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Le ricette della nonna per il sesso

7 consigli per fare meglio l'amore, tratti da un nuovo libro - Scary Old Sex di Arlene Heyman - sulle imprese erotiche nella terza età.

Di Cecilia Falcone
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Getty Images

È una presunzione giovanile pensare che a un certo punto della vita il sesso non ci sia più. Che il desiderio semplicemente sparisca come le zanzare in ottobre, perché è così che la natura fa andare le cose.

I sentimenti, quelli sì, ci sembrano un terreno confortevole su cui far muovere gli anziani, con i loro passi lenti. “Anziani innamorati” è la seconda voce che Google suggerisce a chi digita “anziani”. Perché ci fa bene sperare che c’è sempre tempo per trovare l’amore, per fare meglio, per regalarsi crociere, per essere due. Tifiamo per gli over settanta alle prese con il batticuore, il loro eden dorato potrebbe diventare tra qualche decina d’anni anche il nostro riscatto. Facciamo più fatica ad immedesimarci quando c’è da immaginarli affaccendati nella pratica degli approcci erotici. Con la nudità, l’imbarazzo, le erezioni, il sudore, le paure, l’abbandono, i liquidi, gli incastri, il ritmo dei baci, i peli, lo stordimento, i confronti e tutto il repertorio di piccole miserie che ci tocca attraversare, se vogliamo fare l’amore. E il punto è che vogliamo farlo, lo vogliono anche loro. E sarà così, finché ne avremo la forza.

Il primo passo è l’accettazione. E come sempre quando la questione determina la sopravvivenza sociale della specie, meglio se poggia su una base di conoscenza condivisa. Insomma, è più facile con l’aiuto di uno psicologo. Negli Stati Uniti e in Uk è appena uscito per Bloomsbury il libro Scary Old Sex di Arlene Heyman, psicoanalista di New York. E, al di là della bellezza nella lettura, ha almeno tre meriti straordinari: è il debutto narrativo di un’autrice 74enne; rompe il tabù sulla sessualità agée, descrivendo le manovre erotiche di uomini e donne con più passato che futuro; rompe un secondo tabù, quello di una donna che racconta il sesso. Perché a una donna che parla di sesso si richiedono sensibilità, delicatezza, giri di parole. Io ho usato la formula “sessualità agée”, per tenermi nella discrezione pubblicabile. Ma gli amplessi non sono delicati, un pene irrorato non è una metafora. E l’orgasmo, se vuole il cielo, è tutto tranne che discreto.

Nei sette racconti di Scary Old Sex, la Heyman ci cala nei vuoti e nelle debolezze dell’essere umano, per riemergerne con un carico vitale di umorismo, suspence, eccitazione. Tra i suoi protagonisti c’è la scienziata incompresa che i cani riconoscono come mistress, dal modo in cui spegne il motore dell’auto nel vialetto. C’è il marito che si prodiga in cunnilingus non richiesti, nonostante l’artrite l’ultima volta lo abbia immobilizzato a letto. C’era il padre di famiglia da cartolina, che ha tradito la moglie con l’infermiera per trent’anni. C’era, perché noi lo troviamo nudo e morto, per un attacco fulminante. Scopriremo che non l’ha ucciso il sesso, ma l’impeto di una barzelletta sconcia sui nazisti. Nel libro ci sono anche cateteri di impaccio, «seni che sviluppano un’attrazione fatale verso il punto vita», ed è nell’arrabattarsi con la quotidianità che si rinnova, fa tremare e a volte annoia, che i personaggi del libro mostrano la loro forza. Ci mostrano una via. Da queste storie sull’eros di domani, su come lo vivono le nonne, possiamo trarre qualche ricetta collaudata per il sesso, come vogliamo farlo oggi.


Spreco di occasione carnale, peccato mortale.

