Fiocco rosa nell'arte contemporanea: è nata in Engadina la Fondazione Beatrice Trussardi. Un progetto nuovissimo, che trae ispirazione dallo spirito della Fondazione Nicola Trussardi, espandendolo oltre i confini nazionali. Dal 2003 a oggi, infatti, Beatrice Trussardi e il direttore artistico Massimiliano Gioni hanno presentato mostre e interventi di arte pubblica in luoghi simbolo e spazi dimenticati della città di Milano. Ora la neonata fondazione farà esattamente lo stesso, ma su scala internazionale. La realtà guidata da Beatrice Trussardi, infatti, si pone come una sorta di "museo mobile" attraverso cui veicolare bellezza e creatività in vari contesti sia storici che architettonici. La fondazione però non si limiterà solo a ridisegnare le varie location prescelte, plasmandole ad immagine e somiglianza degli artisti. Intende sviluppare numerose iniziative di studio e di ricerca che leghino indissolubilmente i vari interventi con la storia, la cultura e la geografia dei luoghi scelti grazie a un programma di ricerca coordinato da Giuliano da Empoli.

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Courtesy Fondazione Beatrice Trussardi. Foto di Marco De Scalzi
Rifugio in Val Fex, Engadina

Per questa sorta di battesimo del fuoco è stata scelta la Val Fex, un luogo incantato a pochi km da Sankt Moritz. Qui, a circa 2000 metri d'altezza, l’artista polacco Pawel Althamer è stato invitato a presentare Franciszek, un’installazione all'interno di una piccola baita del diciassettesimo secolo (dall’11 luglio al 29 agosto). Un luogo magico: per raggiungerlo occorre immergersi nella natura; si deve camminare per circa tre quarti d'ora (ma chi vuole può andare anche in carrozza) attraversando uno degli itinerari escursionistici più seducenti dell'intero arco alpino. Da un lato il piccolo borgo di Sils tanto amato da Nietzsche, dall'altro le vette frastagliate del Maloja. In mezzo, c'è questo curioso spazio espositivo, tanto suggestivo quanto inatteso. L'artista, nato a Varsavia nel '67, ha scelto proprio questo luogo isolato e modesto per mettere in scena uno dei suoi tableaux nei quali combina memorie di arte sacra e influenze vernacolari provenienti da culture diverse. Al centro di tutto, circondata da caprette, c'è la figura di San Francesco, che si spoglia della veste cardinalizia in un gesto simbolico, evocando un ritorno all'ascesi. "San Francesco era un vero anarchico che ha passato tutta la vita cercando di formare una comunità in armonia col creato. - ci dice Pawel sgranando i suoi grandi occhi azzurri - Lo considero un vero modello di vita". Althamer ha realizzato la scultura usando cartapesta e materiali organici, come fieno e pigmenti a base di bacche e l'ha presentata come parte di un diorama composto da pietre, fiori, terra e legno trovato sulle rive del vicino torrente. Accanto ha firmato una raffigurazione di una Madonna con bambino, ornata di foglia d'oro e scolpita da un tronco. Mentre al piano inferiore della stalla, nascosta in una cassetta di legno colorata e di solito usata per conservare il cibo degli animali, ha collocato una piccola scultura di un neonato che dorme su un mucchio di fieno. Tutto questo, in un'atmosfera quasi surreale. "Se dovessi riassumere con una sola parola questo mio lavoro, sceglierei il silenzio", ci confessa l'artista sorseggiando un caffè. L'opera, curata da Gioni, mixa Nietzsche (che a pochi chilometri da qui amava ritirarsi a riposare) a Segantini, Lou Salomè ad Alberto Giacometti. Fonde spiritualismo e materia, arte e vita. Il contesto paesaggistico della valle alpina del Cantone dei Grigioni, poi, fa il resto. È letteralmente impossibile non innamorarsene perdutamente. Merito della sua posizione geografica (è una delle valli abitate più alte d’Europa) e della sua conformazione (bagnata da quattro laghi ma circondata da ghiacciai e fitti boschi) che l'ha resa una delle destinazioni più amate da artisti e intellettuali, che proprio da queste parti hanno trovato - e a quanto pare continuano a trovare - ispirazione e conforto.