Non si esce vivi dagli anni '80, è vero, evviva i cliché. Perché poi, diciamolo, come si fa a scegliere la meta delle vacanze estive in base a trend e place to be del momento? Non è impossibile, si può abbandonare l'abitudine per l'esotico, chiaro, ma c'è un gran pezzo di cuore nazional-popolare che ci riporta alle vere vacanze italiane. Le uniche, definitive, vacanze sono quelle che si fanno nei luoghi del cuore, perché è lì e solo lì che il cuore trova pace ed è lì che si riesce a portare la testa in modalità OFF? Possibile. Aggiungiamo tra questi luoghi del cuore Sabaudia aka il mare per i romani. Quella terra che sembra tornare in ondate anni 80 (di musica italiana attualissima) e che con il senno di poi dovrebbe appartenere anche a molti non romani? Un motivo su tutti: quelle dune che ti sbattono in faccia l'ennesima Italia inaspettatamente wild (a così poco distanza dall'immagnifica Roma).

Dunque, non è estate, non è vera vacanza se almeno una volta l'anno non si torna nelle mete della nostra infanzia, della nostra adolescenza, quei posti che sono stati sfondo romantico del nostro primo bacio, del falò più bello della nostra vita, quei posti in cui abbiamo cantato Wish you were here su chitarre scordate, in cui abbiamo fatto il primo bagno a mezzanotte, in cui "chi arriva prima a quel muro, non sono sicuro se ti amo davvero non sono, non sono sicuro." E poi? La domanda è: ma cos'è che ci riporta in quei luoghi? Cos'è tutta questa (cara celeste) nostalgia che non ci consente di tagliare il cordone ombelicale?

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Sarà forse che viviamo in un'epoca in cui maltrattiamo i sentimenti, in cui non riusciamo a trovare il tempo per vivere le cose belle (mio dio, ma che amarezza), in cui rincorriamo non sappiamo neanche noi cosa e il solo pensiero di rifugiarci tra le braccia dei nostri ricordi felici ci fa stare bene? E poi chissene se quel luogo non è di moda, se non è bagnato dal Pacifico, se non evoca chissà quali pensieri esotici, quello lì non è un luogo, è "solo" la nostra casa, è il nostro modo di sentire le cose. Ecco quel famoso non-luogo è (anche) Sabaudia 1986, hai presente? Una sensazione, solo una sensazione di leggerezza, di sospiri, wow, manca il fiato. Possiamo arrampicarci a guardarla dal Monte Circeo, raccontare le ore in coda per raggiungerla in un venerdì sera di tarda primavera, di notti a mangiare le bombe ripiene di cioccolato bianco, ma servirebbero troppe parole altre per descriverla e, comunque, non sarebbero ancora abbastanza per renderla chiara nella testa di chi, I’m sorry, non l’ha mai provato/a.

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Sabaudia

Sabaudia città giovane di soli 85 anni che di romantico ha meno di zero e di poesia… neanche a dirlo (vedi l'architettura fascista). Eppure. Eppure, quella sensazione che si ha scendendo dall'accesso di Saporetti con il maglione enorme e le maniche che coprono mezza mano, le Timberland slacciate e i (mom) jeans bianchi (ciao Tommaso Paradiso!), la provi ancora oggi: e in un attimo sei nel 1986.

In quel 1986 dei Mondiali in Messico (Argentina campione del Mondo), dell’anno in cui Sarah Ferguson sposa il Principe Andrew e gli AC/DC suonano in una Wembley ATOMICA. Un anno epico, così carico di emozioni da diventare un simbolo al quale amiamo associare Sabaudia: senza nessun motivo, se non la nostra memoria che ritorna imperante oggi (anche grazie all'estetica della new wave italiana romanocentrica).

Che nostalgia per il mare di Sabaudia. Che poi, a dirla tutta, lanciamo la sfida: potrebbe tranquillamente chiamarsi Lido Delle Nazioni, San Salvo Marina, Deiva, Jesolo (mare bbrrrrr)? Vacanze che abbiamo dato per una vita scontate (spesso perché imposte) e che oggi sembrano il paradiso a cui fare ritorno in una febbre di nostalgia? Per tutte quelle che hanno sognato, almeno una volta nella vita, di essere Marina, quella Marina e di poter leggere “Questo biglietto vale per tutte le lettere che non ti ho mai scritto. A proposito, sei sempre la più bella. Luca”. E no, non è grazie ai The Giornalisti, mi spiace. Non so se mi spiego.