È in arrivo la stagione delle settimane bianche che, in verità, sono sempre più corte. Ma se la vacanza si è accorciata le destinazioni alpine hanno moltiplicato le attrattive. L’Alto Adige per lo sport è unico. Al favore della natura che connette vallate e aree sportive si aggiungono 450 impianti di ultima generazione per un totale di 1200 km di piste su 12 valli. C’è neve per tutti i gusti nel comprensorio Dolomiti Supersky, sci nordico, alpino, ciaspole, e tecnici e guide di alto livello. E ora sono possibili anche esperienze taylor-made come la formula SkiSafari per chi vuole sciare più giorni passando di valle in valle, fermandosi in hotel o rifugi diversi, senza doversi occupare dei bagagli che sono recapitati di tappa in tappa dall’operatore. O Colazione tra le vette per chi ama il silenzio e vuole essere il primo a scendere in pista: c’è il gatto delle nevi che alle 7 di mattina ti preleva e ti porta al Rifugio Las Vegas di San Cassiano, quota 2.000, dove aspetti il primo sole sulla pista facendo colazione con pane caldo, frutta, formaggi, speck e i tipici dolci speziati. E non mancano iniziative per gli sportivi gourmet come l’evento Sciare con gusto, tour gastronomico tra stube stellate, protorifugi e baite di design che quest’anno si ispira ai sapori dell’infanzia. Protagonisti 13 chef stellati da Norbert Niederkofler a Matteo Metullio, da Nicola Laera a Enrico e Roberto Cerea chiamati a cucinare sul filo della memoria. Sommelier in pista è invece per wine lovers only, sci ai piedi e accompagnati da una guida nei pressi dei rifugi si è attesi dal sommelier per degustare i pregiati vini altoatesini.

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La montagna incantata. Campo base di questo pit stop sulle nevi è Corvara, letteralmente Kurfaer “luogo dei corvi”, non esattamente un posto da mondanità e struscio, ma il turismo invernale in Val Badia nasce qui quando nel 1947 venne costruita la prima seggiovia italiana che collegava il paese di Col Alto. Con questo impianto e una natura di grande bellezza dominata dal Sassongher e dal gruppo del Sella Ronda, Corvara comincia a diventare una località turistica. Oggi una nuova ovovia porta al rifugio più cool delle Dolomiti Piz Boè Alpine Lounge splendido punto di osservazione e di partenza delle piste Vallon Boè e Col Alt, le piu’ stimolanti e scenografiche del comprensorio.

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Questa casa è un albergo. Se vuoi sciare ma anche godere la montagna come una volta il place to stay è la La Perla di Corvara, uno dei più celebri 5 stelle delle Dolomiti. L’hotel o meglio la Casa della Famiglia Costa è il portabandiera del think local: 54 camere arredate in stile tirolese e accoglienza impareggiabile. Michil Costa, ambientalista e proprietario visionario ha un unico scopo, creare benessere negli ospiti, ma senza l’artificio delle novità a tutti i costi. I Costa, nonni, figli e nipoti, conservano. Nel bistrot è appesa la collezione di piatti di ceramica di mamma Anni, nella sala camino le vecchie sveglie da comodino funzionano ancora così rimessi in moto da Ernesto, il fondatore e nelle camere vecchie macchine da scrivere Olivetti se ti scappa di scrivere. La Perla è uno scrigno di memorabilia, ma non per questo la Casa è priva dei comfort più attuali: transfer per gli impianti e skipass, ma anche la scelta tra 7 tipi di cuscini e poi la piccola ma efficace spa-chalet con piscina. Qui i trattamenti sono con prodotti creati apposta dalla Farmacia di Vipiteno o con pietre preziose. Agli sciatori è dedicato il massaggio con erbe di montagna e legno di cirmolo utile a eliminare l’eccesso di acido lattico, ai biker quello a base di arnica per aiutare a drenare ed espellere le tossine. Il Wei qi, serve invece per riprendere energia, con cortecce, radici e fiori, e per ribilanciarla ci sono sessioni di reconnective healing.

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Think local. Per sfuggire al solito spartito della vacanza sulla neve, scandito da turisti vocianti, code agli impianti e frastuono di auto che trasformano la montagna in qualcosa di troppo simile alla città, La Perla è il rifugio garantito. Le camere affacciate sul Sassongher fanno subito scattare il post sui social. Dotazione basic: coperta di pile vellutato per proteggersi sul balcone, profumo di cirmolo e mele nella stanza, bagno con pavimento riscaldato. Ma c’è molto di più: per esempio gli orti biodonamici forniscono le cucine improntate al fair trade e al km “buono”, cioè all’uso di prodotti locali se reperibili, altrimenti dei regionali e in ultima istanza agli italiani. Nei menu non esiste il foie gras, neanche a Capodanno, il venerdì non c’è carne nel buffet e in inverno niente frutti di bosco "cura mali". Nel ristorante tradizionale ogni stanza ha colori diversi e stube di maiolica, il bistrot serve taglieri altoatesini e sapori mediterranei e poi c’è il ristorante stellato, la Stua de Michil, dove lo chef Nicola Laera - padre pugliese e madre ladina - esprime con coerenza golose “ibridazioni”. La prima colazione è doppiamente spettacolare: l’affaccio è sulle Dolomiti e su 4 buffet di delizie: pancake, dolci ingentiliti da confetture di frutta strepitose, muesli, yogurt delle malghe. Tempo per smaltire sulle piste ce n’è. E al rientro è doveroso un cocktail: L’Murin proprio di fronte all’hotel è l’après ski più hip della zona, il regno di Mathias il secondogenito di Michil.

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Rock 'n' roll wine experience. E poi ecco qualcosa che davvero non ti aspetti, Mahatma Wine, ovvero la cantina degna di un film Tim Burton, dove i vini ascoltano musica. Il Pinot Noir è tenuto desto da Frank Zappa, lo Chateau d’Yquem è cantato da Tom Waits, i Magnum stanno con Jim Morrison, le bollicine danzano con i Trashmen. Si tratta di 27mila bottiglie gioiello raccolte da Michil e suddivise secondo le anime del rock. In più c’è il tempio del Sassicaia, il più alto del mondo, con la prototype label, la prima bottiglia del 1969 della Tenuta di San Guido, e tutte le successive annate. Si esce emozionati e un modo per ringraziare dell’esperienza è fare una donazione al Tibetan’s Village Children progetto umanitario sostenuto dalla Costa Family Foundation. I Costa gestiscono anche il Ladinia, tre stelle, il primo albergo nato a Corvara, nel 1930 e licenza N.1. È un tuffo in una fiaba dove tutto è autentico, gli amanti del vintage trovano i copriletti recuperati dai vecchi bauli, i legni che scricchiolano, le tendine ricamate alle finestre, gli arredi da casa dei Sette Nani. Anche il cocktail Cesco a base di vodka svizzera (creato in onore di Cesco Kostner il primo insegnante di sci e primo proprietario del posto) che viene servito in locanda ha un sapore retro. Nel ristorante la cucina segue le stagioni e solo la tradizione ladina, con specialità come i bales o canederli e la jopa, la zuppa di cipolle con polenta croccante. And I hope that I don't fall in love with you... E mentre Tom Waits risuona tra le assi spesse di legno, noi pensiamo che sì, ci siamo già innamorate di questo posto...

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