Iniziamo con un bagno di realtà effetto meteorite: la spontaneità a letto è un lusso a scadenza. L’amichevole ricezione corporale degli stimoli che invia la mente, o qualunque altro organo responsabile della lussuria, è destinata a farsi via via più ostile. E non vale solo per lui, sia chiaro. Teniamolo a mente domani mattina, quando avremo l’istinto di dirgli no no no, devo lavarmi i capelli, ho una riunione, apre la tintoria, dieci minuti per fare sesso subito, dove li trovo, sei pazzo? Dieci minuti per fare sesso subito sono oro. Per convincervi, ecco dal libro la descrizione della pianificazione di un coito tra coniugi settantenni. Mi permetto di tradurla (non c’è ancora una versione italiana) e accorciarla: «Lei aveva il reflusso gastrico, doveva stare in posizione eretta per tre ore dopo i pasti, se no avrebbe sentito bruciori al petto. E doveva inserire il Vagifem, compresse di estrogeni, in vagina due volte alla settimana per non far ritirare i tessuti. Lui usava il Viagra un’ora e mezza prima del sesso, e già che tendeva a venire troppo presto se non facevano l’amore spesso, e una volta alla settimana non era spesso, prendeva anche una dose di clomipramina, un antidepressivo con l’effetto collaterale di ritardare l’eiaculazione. Il Viagra lo faceva sentire accaldato per il resto del giorno e la clomipramina lo lasciava stordito. Così di solito facevano sesso verso sera, quando non a notte fonda». Da attaccare al frigo a futura memoria, per una più presente e sollecita goduria.

Il bello di uscire (ed entrare) alla luce del sole.

«Eccolo là, con tutte le rughe in vista, come in un dipinto di Lucien Freud». I corpi che invecchiano non sono patinati, levigati, sfacciati. Non sono belli. Non eccitano al primo sguardo, non evocano fontane di miele e torri da assediare. Eppure, chi abita un fisico datato crede nella propria pelle molle e in quella rassicurante del compagno. Ha dalla sua parte la familiarità con il difetto. Ci suggerisce una grande lezione, e un esercizio quotidiano: è il momento di tenere le luci bene accese, di tappezzare di specchi la camera, di provare posizioni che evidenziano i rotoli di ciccia, di amarsi e guardarsi. Di fare l’amore di pomeriggio, quando il sole disegna ombre nuove. Di guardarsi tanto. E non perché un giorno rimpiangeremo questa bellezza. Perché rischiamo di perdercela ora.

Il sex toy più efficace è il cervello.

Il tempo non ci risparmierà: anche gli uomini in là con gli anni si ingrifano davanti ai video porno o di «sesso atletico», come vengono definiti nei racconti. Lo smartphone è e resterà il loro strumento di piacere solitario privilegiato. Forse tra poco verrà sostituito dall’Oculus di Zuckerberg, ma siamo lì. Quando però si tratta di fantasie da condividere, il margine d’azione è ampio e bastano piccole scintille per scatenare il fuoco. Noi donne siamo dotate di immaginazione, e non abbiamo bisogno di gadget telecomandati per sentirci fatali. Con buona pace dei produttori di sex toys quotati in borsa. Niente paperelle vibranti, niente acrobazie, niente lingerie da mutuo. Un uomo troverà maliziosa persino una macchina per l’ossigeno attaccata al naso: con quella maschera triangolare, le cinghie per tenerla fissata e i tubi che si annodano non ricorda molto l’armamentario delle pratiche sadomaso? O andrà fuori di testa per lo spogliarello di una compagna fuori forma che canta versi di Shakespeare, con la giusta intenzione. Non serve niente più di questo: la bellezza del porno è negli occhi di chi ci guarda.

La prontezza nella fornicazione fa la signora.

