poggiava la testa sui piedi, quando mi sedevo con lui in terrazza sul finire del giorno.

Com’è passeggiare con un pinguino?
Non molto diverso da andare a spasso con un cane. Un’esperienza gioiosa.

Che magia è avvenuta tra Juan Salvador e gli studenti?
Se sapessi davvero che specie di magia accade tra animali e umani l’avrei già imbottigliata e venduta! Sarebbe più efficace degli antidepressivi. Il legame con gli animali è una mutua e benefica simbiosi. Gli esseri umani hanno addomesticato i cani negli ultimi 15 mila anni e credo che mentre gli uomini erano impegnati a selezionare razze e caratteristiche, i cani hanno operato a loro volta una selezione, prediligendo le persone in grado di creare con loro legami forti.

Come ha fatto Juan ad aiutare un ragazzino in difficoltà?
Diego era infelice quando è arrivato al St George’s College. Odiava stare così lontano dalla sua famiglia, specialmente in quei giorni così violenti (si sta parlando del 1976, il momento del colpo di stato militare di Videla, ndr). Non aveva fiducia in se stesso. Ma Juan Salvador si rapportava a lui esattamente come con gli altri. Non gli interessava che non prendesse una palla o non sapesse fare le equazioni. Voleva amicizia e credo - questa per me è l’ipotesi più ragionevole - che i loro comportamenti si siano influenzati a vicenda con reciproco beneficio.

Senza Juan Salvador la sua vita sarebbe stata diversa?
I miei figli non avrebbero avuto le sue avventure come storie della buonanotte. E io non avrei avuto la gioia che mi regalava, da opporre a quei giorni molto bui. Sua madre ha avuto tre alligatori, lei è cresciuto con un sacco di animali.

E ora?
Abbiamo un cane, galline e oche libere. Viviamo in una zona rurale e vediamo un sacco di uccelli, tassi, ermellini, volpi, cervi, rospi...

Cosa le manca di Juan Salvador?
Sentire le sue piume sotto le dita quando gli accarezzavo la pancia.

Qual è la lezione più importante che ha imparato dagli animali?
Che abbiamo bisogno di loro.