Righe. Righe magiche, di tutti i colori concepibili dall'occhio umano. Come se un prisma si scomponesse in tutte le frequenze della luce. La pentola dell’arcobaleno non è solo un racconto leggendario ispirato dalla fantasia. Solo la forma cambia, ma esiste davvero. Ed è una meraviglia assoluta della natura, difficile da raggiungere, a rischio rovina, da tutelare in nome di un turismo intelligente del quale c’è sempre più bisogno. Laddove diventa un punto d’onore quello della difesa e del rispetto dei territori più impervi delle Ande peruviane, facile bersaglio di chi cerca posti esotici (?) dove trascorrere le vacanze senza pensare alle capacità ricettive o alla tenuta ambientale, la montagna arcobaleno del Perù è il triste simbolo di un turismo sempre più irresponsabile. Vinicunca, questo il nome (significa montagna dei sette colori in lingua quechua), si trova sul versante settentrionale del complesso Hatun Rit’iyuq nelle Ande del Perù. Precisamente a Pitumarca, un villaggio di allevatori di alpaca a tre ore di macchina sulle strade impervie di Cuzco. Zone ancestrali, lontanissime, dedicate solo a viaggiatori esperti e in grado di sostenerne la portata. Teoricamente, almeno. Il perché si chiami montagna arcobaleno o anche montagna colorata è presto detto: la sua straordinaria formazione geologica a righe color sorbetto come un tessuto di alta moda dettaglia le varie composizioni minerali che nel corso dei millenni sono riuscite a dare vita alla montagna. Azzurro, lavanda, rosso terra, delicate sfumature di rosa e verde, giallo ocra: i colori dell’arcobaleno, tutti insieme. Guardarla all’alba dopo una lunghissima salita di due ore è uno spettacolo che chiude la gola e il respiro comunque provato dalle vette alte (si arriva a 5000 metri, tanto per gradire): si capisce davvero il significato della parola mozzafiato. Qualcuno l’ha definita “la montagna instagrammabile” ed è vero: molta della fama di Vinicunca viene proprio dalla condivisione continua delle fotografie sui social, #RainbowMountain, che l’ha fatta diventare virale quasi a tempo record. Ma non è esattamente un viaggio per tutti.

Mountainous landforms, Mountain, Natural landscape, Geology, Sky, Highland, Wilderness, Mountain range, Badlands, Hill, pinterest
Getty Images

Rimasta celata a lungo sotto uno spesso strato di ghiaccio, la Montagna Arcobaleno Vinicunca si è svelata al mondo come un regalo unico. Da cinque anni, riporta la Associated Press, è visitata da almeno 1000 turisti al giorno. E non c’è la benché minima gestione del quantitativo di persone alle quali è concesso scalare il sentiero di quattro chilometri che porta alla vetta. Questa sua fama sta diventando un grande problema per la tenuta ambientale del Perù. Intanto perché l’erosione delle spettacolari rocce da sogno è praticamente quotidiana, come riportano i biologi e i geologi che cercano di difendere la purezza della montagna di fronte all’aggressività popolare; poi perché ovviamente c’è la corsa alla ricerca dei minerali da parte delle grandi corporazioni dell’estrazione, che cominciano a muoversi per renderla privata e inaccessibile. Ma c’è anche di peggio per la montagna arcobaleno e viene proprio dai suoi abitanti: è la mancanza di rispetto. Impossibilità di avere una struttura inflessibile che regolamenti i flussi = all-in. Tutti dentro, senza controllo. Instatravellers che accorrono, svagati e impreparati, solo per un selfie da mettere sulla mappa del mondo.

instagramView full post on Instagram

Dal governo centrale peruviano non è ancora partito il salvataggio della montagna. Peggio, l'autogestione locale sta spingendo gli andini a trasformarsi in improvvisate guide turistiche per le persone che vogliono arrivare in cima alla vetta. Il che è visto come una benedizione alle altitudini di Vinicunca, dove Isabel Allende raccontava che la fame è atavica. Ogni dollaro guadagnato può garantire una sopravvivenza che ha ben poco a che fare col concetto di turismo sostenibile, e di certo non è turismo sicuro: le guide non conoscono altre lingue oltre al quechua o a rare parole in spagnolo, e non hanno nozioni di primo soccorso per aiutare i turisti in difficoltà. Inoltre, non essendo davvero formate, spesso mettono a repentaglio sé stessi e chi viaggia nel nome della massa che porta soldi. Una pessima esperienza di trekking sulla montagna arcobaleno è stata quella del travelblogger John Widmer: “Non sono mai stato con persone che tornavano rabbrividendo, coperte di fango, in lacrime, sconvolte e sanguinanti” ha scritto in un post feroce pubblicato nel 2017 dopo la scalata della montagna e il soggiorno a Cuzco. “Non è stata solo colpa delle condizioni meteo, ma anche le guide irresponsabili, gli scalatori impreparati e le orrende condizioni del trail a renderlo uno dei peggiori trekking che abbia mai fatto” ha spiegato il blogger. Oltre alla pioggia battente, al freddo pazzesco (si sta comunque sopra i 5000 metri e i cambiamenti meteo sono repentini), alla fretta di dover raggiungere la cima per scattare una foto al volo e poi tornare giù, all’inesperienza di guida e altri turisti spediti su costoni pericolosissimi per tagliare il malmesso sentiero principale, Widmer di è detto rammaricato sopratutto per aver contribuito a distruggere personalmente (parole sue) le Ande pur di non rischiare di essere gli ennesimi morti sulle strade tremende del Perù. La montagna arcobaleno del Perù è una meraviglia: ma non fatevi illudere da filtri e Photoshop. Se non si è preparati fisicamente, certe bellezze è meglio ammirarle da lontano. O su Instagram con l’ennesimo like.