Mi perdonerà Franca Valeri, per lei la prontezza era nell’ordinazione, ma sarebbe d’accordo. Il bon ton tra le lenzuola va riscritto: all’aria la regola del quinto appuntamento, vada a ramengo l’attesa sospirosa della beneamata. Se l’iniziativa è donna, l’eleganza in qualche modo salta fuori da sé. Libere dai condizionamenti, le più grandi di noi si acquattano nella notte addosso ai partner ignari e allungano artigli sapienti. Svegliano, toccano, fanno crescere una grossa intimità dal nulla, e per contro, ricevono gratitudine e tenerezze. Le donne intraprendenti e sapienti dicono per filo e per segno cosa vogliono, come lo vogliono e si regalano il privilegio di decidere anche quando. Il risultato? Ai maschi non sembra vero di avere il percorso già tracciato, di essere desiderati oltre ogni ragionevole dubbio, di non doverci mettere altro che la concentrazione necessaria. E loro, le signore della camera da letto? Si godono il meritato piacere, fino alla prossima prima mossa.

In camera, scurdammoce ’o passato.

Uno sarà fissato con il sesso anale, un altro non raggiungerà l’orgasmo con quello orale. Uno non si laverà le mani dopo aver fatto pipì, e chissà perché ci farà calare la libido. Uno avrà dimensioni discutibili, e forse anche una ritmica stonata. Ma per quanto ci possiamo lamentare nella contingenza, nessuno di loro è responsabile della peggiore rogna sessuale di sempre: la rievocazione bramosa dell’ex. Non illudiamoci che pensarci mentre siamo avvinghiate al successore nutra la fantasia, piuttosto è certo che prosciughi la sintonia. Perché è un ricordo, appunto, e come tale è sfalsato esponenzialmente dall’interpretazione o dalla nostalgia. Chi ha più storia alle spalle lo sa: ogni volta che sbuffiamo per una performance così così, stiamo idealizzando gli standard dell’ex. Ogni volta che rimproveriamo a un uomo la sciatteria, stiamo pensando che l’ex era più creativo, più di successo, più charmant. Ma se fosse vero, perché allora quando stavamo insieme, quando vivevamo quell’idillio dei sensi ineguagliabile, gli strillavamo contro, una volta su due, che non durava abbastanza?

Non farti mandare dalla mamma.

Se avremo fortuna saremo figlie per molto tempo. Per effetto di una sorte meno benigna, i consigli non richiesti delle nostre madri ci risuoneranno in testa finché saremo lucide. Le glorie sentimentali raccontate dalla genitrice (com’è che le madri sono sempre affascinanti e seduttivissime?) hanno il potere di condizionare la nostra visione della femminilità. Ma finché ci portiamo a letto l’eco delle sue gesta, siamo destinate a fotterci da sole. L’indipendenza emotiva è la prima regola per la realizzazione personale, e pure per quella carnale. Non è facile ottenerla, ma vale la pena lavorarci di cesello ogni giorno. Da che parte si comincia? Forse una traccia è nel libro, nel punto in cui una donna in eterno conflitto con la madre ricorda che una volta la donna, ingombrante e incolta, le ha spiegato un complicato poema. «Come l’hai capito?». «Oh, solo vivendo e amando». In prima persona.

A volte, tremare fa bene.

Il timore di fondersi in un’altra persona non si smorza con l’età, ci sia chiaro. Niente può la consuetudine. La differenza è che noi abbiamo più tempo per allenarci a compenetrare questa paura, con la consapevolezza che ci fa sentire vivi. Una delle storie della Heyman è scandita dal crollo delle Torri Gemelle. Il terrore pervade tutto, come la polvere di cemento. E mentre gli studenti evacuano le scuole, un ragazzo si sente prendere per mano dalla ragazza che gli piace da sempre. Panico: vuol dire che il mondo sta per finire, lei non l’avrebbe mai fatto, pensa. E invece di correre verso la salvezza, rallenta un po’.

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Una scena di The cat and the fiddle.

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Scary Old Sex di Arlene Heyman nell'edizione Uk di Bloomsbury

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