Dov’era il professore Luciano Floridi quando alle scuole superiori, durante le lezioni di filosofia, ci lanciavamo palline di carta usando la penna come una cerbottana? Dipende dalla generazione a cui appartiene chi cerca la risposta, che può variare - nel suo pubblico multi-generazionale - tra “era ancora tra i banchi di scuola”, a “era già a insegnare a Oxford”. Lui lo segue chiunque. Cosa ha di tanto speciale questo docente nato a Roma 55 anni fa (che sembra più giovane di una decina), per riempire sale e teatri con un pubblico mai così trasversale, dalla signora milanese con foulard Hermès alla coppietta di fidanzatini goth?

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Il professore Luciano Floridi



Intanto, è il pioniere dell'etica del digitale. Poi, è immune al male di cui soffre metà della comunità intellettuale mondiale, ossia l’accanimento terapeutico a tenere in vita il passato in quel modo rancoroso per cui le vecchie regole devono rimanere valide per sempre, anche se il mondo intorno cambia alla velocità 30 di un decoder MySky. Luciano Floridi, che ha appena pubblicato il nuovo libro Pensare l’infosfera (Raffaello Cortina Editore, 13,60 euro su Amazon) è invece riuscito a combinare la filosofia classica con l’era digitale, dimostrando l’applicabilità dei suoi principi anche a internet e rendendola potabile per tutti, a cominciare dal linguaggio, dalle gag che regala sul palco, e anche dal numero di pagine del libro (145) ragionevole in una società che fatica a reggere la soglia dell’attenzione oltre gli 8 secondi.

Luciano Floridi si è laureato alla Sapienza di Roma, ha conseguito un dottorato all'Università di Warwick (vincendo un concorso segnalatogli dalla nonna) e prima di Oxford ha insegnato all'Università degli Studi di Bari e alla University of Hertfordshire. Un cervello in fuga, okay. Ma la sua biografia è anche la dimostrazione che tutto il mondo è un palcoscenico e tutti possiamo passare il provino per il ruolo da protagonista, mettendoci impegno (lui ci si ammalò addirittura di malnutrizione, per il troppo studio, magari un po' meno impegno). E come tutti a Milano di questi tempi, anche il professore Floridi è rimasto coinvolto dal coprifuoco culturale e del divertimento imposto dal Coronavirus, per cui il ciclo delle sue lezioni settimanali al teatro Franco Parenti iniziate il 10 febbraio si è interrotto alla vigilia della terza e ultima lezione, ma si terrà appena c’è il via libera. L'occasione, per tutti, di provare l'ebrezza di una lezione a Oxford senza nemmeno metterci piede, è senza paragoni. Nel frattempo, il suo libro scala le classifiche perché è uno dei fertilizzanti del giardinetto incolto che abbiamo riscoperto nel retro di casa standoci dentro forzatamente, preparando molte più tisane e tè del solito, finendo con calma un film o una serie tv dall’inizio alla fine e riscoprendo, appunto, che un testo di filosofia può diventare cioccolato per la mente.


“Le domande filosofiche sono quelle in cui i vincoli non limitano le risposte”, dice il professore nella prima lezione al Parenti, quella introduttiva intitolata La filosofia come design concettuale (le altre due: Il capitale semantico; Utopia digitale? Il verde e il blu) in cui ti libera subito dalla convinzione che la filosofia riguardi solo concetti altissimi, quando anche solo la scelta fra due tinte di capelli è già filosofia e non scienza esatta, così come due più due può sembrare un conto infantile, ma sempre matematica è.

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Tra i valori aggiunti di Luciano Floridi che, fra signore e goth attira anche i geek (che gli pongono domande dopo le lezioni) c’è quello di aver coniato il termine onlife, che va oltre l’idea di online e offline e ha sancito il concetto per cui le barriere fra digitale e vita reale sono ormai cadute. Questo ha cambiato drasticamente le nostre vite immergendole in una infosfera, termine coniato dal saggista statunitense Alvin Toffler nel 1980, che Floridi ha rispolverato e lucidato. Ma di quello che ci accade non ce ne renderemo conto chiaramente se non quando guarderemo il passato a distanza. Intanto: "la buona filosofia inizia con l'accettare il rischio di sbagliare, come in cucina, sia nel porre certe domande sia nel dare determinate risposte", dice la prefazione di Pensare l'infosfera. Le risposte che scopriremo solo sfogliando.